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6:33 pm, 13 Dicembre 22 calendario

Brexit, pandemia, crisi: 43% di famiglie inglesi in povertà nel 2024

Di: Redazione Metronews
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Brexit e crisi da pandemia affossano la Gran Bretagna: il Paese  arriverà alle prossime elezioni con il 43% delle famiglie troppo povere per permettersi un livello di vita decente.

Brexit, pandemia e povertà

La clamorosa stima è del think tank New Economics Foundation (Nef), secondo il quale 30,6 milioni di persone non potranno permettersi l’essenziale, come mettere il cibo in tavola, entro il dicembre 2024. Questo rappresenta 12,5 milioni di famiglie, circa 4 su 10.
Il dato è in crescita di 12 punti (pari a 8,9 milioni di persone in 3,6 milioni di famiglie) rispetto alle ultime elezioni del dicembre 2019, giusto prima della pandemia e dell’avvio della Brexit. Le prossime elezioni sono previste non oltre il gennaio 2025.

Lo studio della Nef è stato realizzato sulla base dello standard di reddito minimo (Mis) per un “livello di vita accettabile”, calcolato dal Centro di ricerca di politica sociale della Loughborough University.

Scioperi a raffica

Dopo lo sciopero della sanità pubblica, oggi in Gran Bretagna prende il via quello del trasporto ferroviario con la prima di 4 giornate di agitazione dei lavoratori che chiedono aumenti salariali per contrastare il carovita. In quello che è già stato definito «l’inverno del malcontento», va di scena un altro sciopero che di fatto sta bloccando gli spostamenti dei britannici, mentre il Paese è alla prese con neve, gelo e temperature polari. Il principale sindacato del comparto ferroviario, RMT, conferma che oggi solo il 20% del servizio è garantito e in alcune zone non c’è proprio alcun treno in circolazione. Il settore ferroviario si fermerà anche domani e di nuovo venerdì e sabato, preannunciando un fine settimana nero per chi deve viaggiare. Il patron di RMT, Mick Lynch, si dice «ottimista» sulla possibilità di raggiungere un accordo, ma sottolinea che il governo deve «facilitare il negoziato». Il Segretario ai Trasporti, Mark Harper, ha replicato con un tono di disapprovazione, dicendosi «deluso» che RMT abbia respinto l’ultima offerta, aggiungendo che «non esiste un pozzo senza fondo di denaro». Sono previsti altri scioperi tra dicembre e gennaio e, ad eccezione dei giorni prestabiliti di non sciopero e durante le vacanze di Natale, per un pieno ritorno al servizio bisognerà aspettare il 9 gennaio. Intanto il sindacato dei ferrovieri della Transport Salaried Staff Association ha annunciato un nuovo sciopero, su retribuzione e condizioni di lavoro, per il 26 e 27 dicembre. Oggi, mentre parte delle strade e autostrade sono ghiacciate nella capitale, nell’Est e nel Sud-Est del Paese, per i lavoratori britannici impossibilitati a prendere la propria macchina, con il fermo treni è stato molto difficile raggiungere l’ufficio.

A protestare per l’inflazione galoppante sono anche infermieri, impiegati del settore della logistica, agenti di sicurezza dell’Eurostar e della polizia di frontiera, in un vasto movimento di malcontento sociale inedito negli ultimi 100 anni. Un’ondata di protesta che, come ricordano i media britannici, fa tornare in mente le manifestazioni di massa che alla fine degli anni ’70 hanno scosso il Paese, facendo perdere l’equivalente di diverse decine di milioni di giornate di lavoro all’economia britannica. Da inizio 2022, secondo l’Ufficio nazionale delle statistiche (ONS), è andato perso l’equivalente di un milione di giornate di lavoro, di cui 417 mila per il solo mese di ottobre, «il livello più alto da novembre 2011». Nel servizio pubblico, gli infermieri chiedono quindi allo Stato un aumento di stipendio di oltre il 17%  per sopperire ad anni di penuria: una richiesta ritenuta «impossibile» dal governo. Nel trasporto ferroviario, il sindacato RMT ha rifiutato una proposta di aumento dell’8% in due anni, ritenendola insufficiente di fronte all’aumento dei prezzi. Secondo l’ONS, nonostante gli upgrade ottenuti in alcuni settori, i salari sono scesi del 2,7% tra agosto e ottobre sotto l’effetto dell’inflazione. Come negli anni ’70, l’inflazione è al centro delle richieste di salari migliori: ad oltre 11%, sta colpendo duramente il potere d’acquisto delle famiglie, quale effetto del rincaro dei prezzi dell’energia, in particolare sotto l’effetto dell’invasione russa dell’Ucraina. Quale risposta il governo del premier conservatore Rishi Sunak ha optato per toni duri, giustificando il suo rifiuto di rispondere alle richieste dei sindacati con la delicata situazione dei conti pubblici del Paese e il rischio di vedere gli aumenti salariali alimentare l’inflazione. Non ha esitato a mobilitare l’esercito per sostituire gli scioperanti in alcuni settori.

«Qualsiasi decisione che rischia di alimentare prezzi più alti nella nostra economia non farà che prolungare le difficoltà per tutti e ritarderà qualsiasi prospettiva di crescita a lungo termine», ha dichiarato oggi il ministro delle Finanze Jeremy Hunt.

Il premier: “Periodo di sfide”

La Bbc rilancia le dichiarazioni del premier Sunak che riconosce che il Paese è alle prese con un «periodo di sfide». Secondo lui, però, il governo è stato «giusto e ragionevole nel suo approccio per concordare le raccomandazioni degli organismi indipendenti di revisione salariale per gli aumenti salariali del settore pubblico e nel facilitare ulteriori discussioni con sindacati e datori di lavoro». Ha poi aggiunto che il governo farà tutto il possibile per ridurre al minimo i disagi, sottolineando che l’unico modo per fermarli è «che i sindacati tornino al tavolo e annullino questi scioperi».

In calo nei sondaggi, l’esecutivo Sunak aveva promesso «nuove leggi dure» per lottare contro le conseguenze degli scioperi, evidenziando che «ha già fornito un aiuto considerevole» alle famiglie per compensare i rincari. Così i membri del governo hanno accusato gli scioperanti di far passare un «Natale virtuale» ai britannici, che non riusciranno a spostarsi e raggiungere le proprie famiglie per le feste di fine anno. Reazione apertamente critica dell’opposizione laburista, con il leader del partito Keir Starmer che ha accusato l’esecutivo di «una colossale mancanza di leadership» per non aver impedito lo sciopero degli infermieri. Secondo un sondaggio Yougov pubblicato alla fine di novembre, il 47% dei britannici è contrario allo sciopero nei trasporti mentre il 41% lo sostiene, ma oggi in una stazione di King’s Cross insolitamente tranquilla i viaggiatori interpellati dai media locali e stranieri sono stati piuttosto benevoli nei confronti di chi ha deciso di incrociare le braccia, bloccando un’intera nazione.

13 Dicembre 2022
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