EXPO 2015
8:44 am, 30 Maggio 15 calendario

Malika: “Domandiamoci noi cosa possiamo fare per Milano”

Di: Redazione Metronews
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Per questo Expo ha deciso di metterci non solo la voce, ma anche la faccia. Sì perché Malika Ayane è una delle nostre stelle chiamate a brillare sull’esposizione universale. Come? Con il ruolo di ambasciatore, un titolo importante che la cantante milanese sta vivendo con passione e, soprattutto, con intelligenza. Le stesse doti che hanno reso la Ayane una delle donne più amate della musica italiana. A stringere ancora di più un legame già forte con il pubblico, ci ha pensato poi “Naif”, il quarto disco di Malika, che nasce proprio da uno dei temi cari a questa esposizione: quello dell’integrazione e del multiculturalismo. Non è un caso, infatti, che l’idea alla base dell’album sia germogliata proprio durante un viaggio dell’Ayane in Marocco. Qui, nel corso di un lungo spostamento a pochi passi dal confine con l’Algeria, la cantautrice si è fermata ad ascoltare i versi di alcuni poeti berberi che si accompagnavano col tamburo. Una scintilla che, durante le tappe successive a New York e Tokio, si è trasformata in un vero e proprio fuoco sacro capace di mescolare in maniera magistrale ritmi lontani e suoni moderni.
Che effetto fa essere uno degli ambasciatori dell’Expo?
o mi nascondo dietro al fatto che siamo talmente tanti che io posso fare come nelle foto di classe, quando ci si metteva dietro a quelli che erano più forti.
Sinceramente, cosa si aspetta da questa esposizione?
Ogni occasione di dialogo è benedetta. E credo che non ci siano occasioni migliori di un’esposizione universale per confrontarsi in maniera costruttiva. Il cambiamento, però, dipende da un cambio di mentalità. Tutte le persone dovrebbero cercare di costruirsi un’opinione, senza essere favorevoli o contrari a priori. Tutti possono essere pro o contro qualcosa, basta che uno conosca bene le cose. 
Quale vorrebbe che fosse l’eredità di Expo?
Vorrei tanto che ci fosse la voglia di fare, vorrei che non fosse necessario avere un eveno importante ma ristretto nel tempo per confrontarsi su temi così importanti.
È questo che intende quando dice che spera che i milanesi facciano qualcosa in più per la città senza aspettarsi sempre il contrario?
Esatto. Mi sono accorta che, in generale, siamo molto abituati a ricevere. Ora viviamo una fase di passaggio da un’epoca dove il lavoro ci arrivava dall’esterno a una dove dobbiamo inventarci giorno dopo giorno. Non dobbiamo aspettare di essere assistiti, ma dobbiamo capire cosa vogliamo essere e come vogliamo esserlo. Così tutto può funzionare. Ma se ci aspettiamo che qualcuno faccia le cose al posto nostro non andremo mai lontano.
Oggi cibo e alimentazione sono al centro di ogni dibattito. Ma se ne parla nel modo giusto?
Come tutti gli argomenti di grande popolarità si tende a fare molta confusione. Oggi ho letto una blogger molto seguita che diceva di aver scoperto una dieta associata a ciascun segno zodiacale. La musica, il calcio e la politica sono così seguiti che ognuno esprime un’opinione. E così è anche per il cibo. Poi, però, quando esci dal medico che ti ha trovato il colesterolo alto non sai neanche di che si parla. Prima di imparare a cucinare un ottimo risotto ai mirtilli bisogna apprendere le basi.
Il suo rapporto con il cibo?
Mi piace talmente tanto mangiare che sono sempre a dieta. Adoro come ogni Paese del mondo abbia costruito una storia diversa intorno agli stessi ingredienti.
Come se la cava in cucina?
Stufo molto le verdure e non uso molto olio. Però il giovedì organizzo un pranzo “chi c’è c’è” con amici e musicisti e preparo risotto. Allora casa si riempie. Io credo di poter fare il risotto anche con le pietre.
E della cucina marocchina cosa consiglierebbe?
Potrei trovarne uno per ogni regione. Direi però il tajine con pollo, limone e olive viola. È da perdere il cervello. Ma c’è anche quello con manzo e prugne secche. Qualcuno ci aggiunge anche le albicocche. Guarda, è una roba pazzesca.
Un profumo che le torna sempre in mente?
I primi giorni che vivevo nella mia casa nuova, camminavo per strada e ho sentito il profumo di coriandolo, tipico degli impasti marocchini. Questo è uno degli aspetti del multiculturalismo che mi piacciono di più.
Parliamo di musica. Ha detto che “Naif” è l’inizio di una nuova fase delle sua carriera…
È la chiusura di uno percorso nato con i primi tre dischi. Naif nasce dallo studio delle tecniche che si sviluppano in uno studio di registrazione, che sono anche artificiali. I pianoforti sono usasti come strumenti ad arco e sono presenti anche suoni che esistono solo tramite l’utilizzo di macchine. In ogni carriera, il primo disco è quello della scoperta, dove tutti sono i tuoi genitori artistici. Il secondo deve avvicinarsi al primo: potrebbe farti cadere, il terzo è quello che esce dai binari mantenendo le radici. Questo voleva essere un punto di vista diverso, visto che tutto quello che avevo imparato l’ho messo nei primi due dischi.
Naif è focalizzato sul presente, cosa vede intorno?
Sinceramente vedo anche tante cose belle. A Milano c’è una voglia di sbocciare che sembra contagiosa. Vedo che esiste un presente di grande energia.
Ma è così difficile concentrarsi solo sulla dimensione dell’adesso?
Sì perché i messaggi del nostro tempo e le ansie che stiamo vivendo ci portano a sognare un passato che non esiste più o a pensare a un futuro così astratto da essere inimmaginabile. Il presente è la nostra unica risorsa e se non investiamo nel presente rischiamo di essere travolti.
ANDREA ROMANO

30 Maggio 2015
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