Le Lucky Ladies non convincono
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TV Da un lato c’è la Napoli dell’immondizia, dall’altra quella dei tappeti zebrati sui quali donne altoborghesi fanno ginnastica in salotto. Da una parte la Napoli raccontata da Gomorra, dove i ragazzini di 8 anni spacciano. Dall’altra, storie di ricchezza, di signore che si appropriano della filosofia di Oscar Wilde: “Toglietemi tutto tranne il superfluo”, divise tra un pranzo con le amiche al circolo e professioni dai nomi impronunciabili: come l’art dealer. È una Napoli altra, quella raccontata da “Lucky Ladies”, il format che Fox ha già sperimentato in Messico e Brasile, da noi in onda ogni mercoledì (ore 21.55) su Fox Life.
Riprese dalle telecamere 24 ore su 24, le 5 signore-bene si chiamano Annalaura, Carla, Flora, Gabrielle e Francesca. Una fa la filantropa, un’altra vende e compra arte, appunto, poi c’è un avvocato, una designer, un architetto. Si dividono tra lo shopping con le amiche e yacht, circoli esclusivi e tanto lusso. Hanno anche figli e mariti da seguire. Il risultato? Un lato glam della città nel quale non tutti i napoltetani si riconoscono.
E sui social è già esplosa la disapprovazione. «Io non capisco perché quando si parla di Napoli si deve scivolare nel trash più bieco – scrive su Facebook Chiara, napoletana, tra le più pacate. – Non siamo macchiette. Siamo persone di spessore. Purtroppo tutto ciò non è “passabile” sui media. Si cavalca senza un pizzico di originalità lo stereotipo del napoletano esagerato. Mi viene il voltastomaco». Forse non saranno tanti i napoletani, e soprattutto le napoletane, a rispecchiarsi in questa tipologia di donne che non possono fare a meno di botox e punturine, ma una cosa è certa: il mondo del kitch ha allargato i suoi confini all’ombra del Vesuvio. BARBARA NEVOSI
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