Roma
6:44 pm, 7 Settembre 23 calendario
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Buzzi, torna libero uno dei protagonisti dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”

Di: Redazione Metronews
Salvatore Buzzi
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Torna libero Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative romane coinvolto nella maxi-indagine denominata “Mondo di Mezzo“. Arrestato circa un anno fa in Calabria dopo la condanna della Corte di Cassazione a 12 anni e 10 mesi di reclusione, l’imprenditore ha lasciato ieri sera ha lasciato il penitenziario di Catanzaro. La scarcerazione è legata ad un provvedimento della Cassazione che ha definito illegittimo l’ordine di esecuzione del suo arresto. I difensori hanno ora circa 30 giorni di tempo per chiedere al tribunale di sorveglianza della Capitale l’esecuzione della pena con la misura alternativa dell’affidamento terapeutico. Buzzi deve ancora scontare, infatti, circa cinque anni.

Buzzi, torna libero uno dei protagonisti dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”

Il nome di Buzzi, nelle cronache giudiziarie di questi ultimi anni, è sempre stato associato a quello di Massimo Carminati, ex militante dei Nar (10 anni di condanna definitiva). Furono arrestati insieme il 2 dicembre del 2014 con l’accusa di essere stati i promotori e gli organizzatori di una associazione di stampo mafioso che era arrivata nel cuore dell’amministrazione pubblica romana, condizionando gli orientamenti politici e interferendo nella gestione degli appalti.

La Cassazione: «Non fu Mafia Capitale»

L’inchiesta, inizialmente, era chiamata dagli addetti ai lavori “Mafia Capitale”, ma fu poi la stessa Cassazione, il 22 ottobre del 2019, a stabilire che la mafia non c’entrava nulla e che il 416 bis poteva considerarsi caduto.

«Non sono un mafioso e adesso lo ha affermato anche la Cassazione», commentò Buzzi all’indomani della sentenza, assieme ai suoi avvocati, Alessandro Diddi e Piergerardo Santoro. Lo disse dal carcere di Tolmezzo dove era detenuto. «Per me è la fine di un incubo. Ho sempre saputo che non si trattava di mafia, bastava leggere le intercettazioni telefoniche riportate negli atti».

Buzzi si era difeso dicendo di aver avuto a che fare con i politici che «chiedevano favori e soldi». Era lui a dover «pagare per poter lavorare. Si trattava di corruzione, la mafia non c’entrava niente, su me e Carminati è stato fatto un film».

Un concetto che i giudici della prima corte d’appello in sostanza recepirono, nelle motivazioni della sentenza del processo bis di secondo grado del luglio 2021: «La figura criminale di Buzzi si caratterizza per aver pesantemente influenzato e inquinato l’agire pubblico per anni creando una compagine associativa comprendente personaggi anche di primo piano della vita pubblica, coordinandone l’azione criminale nel perseguimento di numerosi reati, per i quali è stata definitivamente accertata la sua responsabilità (sedici episodi corruttivi, sette di turbativa d’asta, uno di traffico di influenze illecite e uno di trasferimento fraudolento di valori). L’episodio criminoso di organizzatore è eccezionalmente. Il suo agire è diretto alla surrettizia gestione della macchina amministrativa degli appalti dell’ente locale della città Capitale del Paese sfruttando le grandi capacità possedute di insinuarsi, con regole spartitorie, qualunque fosse il colore politico dell’amministrazione locale»

7 Settembre 2023
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