Cile
3:40 pm, 11 Settembre 23 calendario

A 50 anni dal golpe Cile diviso: per il 36% Pinochet ha fatto bene

Di: Redazione Metronews
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L’11 settembre si commemorano le vittime dell’attentato alle Torri gemelle a New York, ma in un’altra parte del mondo, in Cile, si ricorda un’altra famigerata pietra miliare. Oggi infatti ricorre anche il cinquantesimo anniversario del violento colpo di stato militare di Augusto Pinochet in Cile, che vide la morte e la scomparsa di oltre 3.000 persone, l’incarcerazione e la tortura di molte altre.

Scontri in piazza alle commemorazioni

Le commemorazioni del cinquantenario delle vittime del regime sono state segnate da violenze, in un Paese ancora profondamente diviso sugli anni bui della dittatura militare, al potere con un golpe messo a segno l’11 settembre 1973, giorno in cui venne spodestato il presidente eletto democraticamente, Salvador Allende. Ore di tensione al centro di Santiago del Cile, teatro di scontri tra la polizia e un gruppo di manifestanti incappucciati di nero che hanno attaccato la fine del corteo e colpito il palazzo presidenziale con pietre. La polizia ha utilizzato gas lacrimogeni e idranti, procedendo all’arresto di 11 persone mentre sei agenti sono rimasti feriti. Successivamente si sono verificati altri tafferugli al Cementerio General, che ospita un memoriale alle vittime del brutale regime di Pinochet, e dove un secondo gruppo ha appiccato il fuoco alla tomba di Jaime Guzmàn, un ex senatore conservatore che ha avuto un ruolo importante nella stesura della controversa Costituzione della dittatura, in vigore dal 1980.

Cile un paese diviso

Mezzo secolo dopo il colpo di Stato, il Cile resta diviso tra chi difende la dittatura e chi la ripudia. In base ad un recente sondaggio realizzato dall’ente specializzato Mori, il 42% degli intervistati crede che il golpe abbia «distrutto la democrazia», mentre il 36% lo considera come il momento in cui il Cile veniva «liberato dal marxismo». Tra gli intervistati di età compresa tra i 18 e i 35 anni, il sondaggio ha rilevato che un allarmante 41% ha affermato di sapere poco o nulla del colpo di stato. Una polarizzazione della società cilena che fa eco alla spaccatura della classe politica. Avvenne nel 1973, quando il governo cileno fu rovesciato da un colpo di stato militare guidato da Augusto Pinochet e incoraggiato dagli Stati Uniti. Fu l’inizio di una dittatura durata 17 anni che vide la morte e la scomparsa di almeno 3.065 persone, la brutale tortura di altre migliaia e un sistema di traffico di bambini che rubava i bambini alle madri povere e li adottava negli Stati Uniti e in altre nazioni.

Il bombardamento della Moneda

La mattina dell’11 settembre 1973 a Santiago, carri armati e aerei dell’aeronautica militare attaccarono il palazzo presidenziale del leader socialista Salvador Allende, che era stato eletto democraticamente solo tre anni prima con la promessa di sradicare la povertà. La stessa mattina, Allende fece un’ultima trasmissione al popolo, rifiutandosi di dimettersi dal suo incarico e gridando: «Ama, vivi il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!».
Secondo quanto riferito, Allende aiutò a difendere il palazzo prima che, stando alla testimonianza del suo medico, Patricio Guijòn, rimastogli fedele, si sparasse sotto il mento con il mitragliatore AK-47 che, sembra, gli fosse stato regalato da Fidel Castro.
Pinochet assunse la presidenza due giorni dopo, mettendo fuori legge i partiti di sinistra e annunciando che non ci sarebbero state più elezioni. «L’esercito agisce esclusivamente per patriottismo, per salvare il paese dal caos causato dal governo marxista di Salvador Allende», si rivolse alla nazione che avrebbe governato per 17 sanguinosi anni. Nel Paese vennero subito sospese tutte le libertà: il parlamento viene sciolto e i partiti e i sindacati dichiarati illegali. Contemporaneamente, venne avviata una dura repressione verso i sostenitori di Allende e i militanti dei partiti di sinistra. Nel 1990, quando nel Paese tornerà la libertà e la democrazia, un’apposita commissione nazionale conterà ufficialmente oltre 40mila perseguitati del regime tra morti, desaparecidos, torturati, incarcerati ed esiliati per motivi politici. Negli anni Duemila, poi, un dossier della Commissione Valech voluta dall’allora presidente della Repubblica, Ricardo Lagos, per far luce sulla prigionia politica e la violenza negli anni della dittatura militare, ha rivelato che tra i torturati dal regime ci sarebbero stati anche bambini minori di 12 anni. Pinochet fu arrestato a Londra nel 1998 ma non fu mai in prigione per i suoi presunti crimini, prima di morire agli arresti domiciliari nel 2006.

 

La manifestazione di commemorazione delle vittime del Golpe

 

Ieri il presidente e giovane leader di sinistra, Gabriel Boric, visto da molti come un nuovo Allende, è stato il primo capo di stato a prendere parte alla commemorazione che si tiene ogni anno dalla fine della dittatura nel 1990. Boric, che ha guidato una marcia con le famiglie degli scomparsi lungo l’Alameda, una delle arterie principali di Santiago, ha espresso una condanna «categorica a questi eventi, senza alcuna scusa. L’irrazionalità di attaccare ciò per cui Allende e tanti altri democratici hanno combattuto è ignobile», ha detto il presidente dopo che i manifestanti hanno sfondato le barriere di sicurezza a La Moneda e danneggiato la facciata dell’edificio. Boric non è riuscito nell’intento che aveva dichiarato: voler unire tutte le forze politiche cilene in un atto o un documento di ripudio congiunto al golpe del 1973. Ieri, con tutti e quattro gli ex presidenti viventi, è stata firmata una dichiarazione in quattro punti il «Compromiso di Santiago», un testo sobrio di impegno a rispettare sempre la democrazia e i diritti umani, in un ricordo della «rottura della democrazia», che tuttavia non cita esplicitamente Allende e Pinochet. Lo scopo di quel testo era quello di ottenere la firma anche delle forze politiche di centrodestra e destra, oggi maggioritarie nel Parlamento, nella nuova Assemblea Costituente e nei sondaggi, ma il riconoscimento del passato rimane spinoso. L’ex presidente di centrodestra, Sebastian Pinera, ha firmato il documento ma non è stato fisicamente presente. I partiti di destra e centro destra, riuniti nella coalizione Chile Vamos, sono rimasti fuori e hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, senza la destra radicale dei Republicanos, in cui affermano che la «rottura della democrazia marcò il culmine di una profonda frattura». Guardando oltre la commemorazione, il governo Boric sta incontrando una serie di difficoltà politiche ed istituzionali che rallentano il cammino delle riforme rivendicate dalla popolazione durante le imponenti proteste del 2019-2020. A vincere le elezioni per la nuova Costituente è stato il suo principale oppositore, Josè Antonio Kast, per vari aspetti un nostalgico della stagione di Pinochet. La Costituzione di quell’epoca rimane in vigore, sia pure con numerose modifiche apportate al testo nel tempo, e la riscrittura di una nuova Carta si sta rivelando un’impresa. Un’altra spina nel fianco riguarda le violazioni dei diritti umani su vasta scala compiute durante la dittatura, rimaste per lo più impunite.

 

 

11 Settembre 2023
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