La pugile Khelif: «Ho vissuto, gareggiato e vinto come donna»

Gli attacchi subiti danno a questa medaglia d’oro «un gusto speciale»: lo ha affermato la pugile algerina iperandrogina Imane Khelif dopo il trionfo nella finale olimpica della categoria 66 kg (pesi welter). «Mi sono qualificata a pieno diritto per partecipare a questi Giochi», ha assicurato la 25enne di Tiaret in un’intervista alla Bbc, «sono una donna come tutte le altre. Sono nata donna. Ho vissuto come donna. Ho gareggiato come donna, e su questo non ci sono dubbi». Khelif, al centro di feroci polemiche per la sua ammissione ai Giochi dopo che era stata esclusa dai mondiali di boxe nel 2023 per non aver superato i test di genere, venerdì sera ha battuto ai punti con verdetto unanime la cinese Liu Yang (medaglia d’argento) al termine dei cinque round, mostrando poi commossa e con orgoglio la bandiera del suo Paese. La rivale l’ha abbracciata, superando così i veleni che avevano accompagnato le vittoria sull’azzurra Angela Carini (ritiratasi dopo appena 46 secondi) e sull’ungherese Anna Luca Hamori.

La pugile Khelif: «Vittoria con gusto speciale»

La pugile algerina ha spiegato che il suo oro manda un «unico messaggio»: «La mia dignità e il suo onore sono al di sopra di ogni altra cosa». La gioia degli algerini è esplosa attorno al ring del Roland Garros e si è subito propagata a un’intera nazione. «Ha onorato l’Algeria, la sua famiglia e il suo popolo. Oggi tutto il popolo algerino è felice. Imane ha fatto tutto ciò che poteva per questo momento», ha dichiarato il papà, il 52enne Omar Khelif. «C’è chi l’ha usata per fare la sua propaganda e lei non ha mai cercato vendetta, ha semplicemente risposto sul ring», il commento del presidente ad interim del comitato olimpico algerino Ammar Brahmia, «vincendo perchè è una grande atleta». Per il rientro in patria si profila una grande festa con pullman a due piani, anche per riparare al «torto» che il paese nordafricano ritiene le sia stato fatto quando fu escluda dai mondiali 2023 dall’Iba.