Medio Oriente
11:06 am, 4 Ottobre 24 calendario

MO: dopo i funerali di Nasrallah, il sermone pubblico di Khamenei

Di: Redazione Metronews
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Si svolgono oggi, alle 10.30 (ora locale) i funerali del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, morto con uno dei suoi comandanti, Abbas Nilforoushan, nell’attacco israeliano a Beirut del 27 settembre. L’Ayatollah Ali Khamenei guiderà le preghiere del venerdì alla Grande moschea Imam Khomeini di Teheran.

Dopo i funerali di Nasrallah, il sermone pubblico di Ali Khamenei

Subito dopo, il suo sermone pubblico: il primo in 5 anni – dal gennaio del 2020, dopo il lancio di missili contro una base americana in Iraq in risposta al raid in cui era stato ucciso Qasem Soleimani – che arriva nel momento in cui si attende la reazione militare di Israele contro l’Iran, dopo la pioggia di missili lanciati da Teheran mercoledì sera e due giorni prima dell’anniversario degli attacchi di Hamas contro Israele. Una folla di persone era già presente con largo anticipo di fronte alla moschea.

Il sermone di Ali Khamenei potrebbe dare il tono ai piani dell’Iran dopo l’attacco missilistico contro Israele di martedì e potrebbe far luce sul seguito che Teheran intende dare all’attacco, durante il quale sono stati lanciati circa 200 missili contro Israele.

Hezbollah: “Nessuna informazione sulla sorte di Safieddine”

Intanto, Hezbollah fa sapere di “non avere ancora informazioni” sulle sorti di Hashem Safieddine, possibile successore di Hasan Nasrallah alla guida del Partito di Dio. Safieddine sarebbe stato obiettivo di un pesante raid israeliano effettuato nella zona di Beirut.

Israele ordina di sgomberare altre 36 località nel sud del Libano

Nuovi ordini di sgombero per località del sud del Libano arrivano dalle forze israeliane che proseguono le operazioni contro Hezbollah. Stamani le Idf hanno chiesto ai civili di abbandonare immediatamente 36 località del Libano meridionale e di dirigersi verso nord. Solo ieri era stato ordinato lo sgombero di 25 località, Nabatiye compresa.

L’Idf chiede all’Unifil di lasciare alcune posizioni

L’esercito israeliano avrebbe chiesto alle truppe delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) di lasciare alcune delle loro posizioni vicino al confine in vista di una potenziale escalation della sua incursione di terra. Lo riferiscono diversi media locali, tra cui Al Jazeera, che ha raccolto le dichiarazioni dirette di Unifil. Israele accusa il gruppo armato Hezbollah di usare Unifil, insieme ai civili libanesi, come scudi.

Il comando di Unifil avrebbe confermato – come in passato – che non evacuerà e «continuerà a verificare la situazione della sicurezza».

Grandi (Unhcr) al G7: “Oltre 200 mila persone in fuga dal Libano verso la Siria”

«Ci sono due situazioni separate: c’è Gaza e c’è il Libano – spiega Filippo Grandi, Alto commissario per i Rifugiati dell’Unhcr a margine della seconda giornata di lavori del G7 dei ministri dell’Interno a Mirabella Eclano -. A Gaza lo spostamento di persone è essenzialmente all’interno della striscia di Gaza, perché queste persone sono letteralmente ingabbiate ed è uno spostamento che varia ogni giorno di centinaia di migliaia di persone. In Libano c’è uno sfollamento interno, soprattutto da sud a nord, che il governo stima a un milione di persone. Io temo che la cifra sia piuttosto giusta ed è drammatico. Poi abbiamo anche osservato negli ultimi giorni, e questo dà il senso della violenza della situazione e anche dei suoi paradossi, un movimento di libanesi e rifugiati siriani che si trovano in Libano verso le Siria. A ieri sera la cifra di questo passaggio era di 185mila persone, oggi oltrepasseremo i 200mila. Sono cifre importanti che si aggiungono a quei 120 milioni».

«La maggior parte dei quasi 900 rifugi collettivi istituiti dal governo in Libano – ha dichiarato Rula Amin, dell’Unhcr, durante un incontro con la stampa a Ginevra – non ha più capacità. Con l’inizio dell’inverno, temiamo che le condizioni delle persone colpite dall’escalation del conflitto possano solo peggiorare».

Proseguono gli attacchi di Israele in Libano, Gaza e Cisgiordania

Gli attacchi israeliani proseguono. Un bombardamento delle forze militari di Israele ha colpito il valico di Masnaa fra Libano e Siria, bloccando così la strada usata da centinaia di migliaia di profughi negli ultimi giorni per fuggire dai raid dell’Idf in Libano. Il raid ha creato un cratere largo quattro metri.

Quattro operatori sanitari sono stati uccisi dopo essere stati presi di mira in un attacco di droni israeliani nei pressi dell’ospedale della città di Marjayoun nel sud del Libano.

Un bombardamento israeliano anche su Khan Younis, nella parte meridionale della Striscia di Gaza causando morti e feriti: colpita anche la casa della famiglia Abu Jazar nella zona di Maen, a est della città.

Raid di Israele anche su un locale affollato di Tulkarem, in Cisgiodania. I morti sono 18, secondo fonti palestinesi. Molti sono ancora intrappolati sotto le macerie dell’edificio crollato. L’Idf ha reso nota l’uccisione di un dirigente locale di Hamas, Zahi Yaser Abd al-Razeq Oufi e di altri esponenti dell’organizzazione. Fra le vittime ci sono anche civili, fra cui una madre e i suoi due figli, secondo quanto ha reso noto al Jazeera.

Idf: circa 20 razzi lanciati dal Libano verso il nord di Israele

Circa 20 razzi sono stati lanciati dal Libano verso il nord di Israele, la maggior parte dei quali sono stati intercettati, secondo le Forze di Difesa Israeliane, senza registrare vittime. Dopo aver attivato le sirene antiaeree nell’area di Haifa, nel nord di Israele, «sono stati rilevati circa 20 lanci che hanno attraversato il territorio libanese. L’Idf ha anche detto che dal Libano sono stati sparati «diversi proiettili» nella zona dell’Alta Galilea, la maggior parte dei quali sono stati intercettati.

Razzi sono stati intercettati su Haifa e i suoi dintorni e almeno dieci sarebbero stati bloccati. Hezbollah ha rivendicato l’attacco  Una dichiarazione del gruppo armato libanese su Telegram riferisce che l’attacco è stato effettuato alle 7 del mattino (ora locale) in risposta ai raid israeliani contro libanesi e palestinesi, elogiando la loro «coraggiosa e onorevole resistenza».

A Beirut, il Ministro degli esteri iraniano: “Al fianco del Libano”

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, è arrivato nella capitale libanese Beirut. “E’ ferma la posizione dell’Iran in solidarietà con il popolo coraggioso del Libano. La regione intera dovrebbe riconoscere la situazione critica per il Libano e le sue implicazioni gravi per il futuro delle nostre Nazioni”, si legge in un post su X del portavoce della diplomazia iraniana, Esmaeil Baghaei, che annuncia l’arrivo della delegazione all’aeroporto internazionale di Beirut.

Baghaei precisa che Araghchi è alla guida della delegazione, accompagnato da due parlamentari e dal capo della Mezzaluna Rossa iraniana. L’Iran, sponsor storico di Hezbollah contro cui proseguono le operazioni militari israeliane, annuncia che verranno consegnate “dieci tonnellate di generi alimentari e medicinali nel quadro dell’assistenza umanitaria al Libano”.

La visita di Araghchi è la prima di un rappresentante del governo di Teheran a Beirut dal raid israeliano in cui una settimana fa nella periferia sud della capitale libanese è stato ucciso il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah. Araghchi dovrebbe incontrare il premier libanese Najib Miqati e il capo del Parlamento di Beirut, lo sciita Nabih Berri.

L’Unicef chiede il cessate il fuoco: “oltre 690 bambini feriti”

L’Agenzia per l’infanzia delle Nazioni Unite ha chiesto un cessate il fuoco urgente, denunciando il fatto che «lesioni fisiche e sofferenze psicologiche» sono aumentate in modo significativo nel Paese ai danni dei bambini. In sei settimane di attacchi aerei e conflitto armati tra Israele e Hezbollah, oltre 690 bambini sono rimasti feriti.

«Questo conflitto catastrofico sta avendo un impatto pesante sui bambini. I dottori ci raccontano di bambini sanguinanti, contusi e rotti che soffrono sia fisicamente che psicologicamente», ha detto Adele Khodr, direttore regionale dell’Unicef.

«Molti soffrono di ansia, flashback e incubi correlati alle esplosioni. Nessun bambino dovrebbe essere esposto a situazioni così orribili», ha ancora riferito. Le lesioni più comuni includono commozioni cerebrali, ferite da schegge e perdita dell’udito a causa delle esplosioni.

Sono 178 gli italiani rientrati dal Libano: «Stanchi ma sollevati»

Sono atterrarti all’aeroporto di Fiumicino i 178 cittadini italiani che col volo charter organizzato con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri hanno potuto lasciare Beirut, sotto le bombe.
Al loro arrivo a Roma, le prime parole degli italiani evacuati – tra cui cinque bambini – oltre a 4 cittadini finlandesi, sono state «paura», «stanchezza», «grande tensione», «tristezza», ma anche «sollievo» e «felicità» per essersi lasciati alle spalle una «guerra imprevedibile». Tuttavia, per molti di loro, che hanno il doppio passaporto italiano e libanese, c’è anche molta tristezza e preoccupazione per la sorte del Libano e della sua gente. L’auspicio, espresso da diversi italiani rimpatriati è quello di una «decisione politica» per trovare una soluzione al conflitto, quanto prima.

«La cosa più triste è soprattutto stata quella di lasciare indietro, in Libano, chi non è fortunato come noi, colleghi, amici libanesi, e salire su questo volo. Abbiamo lasciato dietro molta tristezza per un Paese al collasso, sotto le bombe. Non sappiamo ora quando potremmo tornare a casa in Libano: è tutto molto triste, si sappia che il Paese sta vivendo giornate difficili, terribili», ha detto un cittadino italiano al suo arrivo a Fiumicino.

 

 

4 Ottobre 2024
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