6:15 pm, 19 Settembre 23 calendario

Migranti, in due mesi il piano per 12 nuovi Cpr, ma la Toscana dice no

Di: Redazione Metronews
condividi

Dovrebbe essere pronto nel giro di un paio di mesi il piano per la costruzione di nuovi Centri di permanenza e rimpatrio (cpr) che ha avuto ieri il via libera del Consiglio dei ministri. I centri attualmente in funzione sono 10: considerato che l’obiettivo tendenziale – ribadito stamane dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi – è di averne almeno uno per ogni regione, il loro numero va di fatto raddoppiato. In una prima riunione tecnica si è parlato di 12 centri. Al vaglio quindi strutture anche dismesse della Difesa, come ex caserme, in Calabria, Molise, Campania, Marche, Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta. Oltre al lavoro per creare le nuove strutture, Viminale e ministero della Difesa stanno anche programmando l’ampliamento e la ristrutturazione di quelle già disponibili. L’obiettivo è quello di riportare alla piena operatività i cpr esistenti: nella maggior parte dei centri infatti i posti utilizzabili sono inferiori alla capienza teorica. I posti disponibili al momento tra le strutture di Bari, Brindisi, Caltanissetta, Trapani, Roma, Potenza, Gorizia, Macomer e Milano, sono 619 a fronte dei 1.338 potenziali. Tra questi c’è anche il Cpr di Torino, chiuso a seguito di danneggiamento.

Di fronte all’aumento della pressione migratoria e alla necessità di garantire un maggior numero di espulsioni («ce lo chiede anche l’Europa», ha ricordato stamattina il titolare del Viminale) da alcune settimane era già in atto la valutazione di strutture adatte allo scopo ma ora il coinvolgimento della Difesa, con il ruolo operativo affidato al Genio militare, impone una accelerazione dei tempi. I nuovi Cpr dovrebbero sorgere in zone «scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili».  C’è già un primo no, che è quello del Governatore della Toscana Eugenio Giani: «Stanno prendendo in giro gli italiani perché il problema dell’immigrazione è come farli entrare e accoglierli, non come buttarli fuori. Cosa c’entra il Cpr come risposta ai flussi emergenziali come arrivano oggi?».

I dubbi del costituzionalista

La norma prevede anche la modifica dei termini di trattenimento nei Cpr che viene allungato fino a 18 mesi, durata che secondo il ministro Piantedosi non violerebbe nessuna norma ma sarebbe al contrario in linea con le normative europee. Non è d’accordo il presidente emerito della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli,: «La modifica del termine di trattenimento nei Centri di permanenza di chi entra in Italia, che verrà innalzato a 18 mesi, potrebbe violare i diritti della persona riconosciuti dalla nostra Costituzione se le condizioni di custodia avranno un carattere detentivo invece che di accoglienza- dice il costituzionalista -. Il rischio di una linea non iper restrittiva è però che con una linea di apertura molti di questi soggetti prendano altre vie dal Centro, di cui si manifesta dunque l’inutilità. La finalità dei Cpr dovrebbe essere l’accertamento dell’esistenza o meno delle condizioni per il rilascio del diritto di asilo, in alternativa al rimpatrio. Mi chiedo quindi se non possano essere accelerate le procedure di controllo che renderebbero inutile la misura di questo massimo di detenzione di chiusura dei migranti nei centri».

Blocco navale concordato

«Il blocco navale potrebbe realizzarsi solo in accordo con i Paesi interessati. Che poi era quanto prevedeva in originre la missione Sophia, che si era fermata ad uno step intermedio, quello del soccorso in mare, che aveva finito con il funzionare da pull factor con ben 44mila migranti soccorsi» ha aggiunto Piantedosi, ai microfoni di «Ping Pong» su Rai Radio 1, che ha dato anche i numeri dei migranti soccorsi: degli oltre 129 mila migranti sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno, circa 83 mila sono stati soccorsi da Guardia costiera e Guardia di finanza. «E’ la conferma che i meccanismi di salvataggio sono responsabilità dello Stato e tali devono restare» ha spiegato Piantedosi per il quale le Ong che nello stesso periodo hanno soccorso 5-6mila migranti restano comunque un fattore di pull factor. «Ce lo dice la storia, il loro aiuto va gestito come facciamo oggi, nel rispetto del codice di condotta».  Sulla questione degli accordi con i paese interessati pesa l’evidente inefficacia degli accordi con la Tunisia. «Il Memorandum con la Tunisia è stato sottoscritto da poco, accordi di questo tipo richiedono certi tempi – ha detto il ministro – Certo, le partenze di questi ultimi giorni  spingono a interrogarsi sulla capacità e sulla piena volontà delle istituzioni locali a collaborare ma va anche riconosciuto che dall’inizio dell’anno la Tunisia ha impedito di partire o fermato in mare decine di migliaia di migranti. E le operazioni di contrasto vanno avanti anche in questi giorni».

 

19 Settembre 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo