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5:42 pm, 13 Ottobre 23 calendario

Bankitalia taglia le stime di crescita del Pil nel 2023 da +1,3% a +0,7%

Di: Redazione Metronews
Bankitalia taglia
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Bankitalia taglia le stime di crescita del Pil di quest’anno a +0,7% (da +1,3% stimato a luglio) e del 2024 a +0,8% (da +0,9%). Resta invariata la stima della crescita per il 2025 all’1%. È quanto si rileva dallo scenario di base previsto nel bollettino mensile della Banca d’Italia. Il Pil rallenterebbe nel triennio 2023-2025 e i rischi per la crescita sono orientati al ribasso. «L’acuirsi delle tensioni geopolitiche, il peggioramento dell’economia cinese e la maggiore rigidità delle condizioni di offerta del credito in Italia, così come nel complesso dell’area dell’euro, si configurano come rischi al ribasso per la crescita economica». Soprattutto «l’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche e alimentari rimane soggetto a rischi al rialzo per possibili tensioni all’offerta sui mercati globali; inoltre la trasmissione della discesa (dai livelli eccezionalmente elevati del 2022) dei corsi energetici ai prezzi degli altri beni e dei servizi potrebbe risultare più graduale e incompleta rispetto alle regolarità storiche».

Bankitalia taglia le stime per le tensioni

«Le tensioni geopolitiche, accentuate dai recenti attacchi terroristici in Israele, pesano sull’evoluzione del quadro congiunturale globale», sottolinea Bankitalia: «Le tensioni internazionali, in particolare connesse con il conflitto in Ucraina e con i gravissimi sviluppi degli attacchi terroristici in Medio Oriente – si legge – costituiscono un fattore di rischio rilevante per le condizioni cicliche globali, che potrebbero inoltre risentire degli effetti di una dinamica più debole dell’economia cinese». Secondo le stime della Banca d’Italia l’inflazione dovrebbe ridursi al 2,4 per cento nel 2024 (dal 6,1 del 2023) e all’1,9 nel 2025. Il calo, spiega Bankitalia, «riflette il netto rallentamento dei prezzi all’importazione, determinato soprattutto dalla flessione in termini tendenziali dei corsi delle materie prime energetiche. L’inflazione di fondo scenderebbe al 2,3 per cento nel 2024 (dal 4,6 del 2023) e all’1,9 nel 2025, in linea con il progressivo svanire degli effetti dei passati rincari energetici e con il rallentamento della domanda interna».

Famiglie a corto di reddito

«Nei mesi primaverili la spesa delle famiglie – valutata in termini reali – si è espansa solo dello 0,2 per cento (dallo 0,6 nel primo trimestre): alla crescita dei consumi per servizi si è contrapposta la flessione degli acquisti di tutti i beni (durevoli, non durevoli e semidurevoli)», segnala Bankitalia, spiegando che «nonostante le condizioni ancora complessivamente favorevoli del mercato del lavoro, i consumi delle famiglie sono stati frenati dal ristagno del reddito disponibile in termini reali (-0,2 per cento sul periodo precedente)». Inoltre, «nel secondo trimestre la propensione al risparmio è diminuita al 6,3 per cento».

Non si fa più credito

Nel bimestre luglio-agosto il mercato del lavoro ha mostrato segnali di rallentamento: l’occupazione e il tasso di partecipazione sono rimasti sostanzialmente stabili. Si è rafforzata la dinamica delle retribuzioni nel settore privato non agricolo, ma le pressioni al rialzo provenienti dai rinnovi contrattuali appaiono nel complesso contenute. I margini di profitto sono diminuiti in tutti i settori. Lo rileva ancora Bankitalia nel bollettino economico mensile. I prestiti bancari si riducono e aumenta il costo del credito: «Tra maggio e agosto – si legge – il credito a famiglie e imprese è nuovamente diminuito. La domanda di finanziamenti è frenata sia dall’aumento del costo dei prestiti sia dalle minori esigenze di liquidità per investimenti. Le indagini presso le banche evidenziano inoltre che il maggiore rischio percepito dagli intermediari e la minore disponibilità a tollerarlo continuano a contribuire a un irrigidimento delle politiche di concessione dei finanziamenti, indebolendone la dinamica».

13 Ottobre 2023
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