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6:17 pm, 18 Gennaio 22 calendario

Quasi il 12% dei lavoratori in Italia è povero

Di: Redazione Metronews
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Nel 2019 l’11,8% dei lavoratori italiani era povero, contro una media europea del 9,2%. Lo evidenza il Gruppo di lavoro «Interventi e misure di contrasto alla povertà lavorativa» nella Relazione presentata oggi spiegando che diventa quindi necessario cambiare strategia e adottarne una «complessa» che preveda «una molteplicità di strumenti con cui sostenere i redditi individuali, aumentare il numero di percettori di reddito, e assicurare un sistema redistributivo ben mirato».

I lavoratori e la pandemia

Secondo gli esperti, inoltre, «la pandemia da Covid-19 ha presumibilmente esacerbato il fenomeno, esponendo a più alti rischi di disoccupazione chi aveva contratti atipici e riducendo il reddito disponibile di chi ha avuto accesso agli ammortizzatori sociali e alle misure emergenziali introdotte per far fronte alle conseguenze della recessione».

Il salario minimo adeguato

«Minimi salari adeguati sono una condizione necessaria (ma non sufficiente) per combattere la povertà lavorativa tra i lavoratori dipendenti», evidenza il Gruppo di lavoro. Si tratta, spiegano gli esperti, «di uno strumento che, se ben disegnato, non ha effetti distorsivi sui livelli complessivi di occupazione mentre può persino costituire un vincolo benefico per il sistema economico generale».

Nello specifico, si legge nella relazione, nel caso italiano sono due le opzioni in discussione: estendere i contratti collettivi principali a tutti i lavoratori oppure introdurre un salario minimo per legge.

Oltre a queste due opzioni, il Gruppo di esperti ha elaborato «una terza opzione che consenta una sperimentazione di un salario minimo per legge o di griglie salariali basate sui contratti collettivi in un numero limitato di settori. Questa terza opzione, pur apportando solo una risposta parziale e non esente da problemi e complessità, permetterebbe di dare una prima risposta in quei settori in cui la situazione è più urgente mentre prosegue il dibattito sullo strumento più adatto a livello nazionale». Inoltre, il Gruppo considera «cruciale potenziare anche l’azione di vigilanza documentale, cioè basata sui dati che le imprese e i lavoratori comunicano alle Amministrazioni pubbliche costruendo indici di rischio a livello di impresa o settore per permettere un confronto sulle anomalie riscontrate e, in caso di persistenza nel tempo, studiare strategie di intervento soft oppure guidare la vigilanza ispettiva».

18 Gennaio 2022
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