Ilva
8:00 pm, 17 Maggio 16 calendario

L’Italia a processo per i fumi dell’Ilva

Di: Redazione Metronews
condividi

STRASBURGO Lo Stato Italiano non ha sufficientemente tutelato la salute di 182 cittadini di Taranto proteggendoli dai fumi dell’Ilva. Per questo deve essere processato. Lo ha deciso la Corte  europea dei diritti umani di Strasburgo accettando la denuncia dei cittadini, familiari di ammalati o deceduti per tumore. È scritto nero su bianco: lo Stato non ha protetto la loro vita dalle emissioni nocive dell’Ilva. La notizia è arrivata mentre era ripreso a Taranto il processo per il disastro ambientale, rinviato al 14 giugno, per un difetto di notifica. Non è la prima volta che cittadini di Taranto ricorrono a Strasburgo: l’anno scorso era stato rigettato un esposto di una donna che sosteneva ci fosse un nesso tra la propria malattia e le emissioni dell’Ilva. Ma questa volta i giudici hanno ritenuto le prove «molto forti e decisive».
A febbraio la Corte di Strasburgo aveva deciso che la “pratica Ilva” fosse prioritaria rispetto ad altri procedimenti. È stato allora che i ricorrenti hanno capito di essere stati presi sul serio e che una decisione sarebbe arrivata in tempi brevi. «È stato stabilito un principio: i tarantini sono cittadini europei e non possono continuare a morire». Lo ha detto Lina Ambrogi Melle, consigliera comunale dei Verdi subentrata ad Angelo Bonelli che ha promosso il ricorso. «Lo Stato ha continuato a far funzionare gli impianti nonostante il decreto di sequestro preventivo del gip Todisco nel 2012 che non concedeva la facoltà d’uso. Questo è un ricorso che riguarda tutti i tarantini». Tra i ricorrenti, Vincenzo Fornaro, i suoi fratelli e il loro padre Angelo. Hanno perso la mamma, ma non solo. Nel 2009 Metro raccontò la storia della loro azienda di famiglia costretta a mandare al macello centinaia di capi di bestiame perché pieni di diossina. Avevamo chiesto: se questo accade agli animali, cosa ne sarà dei cittadini? «Abbiamo trovato la forza di reagire, aprendo una masseria fuori Taranto, dove facciamo tante attività con i cittadini. Ma era d’obbligo reagire». Anche Bartolomeo Lucarelli è tra i ricorrenti: «Quando c’è da far valere i diritti contro gli inquinatori, rispondo sempre presente – dice a Metro – Sono ambientalista dalla nascita, ma se ci aggiungi la morte dei tuoi cari, scatta una sete di giustizia che non si può spiegare. Lo faccio perché i miei figli abbiano un futuro diverso, qui a Taranto».
STEFANIA DIVERTITO

17 Maggio 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo