Teatro
9:56 am, 17 Settembre 24 calendario

Morto Beppe Menegatti, regista e marito di Carla Fracci

Di: Redazione Metronews
condividi

È morto all’età di 95 anni Beppe Menegatti, regista teatrale e marito di Carla Fracci. Era ricoverato da qualche giorno in una struttura sanitaria a Roma, dove era stato trasferito dopo l’ingresso in ospedale lo scorso 12 settembre. Nato a Firenze il 6 settembre del 1929, a metà degli anni Cinquanta venne chiamato da Luchino Visconti come assistente alla regia. Collaborò in carriera con Eduardo De Filippo e con Vittorio De Sica. Curò la regia di opere, balletti e pièce teatrali di importanti autori. Lavorò per tantissimi spettacoli della moglie Carla Fracci, sposata nel 1964 e dalla quale ebbe un figlio, Francesco.

Beppe Menegatti e Carla Fracci, legati nella vita e nell’arte

Regista teatrale, autore di lavori originali che hanno unito danza, prosa e canto, il nome di Beppe Menegatti resterà per sempre legato a quello di sua moglie, di cui è stato anfitrione e mentore: Carla Fracci (1936-2021), considerata una delle più grandi ballerine del XX secolo e incoronata dal New York Times come “prima ballerina assoluta”. Per lei ha curato decine di regie di spettacoli di danza. I due sono stati uniti da un matrimonio lungo 54 anni e dalla loro unione è nato nel 1969 il figlio Francesco, che fino all’ultimo, in ospedale, è stato accanto al padre.

La regina della danza mondiale e il regista si erano sposati nel 1964. Si erano incrociati per la prima volta nella sala prove della Scala e fu un colpo di fulmine per entrambi. «Ero l’ultimo di una fila di persone che entravano – aveva raccontato Menegatti – in testa c’era Luchino Visconti, poi il coreografo Léonide Massine, quindi il compositore Franco Mannino e la costumista Lila De Nobili e poi io che portavo la borsa a Visconti. Lila si gira e dice: “Luchino, non potrebbe essere questa la ragazza per la parte di Silvestra?”. E indica una fanciulla seduta per terra con i calzerotti rossi. Era Carla».

Dalla “Silvio D’Amico” alle collaborazioni con Visconti, De Sica, Eduardo e Squarzina

Nato come Giuseppe Menegatti a Firenze il 6 settembre 1929, fin da giovanissimo segue gli spettacoli del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e, oltre che ad appassionarsi alla lirica, decide di intraprendere la strada di regista. Si iscrive all’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico” a Roma, che gli riconosce una borsa di studio. Al termine degli studi, Beppe Menegatti viene ingaggiato da Luchino Visconti nel 1954-56, che lo incarica come aiuto regista in diversi spettacoli teatrali. Lavora poi con Vittorio De Sica, Eduardo De Filippo, Luigi Squarzina, sempre in teatro, e in seguito, in proprio come regista sia nel campo della prosa che in quello della lirica. Numerose le sue regie di opere liriche nei più importanti teatri del mondo.

Beppe Menegatti e il teatro dell’assurdo

Prima di dedicarsi completamente alla lirica e alla danza, nella seconda metà degli anni ’60, Menegatti ha curato la regia delle pionieristiche rappresentazioni assolute in Italia di autori del teatro dell’assurdo come Samuel Beckett, “Tutti quelli che cadono” e “Commedia”, con un gruppo di noti attori fra i quali Paola Borboni, Lidia Alfonsi e Virgilio Gazzolo.

Il passaggio agli spettacoli di danza

Spronato da Visconti, Menegatti già agli inizi degli anni ’60 si occupa del teatro di danza (“Il balletto del festival dei Due Mondi”, 1962), interesse che diventa primario grazie al matrimonio con Carla Fracci. Per esaltare la versatilità interpretativa della celebre moglie, si dedica all’ideazione di balletti drammatici, trovando spunti sia nella letteratura teatrale (“The Macbeths”, 1969; “Il gabbiano”, 1970; “Mirandolina”, 1983, “Il lutto si addice ad Elettra”, 1995), sia in quella operistica (“Il vespro siciliano”, 1992) sia in biografie di personaggi storici che riadatta in drammaturgie (“Nijinskij memorie di giovinezza”, 1989; “Alma Mahler G. W.”, 1994; “Zelda, riservami un valzer”, 1998).

Menegatti ha poi coadiuvato Carla Fracci nella direzione del corpo di ballo dell’Arena di Verona nel 1996-97. Nella convinzione di non perdere di vista il balletto narrativo, in quegli anni ha costruito (con l’ausilio di diversi coreografi) frammenti di balletti che si credevano scomparsi, ha rintracciato partiture musicali rare e preziose con spirito di archeologo, ha consultato vecchi libri come fonti di scorci storici e di atmosfere che poi ha raccolto in vere e proprie sceneggiature a passo di danza con interventi di prosa.

Di recente, nel 2021, è stato consulente per il film biografico sulla Fracci, diretto da Emanuele Imbucci e liberamente ispirato all’autobiografia “Passo dopo passo” a cura di Enrico Rotelli.

Il Teatro alla Scala e Legris salutano Menegatti

E’ stata «una straordinaria figura di uomo di spettacolo, regista di opere e balletti, perno di un indissolubile, devoto e fecondo sodalizio, quasi una simbiosi, di arte e vita con la “sua” Carla Fracci». Così il Teatro alla Scala ricorda il regista.

«Beppe è stato protagonista e testimone di un periodo floridissimo per lo spettacolo in generale, e per il balletto in particolare – commenta il direttore del Ballo, Manuel Legris – a lui non posso che dire un enorme grazie per tutto ciò che ha fatto per la danza in Italia, per la sua grande ammirazione per il balletto, la danza e le grandi interpreti, non solo italiane – ricordo l’entusiasmo nel parlare di Ghislaine Thesmar, Noëlla Pontois, Yvette Chauviré, e naturalmente Carla. Con Beppe ci siamo spesso consultati quando ho voluto creare il “Gala Fracci”: era davvero contento di questo omaggio e anche se non ha potuto assistervi alla Scala, ad ogni edizione ci ha sempre inviato il suo saluto. Certamente da ora in poi i nostri Gala saranno anche per lui, sarà nei nostri pensieri nelle prossime edizioni».

Il ricordo del Sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi

«Giuseppe Menegatti sarà indimenticabile – dice Gianmarco Mazzi, Sottosegretario alla Cultura -. Il suo contributo al mondo della danza e dello spettacolo rimarrà nella memoria della cultura italiana e nei nostri cuori. Ricordo ancora il giorno in cui, durante l’incontro con gli artisti e gli operatori per il Codice dello Spettacolo, Giuseppe portò la sua analisi lucida e reale dello stato del mondo della danza. Con passione, ha condiviso riflessioni, prospettive e idee lungimiranti. A suo figlio Francesco e alla famiglia va il mio pensiero più affettuoso».

17 Settembre 2024
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo