Derby capitale
8:39 pm, 1 Dicembre 16 calendario

Roma: febbre derby ma è rischio spalti vuoti

Di: Redazione Metronews
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CALCIO Lo specialista dei derby, alla Roma, resta Fabio Capello, che ha affondato sette volte la Lazio. Rudy Garcia li ha vinti tutti, i derby, dentro ed anche davanti ai microfoni («un derby non si gioca, si vince», disse il 21 settembre 2013). Ranieri ne ha vinti sei.  Luciano Spalletti è fermo a quota quattro ma può vantare un altro primato: lo scorso 3 aprile il 4-1 rifilato ai biancocelesti scatenò un terremoto tale che Pioli dovette dimettersi. Il tecnico di Certaldo propone un calcio difficile, in cui i calciatori sono chiamati a trovare l’equilibrio nella verticalità. La sua Roma ha il miglior attacco del campionato ma anche un difetto di fabbrica: è poco sincronizzata, spesso si allunga e sbaglia i dialoghi con passaggi corti tra i reparti. Spalletti a Trigoria batte sempre su questo tasto: aggiungete che la squadra ogni tanto zoppica in difesa, finora decimata dagli infortuni, ed ecco uno dei rebus tattici che dovrà risolvere per battere la Lazio. A suo merito va il recupero di Dzeko, e l’aver dato una identità alla sua squadra, fondata sulla velocità. Ed è proprio la velocità a preoccupare, adesso: l’imprendibile Salah si è fatto male in allenamento (distorsione alla caviglia) e forse non ce la farà. Il piano B di Spalletti, vista anche la probabile indisponibilità di El Shaarawy, sarebbe di abbassare Nainggolan a centrocampo, a fianco di De Rossi e Strootman, e lanciare Totti, insieme a Perotti, alle spalle di Dzeko.  Ma non fidatevi tropo: lui è uno abituato a stupire.
Biancocelesti in gran spolvero
Bielsa, Prandelli e Sampaoli: in estate Lotito le ha provate tutte per portare un fuoriclasse sulla panchina della Lazio: eppure la soluzione ce l’aveva già in casa. Simone Inzaghi, inizialmente scelto dal presidente Lotito per guidare la sua Salernitana ma richiamato in fretta e furia a Formello dopo il forfait del “loco” Biesa, fino a qualche settimana fa era solo il fratello meno famoso di SuperPippo Inzaghi. Oggi invece è uno degli allenatori più interessanti della serie A. Ha preso una Lazio ridotta in macerie e l’ha portata in zona Champions: i biancocelesti arrivano al derby quarti,  a-5 dalla Juve e -1 dalla Roma, con 27 gol fatti e 14 subiti.  Il giovane tecnico ha meriti enormi: ha gestito benissimo i casi Felipe Anderson e Keita (volevano lasciare Roma, ora danno l’anima per la squadra), è riuscito a sopperire efficacemente alle continue assenze di De Vrij e Biglia inventando sempre nuove soluzioni ed ha anche rilanciato Ciro Immobile, che da Dortmund e Siviglia aveva perso un po’ il suo estro. Inzaghi è uno che lavora in silenzio. Finora ha sfruttato in maniera eccellente il super tridente che ha a disposizione: poco fraseggio e molta ricerca della profondità per scatenare l’attacco. Ma in difesa cambia tutto: grande fisicità e tatticismo: la Lazio infatti ad oggi è prima per tackle (22,9 in media a partita), quarta per duelli aerei vinti (15) e settima per palle intercettate (16,7). Gli ingrediente ci sono tutti insomma: la Roma non fa paura.
ANDREA BERNABEO

1 Dicembre 2016
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