Esteri
11:50 am, 11 Agosto 20 calendario

Bielorussia nel caos Tikhanovskaya al sicuro in Lituania

Di: Redazione Metronews
condividi

BIELORUSSIA «Svetlana Tikhanovskaya è al sicuro, è in Lituania». Lo ha scritto su twitter il ministro degli Esteri lituano Linas Linkevicius, parlando della candidata dell’opposizione bielorussa alle presidenziali di domenica, che si temeva fosse stata trattenuta dalle autorità dopo aver presentato ricorso alla commissione elettorale contro l’esito del voto, vinto da Aleksander Lukashenko tra accuse di frode e brogli.
 «Quella di lasciare il Paese e rifugiarsi in Lituania è stata una decisione molto difficile», ha ammesso in un video Tikhanovskaya, spiegando di averlo fatto per i suoi figli.
In un’intervista alla radio nazionale Lrt, Linkevicius ha detto che Tikhanovskaya è arrivata in Lituania dopo essere stata detenuta per alcune ore a Minsk. «La cosa principale – ha sottolineato – è che è al sicuro, dal momento che era stata arrestata in Bielorussa ed era rimasta sette ore in detenzione». Il ministro non ha precisato come la candidata dell’opposizione è arrivata e per quanto tempo si fermerà in Lituania.
Lukashenko promette il pugno di ferro
Intanto Alexander Lukashenko avverte i sostenitori dell’opposizione, che scendono in piazza per contestare la sua ennesima vittoria alle presidenziali. Il presidente autoritario della Bielorussia, al potere da 26 anni e pronto a ricoprire il sesto mandato, promette il pugno di ferro contro quelli che definisce “pecoroni” manipolati dall’estero. Decine di dimostranti sono stati feriti dalle sue forze di sicurezza e migliaia arrestati domenica, dopo che si sono riversati a Minsk e altrove per opporsi ai risultati diffusi dalla commissione elettorale: vittoria con l’80% per Lukashenko, sconfitta con il 10% per la leader dell’opposizione Sviatlana Tsikhanouskaya. 
 Dopo che le forze di sicurezza hanno usato lacrimogeni, cannoni ad acqua, granate stordenti e manganelli contro i dimostranti pro-opposizione, gli attivisti hanno denunciato la morte di una persona, schiacciata da un camion della polizia. Le autorità hanno smentito. E la testata di lingua russa Meduza ha denunciato la scomparsa di un suo giornalista, che sarebbe stato picchiato e prelevato dagli agenti a Minsk. La brutale repressione ha attirato dure critiche dall’Europa, che complicheranno probabilmente i tentativi di Lukashenko di avvicinarsi all’Occidente a fronte delle tensioni con il maggior alleato e sponsor, la Russia.
 Ma il 65enne, al potere dal 1994, avverte che non esiterà a usare la forza. Domenica ha accusato i dimostranti di aver ferito 25 poliziotti e di aver tentato di assaltare edifici pubblici. A pilotarli, sostiene, ci sarebbero Polonia e Repubblica Ceca, ma anche gruppi in Ucraina e Russia. La 37enne Tsikhanouskaya, ex insegnante senza esperienza politica, scesa in campo dopo l’arresto del marito che intendeva sfidare Lukashenko, è riuscita a unire l’opposizione e portare ai suoi comizi decine di migliaia di persone: le più grandi dimostrazioni di massa dal crollo dell’Urss nel 1991. “Abbiamo documenti ufficiali di molti seggi, il numero di voti in mio favore è molto più grande di quelli altrui”, ha detto ad AP. Prima del voto, la candidata si era nascosta in un luogo segreto, per timore di essere arrestata come accaduto a vari membri della sua campagna elettorale.
 Mentre lo scontento popolare è già alto per i danni all’economia legati al coronavirus e la gestione della pandemia (per Lukashenko una “psicosi”), il voto ha portato la tensione a livelli di violenza nuovi. Minsk ha tagliato le reti internet e di telefonia mobile dopo la chiusura dei seggi, per ostacolare il coordinamento delle proteste. «Più ci picchiano, meno crediamo ai risultati ufficiali. Tagliano internet per zittirci, ma non fermeranno le proteste», ha riassunto Denis Golubev, informatico 28enne che si è unito alle manifestazioni. Mentre Cina e Russia si sono complimentate con Lukashenko, l’Ue ha condannato la repressione e chiesto l’immediato rilascio degli arrestati. «Violenza di Stato sproporzionata e inaccettabile contro manifestanti pacifici», ha dichiarato l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, in una dichiarazione congiunta con il commissario all’Allargamento e per le politiche di vicinato, Oliver Varhelyi.

11 Agosto 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo