caso biot
4:00 pm, 9 Novembre 23 calendario

Al via il processo d’Appello in sede militare per il capitano Biot accusato di spionaggio

Di: Redazione Metronews
Al via il processo
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Al via il processo d’Appello, davanti ai giudici di secondo grado della prima sezione della Corte Militare d’Appello, che vede imputato Walter Biot, il capitano di fregata arrestato il 30 marzo 2021 con l’accusa di spionaggio per aver passato documenti segreti a un funzionario russo in cambio di 5 mila euro. I giudici oggi hanno chiesto l’acquisizione della perizia sulla scheda di memoria sequestrata – materiale video-informatico – e che è stata fatta nel processo in essere a piazzale Clodio. Disposta inoltre l’audizione del perito. In primo grado Biot, difeso dall’avvocato Roberto De Vita, era stato condannato a 30 anni di reclusione. La procura aveva invece chiesto l’ergastolo con l’isolamento diurno. Il processo è stato rinviato al prossimo 5 dicembre. Nei confronti dell’ufficiale sono contestati i reati di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, poi il procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, l’esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, il procacciamento e la rivelazione di notizie di carattere riservato e le comunicazioni all’estero di notizie non segrete nè riservate.

Al via il processo d’appello in sede militare

Contro la sentenza, i difensori di Biot, gli avvocati De Vita e Antonio Laudisa, hanno fatto ricorso sottolineando «la mancata rilevazione della inutilizzabilità di tutti gli atti di indagine tra cui documenti e dispositivi informatici ed elettronici che non sono stati resi disponibili all’indagato e alla difesa», «l’omessa perizia sul server contenente il file originale delle registrazioni operate dalle telecamere di videosorveglianza installate presso lo Stato Maggiore della Difesa» e «la mancanza di motivazione della sentenza» relativamente ad alcuni capi di imputazione. Questa mattina il penalista De Vita, in apertura dell’udienza, ha proposto una serie di eccezioni preliminari rispetto al possibile «rischio di “bis in idem” di uno stesso fatto che porta a due processi paralleli ed una condanna infinita» facendo riferimento al filone davanti alla Corte d’Assise nel giudizio ordinario. Alla questione sollevata dal legale l’Avvocatura dello Stato si è opposta e così ha fatto il procuratore generale Marco De Paolis che ha spiegato nel suo intervento: «Non è questa la sede dove presentare la questione in esame, questi interrogativi vanno presentati al giudice ordinario. Poi eventualmente sollevare una questione costituzionale sotto l’aspetto interpretativo». Quindi il pg ha sottolineato: «Ci sono i presupposti per andare avanti».

9 Novembre 2023
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