La Collezione Mattioli presto stabile al Museo del Novecento
Boccioni, Balla, Morandi e Sironi. Sono alcuni degli artisti che compongono la “Collezione Gianni Mattioli”, la più ricca raccolta di arte futurista e metafisica del mondo, che dalla primavera del 2022 sarà ospitata stabilmente dal Museo del Novecento di Milano. La Giunta ha infatti accettato la proposta di comodato gratuito per 5 anni (rinnovabili) da parte dell’unico proprietario Giacomo Rossi, nipote di Gianni Mattioli. Si tratta di un nucleo di 26 capolavori che ha un valore assicurativo di circa 143 milioni di euro.
Tra i capolavori “Materia”, forse il più ambizioso quadro dipinto da Boccioni nel 1912, che raccoglie in un manifesto pittorico la sua espressione più innovativa; “Bottiglie e fruttiera (natura morta)” del 1916, uno dei più celebri capolavori di Morandi; “Composizione con elica” del 1919 di Mario Sironi.
Con la Mattioli, Milano sarà il primo polo del Futurismo al mondo
Il Museo del Novecento si candida così a diventare il principale polo mondiale del Futurismo. «Il Museo del Novecento, che è stato oggetto negli ultimi 5 anni di un rinnovamento e riallestimento totale diventerà sempre di più un polo artistico di rilievo nazionale e un punto di riferimento per chi vuole ammirare l’arte italiana della prima parte del secolo scorso», ha commentato il sindaco Beppe Sala su Facebook.
«Credo che abbiamo ottenuto la collezione con il lavoro accurato, creativo e credibile scientificamente sul Museo che ha accresciuto la sua reputazione e introdotto una innovazione nel percorso museale», commenta Anna Maria Montaldo, la direttrice del polo Arte moderna e contemporanea del Comune di Milano. Nel 2017 infatti è iniziata la revisione dell’allestimento. Con un investimento contenuto, lo abbiamo rivoluzionato», aggiunge, «mettendo le opere in dialogo fra di loro in modo nuovo».
E questo ha ripagato, come dimostra il fatto che il comodato della collezione Mattioli segue una serie di altre donazioni e cessioni, come “Festa cinese” di Schifano da poco concesso in comodato dagli eredi Tonelli, o le sei opere donate da Pina Antognini che ha anche dato 5 milioni di euro per l’ampliamento del museo nella seconda torre dell’Arengario.
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