Milano
5:20 pm, 28 Luglio 22 calendario
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‘Ndrangheta: maxi operazione della Dda di Milano

Di: Redazione Metronews
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Narcotraffico; usura; intimidazioni e estorsioni. Sono alcuni dei reati ipotizzati dalla Dda di Milano che oggi hanno portato all’arresto di quattro persone e alla chiusura di indagine nei confronti di 27 persone legate alla ‘ndrangheta. L’indagine coordinata dal pm della Dda di Milano Alessandra Cerreti, e denominata “Medoro”, ha colpito il gruppo `ndranghetista legato alla famiglia Mancuso di Limbadi di Vibo Valentia.

Per il procuratore della Repubblica milanese, Marcello Viola, il gruppo avrebbe «dimostrato la capacità di estendere la propria forza di intimidazione anche al di fuori dei confini nazionali, in particolare nelle isole Baleari». Durante le indagini è stato scoperto «un maxi traffico di droga con movimentazioni da quasi 100 kg, tra hashish, marijuana e cocaina e una «importazione di quasi 2 tonnellate di hashish» per un volume di affari di alcune centinaia di migliaia di euro.

Le estorsioni alle Baleari

È emersa anche un’estesa attività di recupero crediti con modalità estorsive e «intimidazioni» per «coartare la volontà dei debitori», ma anche per «costringere gli stessi creditori a sottostare alle imposizioni ricevute» riguardo ai «compensi» da girare al clan. Recupero crediti che in parte si sarebbe svolto anche alle Baleari, dove «gli indagati hanno esportato il loro know how criminale, offrendo il `servizio´ di recupero crediti ad imprenditori locali ed espandendosi nel settore della sicurezza dei locali notturni».

Il bar della ‘ndrangheta davanti al tribunale di Milano

Luigi Aquilano, il genero del boss 84enne Antonio Mancuso, uno degli arrestati ha acquistato nel 2020 un bar di fronte all’ingresso di via Manara del Tribunale di Milano. Nel locale lavorava la moglie Rosaria Mancuso (che non è indagata), che approfittava della situazione per prendere informazioni sulla clientela del locale, «composta da magistrati avvocati e membri delle forze di polizia e personale impiegato negli uffici giudiziari». In particolare, come si legge nell’ordinanza, Rosaria Mancuso «approfittando delle generalità riportate sui ticket» dei buoni pasto aveva «consultato fonti aperte per informarsi sulla storia e sulla carriera professionale dei magistrati che sono habitué del loro bar».

«Nella circostanza, la donna raccontava al marito» e ad un amico che «proprio quel giorno, si era recato al loro bar un giudice che aveva presieduto il processo relativo alla riconducibilità della nota farmacia Caiazzo di Milano alla famiglia mafiosa degli Strangio». La donna ha anche parlato agli interlocutori di una magistrata «bionda che ha fatto processi importanti» e di un altro magistrato cliente che «faceva parte del processo Why Not» contro la ‘ndrangheta. In conclusione, il commento di Rosaria Mancuso è stato «*siamo proprio circondati!».

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28 Luglio 2022
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