L’italia non potrà mai entrare in guerra
OPINIONE. Siamo in guerra? Difficile dirlo se è così diversa dalle guerre che conosciamo sui libri. Eppoi, comunque, è strano che se ne sia accorto prima Papa Francesco, persona dello spirito a tutto tondo, che i politici navigati, conoscitori del mestiere. Per la verità non c’è accordo nemmeno sul numero di guerre: è il terzo conflitto mondiale o il quarto? Il terzo, come ha ricordato lo scrittore Magris, lo identifichiamo con la guerra fredda degli anni Ottanta, Usa e Urss, l’impero del bene e quello del male, l’Occidente libero contro il Comunismo dei gulag. Terza o quarta guerra mondiale, ma l’Italia è preparata? E’ pronta? La Francia chiede aiuto e, da sola, ha dichiarato guerra contro l’Isis: difficile che trovi solidarietà e adesione, brevi mano, all’appello di Hollande. Chi si prende la briga di esporre, oltre misura, al rischio di attentati, il proprio paese? E poi, l’Italia, sarebbe in grado di reggere il ruolo? Basta aver seguito, in questi giorni, i talk, i dibattiti televisivi H24. Politici e commentatori tutti dei strateghi. Tutti con la soluzione pronta, cartine militari e plastici sottobraccio. Ha ragione Orietta Cicchinelli, su Metro, quando sostiene che siamo un popolo di commemoratori e, aggiungo io, di improvvisatori a buon mercato. Non è una bella figura andare in tv e fare i predicatori – e i conduttori delle arene – della cultura cristiana pensando che facendo la voce grossa, e truce, con la guerra siamo a metà dell’opera. Armatevi e partite. Ma anche il resto della compagnia di giro che dice via gli islamici, via i musulmani perché siete sporchi, brutti e cattivi, in una sorta di generalizzazione e qualunquismo specioso, à la carte, non porta bene. Con una attrezzatura, mediatica, del genere come pensiamo, anche se ve ne fossero le ragioni, di entrare in guerra? Linus, durante il programma radiofonico “dee jay chiama Italia” ha detto una verità sacrosanta: nell’era dei social, e in generale della comunicazione, chiunque si sente autorizzato a parlare e dire la sua, quando invece sarebbe preferibile il silenzio. O per lo meno lasciar parlare chi sa. Il punto sta qui. Invece in tv c’è stata la corsa ad affamare la bestia, a buttare dentro della roba, tutto il contrario di tutto. Una confusione in uso solo da noi. Basti osservare come Hollande, pur dichiarando guerra, non ha mai citato l’Islam e i musulmani, evitando di generare polveroni pericolosi. In Italia si maneggiano, con disinvoltura, delle bombe che non sono di carta. Ci “salva” la farsa, la teatralità, il non voler andare a fondo dei problemi rendendoci così poco affidabili. O semplicemente gente che non fa paura.
MAURIZIO GUANDALINI, economista e giornalista
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