Clint La curiosit mi tiene vivo

Un musical come racconto generazionale. Un musical che nelle mani del ruvido Clint Eastwood, diventa “Jersey Boys” (da domani nei cinema con un irresistibile  Christopher Walken),  storia di un certo modo  di vivere la gioventù e di un certo modo di far cinema nella maturità. Il modo energico di Clint.
Mr. Eastwood, 84 anni, 5 Oscar, 7 figli e una compagna di 40 anni più giovane, non si sente mai stanco?
Perché dovrei? Manoel de Oliveira, ha 105 anni, gira un film l’anno e ha un’incredibile curiosità e questo è il segreto. Io penso che si debba  sempre guardare avanti e, nonostante i tempi di crisi, mai essere pessimisti né nostalgici.
Cosa significa  tornare a raccontare delle vite attraverso la  musica?
Sono nato dentro la musica. Mio padre metalmeccanico la adorava e aveva persino un suo gruppo con il quale cantava blues e country. Io ho respirato questa passione. E ho fatto film musicali da subito, perché amo la musica di ogni tipo, mi viene facile immergermi nei mondi musicali di qualcuno.
Ma lei è più un amante del jazz che del genere dei “The Four Seasons”?
Sì, il jazz è il mio vero amore e negli anni ’60, al tempo della musica che racconto, tempo di grandi cambiamenti, io non partecipavo molto, ero un lento, un po’ altrove, bevevo birra invece di drogarmi. Non avevo una gran passione per quel sound, ma le canzoni dei Four Seasons avevano spirito e verve particolare.
Conosceva questo musical?
No, non avevo visto l’opera, ma ne avevo sentito parlare e quando mi hanno chiesto se mi interessava farci un film, dissi di sì. Allora mi mandarono un copione, era ben scritto, ma alla fine ho preferito basare il mio film su un mix di più versioni del musical e questo è ciò  che vedrete.
Qual è stata la vera sfida nel passaggio dal teatro allo schermo?
Non una vera sfida, è un musical così eccitante e, per di più, al cinema puoi fare molte più cose che  in teatro, puoi inventarti un sacco di situazioni. Semmai sono stato molto fortunato.
Silvia di Paola