Lupi sterminati Annaud racconta
ROMA Un romanzo scampato alla censura cinese, “Il totem del lupo”, poi diventato un best seller; un regista, Jean Jacques Annaud, non amato in Cina e il cui film “L’amante” è ancora oggi vietato, e poi la sterminata natura selvaggia della Mongolia e i lupi. Quelli stanati, inseguiti, sterminati. Sono loro i veri protagonisti del bellissimo “L’ultimo lupo”, da oggi nei cinema, affiancato dal WWF a sostegno del progetto “Adotta un lupo” (wwf.it/lupo).
Come è arrivato all’idea di questo film?
Avevo letto il romanzo e mi dispiaceva non poter andare in Cina a girare. Ma, incredibilmente, sono venuti i cinesi da me. Io ho detto loro che non ero ben accetto ma mi hanno risposto che avevano bisogno di qualcuno che raccontasse di una Mongolia perduta e dei lupi sterminati.
E ha potuto lavorare liberamente?
Sì,non ho subito nessuna pressione, anzi mi è stato detto dai cinesi che non importava loro del box office. Cosa che nessuno mai mi ha detto.
È stato un set molto affollato?
Decisamente. Quasi 500 tecnici, 200 cavalli, un migliaio di pecore, 25 lupi e poi addestratori, fattori, oltre alla troupe.
E che cosa vorrebbe che restasse allo spettatore?
Un po’ di storia perchè, se storicamente la Rivoluzione Culturale ha generato una tale fame che l’ansia era quella di rendere tutti i terreni agricoli e ciò significava sterminare i lupi, è anche vero che in Francia (e non solo) è stata fatta la stessa cosa, esiste ancora un apposito corpo per l’eliminazione dei lupi. Ecco vorrei sensibilizzare la gente.
SILVIA DI PAOLA
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