Energie rinnovabili
12:12 pm, 19 Maggio 24 calendario
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Le Comunità Energetiche Rinnovabili modello per la valorizzazione del territorio e sviluppo del turismo rurale nelle piccole realtà

Di: Metrorumors a cura di ACS
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Sì è svolto a Ottana (NU) l’incontro organizzato dal Sindaco, presso la sala v. Emilio Lussu del Comune, in collaborazione con E.A.R.T.H Academy e Albatros, che si è proposto di tracciare le opportunità offerte dalle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) per la valorizzazione del territorio, consentendo di rilanciare i piccoli comuni e bonificare le aree industriali compromesse come Ottana, che ha intrapreso un percorso per risorgere nel tentativo di risolvere problemi economici e sociali che la mortificano da troppo tempo.

In apertura il Sindaco, Franco Saba, ha ribadito la sua scelta: “Ho creduto sull’importanza delle CER per tutti i cittadini. È da molto tempo che non si riusciva a fare un incontro pubblico partecipato a Ottana, un comune che ha fatto della transizione energetica il suo fiore all’occhiello, con un importante sostegno da parte della politica, testimoniato oggi dalla presenza degli assessori regionali e di rappresentanti del Consiglio Regionale. Con la Comunità Energetica per la prima volta il cittadino partecipa alla produzione, al consumo, all’investimento, al guadagno, quindi iniziamo a costruire un vantaggio ambientale economico e sociale. L’alternativa per rilanciare il nostro territorio, dopo anni di sfruttamento del petrolchimico, sta nell’attuazione della transizione energetica”.

Nel suo intervento di apertura il Presidente di E.A.R.T.H Academy, Fausto Faggioli, ha sottolineato: “Siamo arrivati qui oggi da varie parti d’Italia per testimoniare che un Comune di 3000 abitanti si sta organizzando per offrire ai cittadini un senso di comunità attraverso le C.E.R. Qui a Ottana abbiamo un Sindaco che ha deciso di scegliere, senza indugi. Non più scelte che vengono dall’alto, ma con un approccio bottom up, dal basso verso l’alto. Dai cittadini per i cittadini, dalle imprese per le imprese. Tutti dobbiamo sentirci sindaci e partecipi del territorio, creando una comunità ospitale, promuovendo il concetto di smart land”.

Nel suo intervento la Presidente Todde ha precisato come: “Dobbiamo ricordarci che siamo in un contesto ampio di transizione che va gestita. Abbiamo una situazione disordinata, c’è disorientamento, le regole non sono chiare, anzi non ci sono proprio. Dovremmo partecipare alla stesura delle linee guida perché chi valuta a Roma i progetti che impattano sulla Sardegna spesso non conosce l’isola e le sue peculiarità. La prima cosa ora è ragionare su piani diversi, bloccare la speculazione e darci regole chiare. Il DDL che ci accingiamo a presentare in consiglio regionale è un atto per guadagnare tempo, la soluzione è una legge organica ma ci vuole tempo. Non stiamo improvvisando, abbiamo le idee chiare e dobbiamo agire sul piano urbanistico, attraverso norme per le quali abbiamo la competenza primaria, per esempio decidendo di tutelare le aree agricole dagli speculatori. Come primo atto abbiamo chiesto al MASE di farci partecipare a tutte le istruttorie che riguardano il nostro territorio, i progetti vanno verificati. Già un impianto è stato bloccato perché abbiamo agito in pre-istruttoria. Incontreremo il Ministro Pichetto Fratin per dirgli che la Regione Sardegna ha bisogno di regole condivise e diverse dal passato. La prossima settimana avremo un incontro sulle aree idonee per rafforzare la nostra posizione in Conferenza Stato Regioni. Non dobbiamo demonizzare nulla ma dobbiamo decidere cosa vogliamo fare per impianti o comunità energetiche, anche a seconda dei contesti, mettendo ordine ma con una visione. Abbiamo un progetto che ci permette di vivere con energia a basso costo, con agricoltura e sviluppo differenti.”. La Presidente ha continuato: “Vogliamo fare una riflessione su come gestire le concessioni e gestire direttamente il tema dell’acqua, così potremmo coprire l’energia con fonti pulite. Con l’idroelettrico è possibile programmare, dobbiamo avere una gestione diretta perché l’acqua è un bene che sta mancando ovunque, ma serve all’agricoltura. Anche la manutenzione deve far parte di una strategia complessiva”.

Gianni Girotto, coordinatore transizione ecologica del M5S: “Abbiamo un mercato mondiale che domina il costo delle materie prime, il problema è che da fonti istituzionali appare evidente che il massimo sostegno pubblico sia destinato alle fossili e non alle energie rinnovabili per 7 mila miliardi di dollari l’anno. Si può parlare di Comunità Energetiche, ma occorre guardare anche ai risparmi energetici e alle regole operative. Succede che in Italia i prezzi aumentano, in Spagna, invece, pagano tre volte meno di noi (30 euro a megawatt/h, mentre noi stiamo pagando 90 euro/MWh”.

Andrea Prato, DG Albatros, nel suo intervento ha precisato: “La nostra rete di professionisti assiste oltre 400 enti locali in Italia. Lo scenario internazionale ci dà la possibilità di scegliere e fare meno errori possibili. In questo momento abbiamo tante informazioni che ci permettono di compiere le scelte giuste e intraprendere una serie di azioni. La prima riguarda l’agenda 2023 sottoscritta, dove c’è l’innalzamento della temperatura, questo è il primo nemico da abbattere. Nel 2025 dobbiamo ridurre al 30% la produzione delle 7 centrali di carbone in Italia, e tra il 2028 e il 2029 le dobbiamo chiudere perché dobbiamo uscire dalle fossili. Chi crede che in Europa cambieremo le regole, sta sbagliando, non si può cambiare quanto già deliberato. Perché è importante fare una scelta? Ci sono tanti modi per fare una scelta, ma quella più giusta è autoprodurre il fabbisogno di energia per rendere le comunità autosufficienti, soprattutto perché dal 1 gennaio 2025 chiude il PUN e si apre una grande finestra di opportunità per il Sud. Secondo Fonti ufficiali governative in Italia consumiamo circa 310 TeraWatt/h di energia elettrica, di cui due terzi prodotta dal fossile. L’obiettivo sottoscritto in sede ONU/UE è di arrivare a 200 TeraWatt/h di energia dalle rinnovabili nel 2030. In riferimento ai dati ufficiali del MASE, la proiezione di fabbisogni energetici al 2050 porta a ritenere che occorrano 600/700 TeraWatt/h di energia “pulita”, senza che vi sia alcuna possibilità di raggiungere questo risultato prima dell’entrata in esercizio dei così detti “small reactor” a fusione nucleare che ottimisticamente potrebbero entrare in esercizio dopo il 2060/70. Solo il Sud può salvare il paese dal ritorno al Medioevo perché i “giacimenti” dove produrre energia solare e eolica non sono certo a nord. Ma il Sud deve avere la forza di trattenere almeno metà dell’energia prodotta per attrarre investimenti che generino occupazione. Oggi il costo dell’energia al sud è molto più basso che al nord, tuttavia, per la coesione del paese, il prezzo che pagano imprese e famiglie è unico per tutta la nazione (si chiama PUN). Dall’anno prossimo questo astruso meccanismo di calcolo andrà in pensione e nei prossimi anni per le imprese energivore sarà molto più conveniente produrre al sud o nelle isole.

19 Maggio 2024
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