Milano
1:35 pm, 8 Dicembre 22 calendario

A San Vittore la platea dei detenuti è tutta per Liliana Segre

Di: Paola Rizzi
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Quelli che applaudono con più convinzione e sempre al momento giusto sono loro, i detenuti. Del resto prima di assistere al Boris Godunov scaligero nella rotonda di San Vittore, sono stati istruiti, in un incontro con gli inviati della Scala, all’ascolto del drammone russo di Musorgskij che ha inaugurato la stagione della Piermarini. Non è scontato però  l’applauso forte e prolungato che parte proprio da loro quando sullo  schermo viene inquadrata in un palco la senatrice Liliana Segre, un simbolo di riscatto e di rinascita evidentemente anche per chi sta dietro le sbarre.

Prima diffusa a San Vittore

Il 7 dicembre a San Vittore, ormai tradizione fissa, è sempre un’occasione emozionante e unica di incontro, quel momento osmotico tra la città e il carcere che in una serata così simbolica per Milano vuole essere davvero «uno dei quartieri della città dove si può assistere alla prima diffusa», come ripete sempre il direttore Giacinto Siciliano: «Il carcere pur con tutti i suoi problemi, le sue criticità, il sovraffollamento non vuole essere da meno. E c’è molta vita, molto fermento nella preparazione di questo evento, dal catering che assaggerete dopo, alle sedie su cui siete seduti realizzate dal laboratorio con materiale di riciclo. Ai quadri che avete visto esposti entrando nella rotonda, realizzati in un laboratorio artistico».  Che ci sia fermento che attraversa tutti i raggi e le sezioni lo si avverte fin dall’ingresso, con gli agenti della polizia penitenziaria in alta uniforme ad accogliere gli ospiti.

Il ministro Nordio in carcere

Un centinaio gli invitati tra autorità cittadine e associazioni, che si mescolano a una cinquantina tra detenuti e detenute durante gli intervalli e alla fine per il tradizionale, buonissimo, risotto preparato dalla «Libera scuola di cucine» della sezione femminile. Risotto giallo al quale ha rinunciato il ministro della Giustizia Carlo Nordio alla sua prima uscita pubblica, andato via dopo l’intervallo non prima di essersi impegnato  a  «migliorare la situazione della polizia penitenziaria e di chi versa in questa situazione di dolore» anche se«le risorse sono poche». Nordio ci ha tenuto a dire che in carcere sarebbe stato più adatto ascoltare non un’opera così difficile come il Boris, ma il Fidelio di Beethoven dove si parla appunto di carcerati. Forse non sapeva che nel 2014 la Scala ha inaugurato la stagione appunto con il Fidelio, trasmesso anche a San Vittore.

I detenuti di san Vittore

Di diverso avviso Dejan, detenuto serbo che si vanta di aver girato tutte le carceri della Lombardia, apprezza questa iniziativa di San Vittore e dell’opera dice che si è complessa ma si segue bene e che a lui sono piaciuti soprattutto i costumi perché lui “fuori” tale altre cose «si occupa di moda».  Fabricio, ecuadoriano, 34 anni mentre si chiacchiera, mangiando il risotto, dei mille lavori che ha fatto, delle due figlie che lo aspettano, del fatto che è la sua prima volta in carcere, fa il bibliotecario, legge tanto ed è da oltre un anno a San Vittore in attesa di processo, si interroga sul finale dell’opera che gli ha lasciato qualche dubbio.

Gaspare accanto al suo Golia, il primo in basso a sinistra

 

Prima della diretta dalla Scala  a raccontare del rapporto tra arte e riscatto era stato Gaspare Costa, 41 anni, uno dei sette detenuti e dei quattro agenti di polizia penitenziaria che assieme hanno partecipato ad un laboratorio di pittura promosso dalla Fondazione Maimeri , che prevedeva la copia del dipinto di Caravaggio “la testa di Golia”. «E’ stata una bella esperienza- dice con semplicità-mi ha dato fiducia nei miei mezzi. Bisognerebbe ripeterla».  Gaspare, di mestiere panettiere, una vita complicata dentro e fuori, uscirà nel 2026. Guardando il suo Golia particolarmente espressivo dice: «Ci ho messo 8 ore a farlo, non avevo mai disegnato e guarda cosa ho fatto. Di sicuro quando uscirò non so cosa farò ma mi iscriverò ad un corso di pittura».

8 Dicembre 2022
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