Gemitaiz
10:11 pm, 17 Giugno 24 calendario
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Gemitaiz: “Ai giovani dico di inseguire sempre la vostra passione!”

Di: Orietta Cicchinelli
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Gemitaiz si racconta: dagli esordi al successo, tra luci, ombre e speranze mai abbandonate a Narni Città Teatro 2024.

Ha iniziato a scrivere da ragazzino, per vincere la noia a scuola. La musica è la sua vita. L’arte, in tutte le sue forme, la sua fonte d’ispirazione. La donna, nelle sue infinite tonalità e sfumature, la sua musa. Il mondo, con i suoi guai, il suo giardino dove cogliere, con gli occhi del cuore, le emozioni da cantare. Gemitaiz, al secolo Davide De Luca, rapper romano della Serpentara, classe 1988, incontra Narni Città Teatro 2024. Il poliedrico festival, diretto da Davide Sacco e Francesco Montanari, chiude con lui la tre giorni di eventi e spettacoli all’insegna dei “Sogni Sospesi”.

E Gemitaiz (partito da Rock in Roma, con l’esplosivo The QVC Experience tour, in giro sui palchi estivi) non si risparmia davanti alla folla di ragazzi e mamme assiepati davanti al palco. L’amico Montanari a fare da padrone di casa. «Con Davide ci siamo conosciuti quando ha fatto la colonna sonora del mio spettacolo Cattivi Ragazzi: un pezzo pazzesco che stava benissimo in scena» spiega l’attore romano.

Il rapper ripercorre la storia della sua nascita artistica e umana. «Tupac è il primo disco che ho ascoltato per noia, poiché non sapendo sciare ero solo in montagna con i miei. Mi ha catturato – racconta – tutto l’immaginario americano presente nei suoi pezzi, pur riferito a un mondo diverso dal mio. Anche a Roma però ci sono tante problematiche ed esporle con la musica mi è sembrata la cosa giusta da fare».

Il diario di Gemitaiz

«Scrivo tanto da sempre: ho iniziato in terza media sul diario di classe. Ai tempi non avevo base musicale su cui lavorare. Ora non scrivo senza una musica in testa… A scuola dovevo occupare le ore di matematica, poiché non capivo nulla e per me erano le meno interessanti. Annoto sensazioni e il mio analista dice che sono un ripetitore di quel che sento e processo nella mia mente. La maggiore ispirazione? È l’arte, anche se la musica per me è lo strumento di comunicazione per eccellenza, sono riuscito a “entrare” in sculture e murales che capisco a differenza della danza. Guardando un dipinto riesco a leggerlo secondo le sensazioni che provo. Mi ispira la vita quotidiana e anche l’arte in sé in tutte le sue forme».

Responsabilità di un artista
«Quel che succede nel mondo va osservato e l’artista credo si debba sempre esporre per comunicare il proprio pensiero e le proprie idee il punto di vista sull’attualità… Risultare educativo e didattico per me che non ho finito la scuola può sembrare un paradosso, ma penso che comunque va fatto sentire il proprio pensiero. In ogni caso, non mi pongo mai obiettivi quando faccio canzoni: ho imparato che le cose migliori arrivano di getto e trasmettono molto di più. Difficilmente – spiega Gemitaiz – cambio quel che scrivo sul momento e non per pigrizia. A me sembra di dissacrare un pezzo se non lo lascio come l’ho sentito e pensato. E se inizio una canzone di notte devo finirla prima che il sole sorga: il luogo è importante. Non mi pongo il problema di quanto sia necessario all’ascoltatore quel pezzo che ho scritto. E molti pezzi li cestino se non li finisco. Tanti miei colleghi scrivono, poi lasciano e riprendono: io non ce la faccio. Ognuno ha suo metodo e non ce ne è uno giusto per tutti».

I feat con MadMan & Co.

«Le collaborazioni nascono in base alla musica: se penso che lei o lui ha la voce giusta propongo. È sempre unico lavorare insieme nel rap: esiste da sempre il featuring. Mentre nel pop è arrivato dopo. La competizione nel rap? Ci sono casi in cui due artisti si odiano, ma anche questo è bello. La sfida! Poi tu fai una canzone contro, con ironia… Ne ho fatte e me ne hanno fatte, ma non è mai stata una cosa della serie “poi ci meniamo fuori”. È sempre una cosa che finisce nella canzone: se trovo che qualcuno sia parassita dell’industria musicale e lo voglio dire è anche quello un modo di mettere un puntino».

A proposito della canzone/progetto We Are the World.
«Cerco da sempre di spronare tutti i colleghi con cui ho fatto feat a fare un disco insieme tipo We Are The World… sarebbe davvero bello realizzarlo un giorno! Anche se oggi un pensiero della serie “siamo tutti uguali” è meno comune e ci sono più canzoni che dividono».

La musica punto fermo
A chi gli domanda se ha mai pensato di mollare, magari nei momenti bui, Gemitaiz risponde senza indugi: «No, non ho mai pensato di smettere, perché è l’unica cosa che so fare. Non sono portato a fare null’altro! Quindi, auguro ai giovani di trovare una passione da seguire come ho fatto io». Poi a chi gli chiede della lite con il collega rapper Noyz spiega: «Con Noyz ci sono state incomprensioni da giovani e abbiamo fatto pace all’Alcatraz, in occasione del concerto di Salmo».

Consigli a un giovane rapper

«La passione è una delle cose più nobili che un giovane può seguire, ma tutti i giorni – raccomanda rivolto al suo pubblico – dovete fare qualcosa e scegliere gli amici giusti e le persone giuste con cui lavorare, perché quelli fanno la differenza. Le nuove generazioni del rap? Hanno fin troppo modo di fruire della musica, perché escono 1200 canzoni ogni venerdì ed è difficile fare qualcosa che resti».

La donna e gli amici 
«La musica non è stata l’unica ad aiutarmi nei momenti difficili: ci sono stati anche gli amici. Le cose più belle dell’arte sono sempre alimentate dalla tristezza e dal buio. Riuscire a tirar fuori qualcosa di bello nella solitudine è un privilegio e se si riesce a farlo è quasi piacevole. Ci sono giorni in cui la malinconia mi fa piacere, e ci sguazzo nella tristezza. Non a caso gli artisti che stimo di più nell’arte erano tutti un po’ matti e non se la sono passata bene! La mia musa ispiratrice? È la donna sempre».

Gemitaiz a proposito di successo, soldi e droga

«Da paura! Ho pensato quando ho iniziato a guadagnare con la musica, perché è quello che ho voluto fare. Ma l’integrità dell’artista va scissa dai soldi: avrei potuto fare più soldi ma poi mi sarei vergognato e avrei perso credibilità. Importante, anche se sei nella comfort zone, non scendere a compromessi».

E a proposito della svolta nella sua carriera artistica Gemitaiz confessa: «A San Lorenzo, il mio primo concerto con 200 fans, ho capito che le cose stavano cambiando e che stava succedendo davvero… La droga? Vorrei fosse depenalizzata», chiosa Gemitaiz, rispondendo a una domanda del pubblico. La piazza applaude e lui si concede ancora per un selfie collettivo. Deve scappare per un compleanno importante… Qualche ragazza piange col diario in mano: non ha avuto l’agognato autografo. Sarà per la prossima, la consola una madre che capisce il dolore della ragazza: con le rime e le barre di Gemitaiz ha condiviso le sue pene, lo ha reso più sopportabile, cantandolo. E, allora, arrivederci al prossimo concerto!  L’11 luglio a Padova, magari…

17 Giugno 2024 ( modificato il 18 Giugno 2024 | 10:50 )
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