memorie di guerra
9:28 am, 5 Novembre 22 calendario

Quelle antiche sirene antiaereo che resistono sui tetti di Roma

Di: Redazione Metronews
Le sirene antiaereo
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Le sirene antiaereo con il loro lugubre ululato hanno lasciato un segno indelebile nei ricordi dei romani, che le hanno sentite annunciare il terribile arrivo dei bombardieri. Negli anni Quaranta la Capitale fu dotata di uno dei sistemi di allarme più consistenti ed estesi fra tutte le grandi città italiane (l’unico rimasto attivo anche nel dopoguerra): oltre 50 potenti diffusori sonori installati sui tetti degli edifici più alti e collegati tra di loro attraverso una aerea rete di chilometri di cavi – la “catenaria” – per garantirne l’accensione in contemporanea con un comando azionato dalla centrale che era localizzata nei sotterranei del Ministero dell’Interno al Viminale. Dopo 80 anni, ben 26 di quelle antiche sirene belliche – ormai silenziose da tempo – svettano ancora arrugginite con le loro silohuette a forma di fungo nel cielo azzurro della Città Eterna: tenaci “sentinelle della memoria” come monito contro la follia della guerra – mentre altre sirene sono tornate tragicamente a suonare in Ucraina – e rara testimonianza di quella che all’epoca era una complessa tecnologia elettromeccanica ed elettromagnetica. Gli stessi romani, però, con il trascorrere dei decenni ne hanno dimenticato l’esistenza e pochi sono consapevoli di questo patrimonio meritevole di un’azione di salvaguardia e valorizzazione culturale.

Le sirene antiaereo riscoperte

Come quella portata avanti dall’Associazione Sotterranei di Roma con il progetto “Allarme in cielo, le sirene antiaereo a Roma” – che ha ricevuto un contributo della Regione Lazio nell’ambito dell’Avviso pubblico per la “Valorizzazione della nemoria storica del Lazio” – mirato a diffonderne e rafforzarne la conoscenza, attraverso la ricostruzione della loro storia e del loro funzionamento; ma anche con la possibilità di andare a “scovarle” direttamente in città con una “caccia al tesoro”. Una proposta rivolta anche ai turisti italiani e stranieri che visitano la Capitale. Il progetto ha dato infatti vita sia al libro “Allarme in cielo”, curato dal giornalista di Metro Lorenzo Grassi (con prefazione di Mario Tedeschini Lalli) e che può essere richiesto all’Associazione Sotterranei di Roma, che ad un’applicazione per smartphone Android dal titolo “Sirene Antiaereo Roma” che può essere scaricata gratuitamente su Google Play ed offre una mappa interattiva per individuare le sirene muovendosi sul territorio.

Una lunga storia

La prima installazione delle sirene a Roma avviene a metà anni Trenta con finalità di pubblica sicurezza. Nel 1936 il sistema è inserito nella rete ufficiale del Ministero della Guerra e, dal 1938, viene preso in carico dal Governatorato di Roma con gestione affidata all’azienda capitolina Agea (antesignana dell’Acea). Nel 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, il sistema viene potenziato dal Comitato Provinciale di Protezione Antiaerea e dalla Regia Prefettura. Nel 1941 la competenza passa dal Ministero della Guerra a quello dell’Interno. Nel 1942 si procede ad un’ulteriore potenziamento del sistema di allarme, che assume la configurazione definitiva. Il sistema era composto da 54 sirene, 2 segnalatori e 2 centrali di comando (quella principale nei sotterranei del Ministero dell’Interno al Viminale e un’altra in quelli di Palazzo Valentini, sede della Prefettura). La gran parte delle sirene erano di tipo elettromagnetico con un unico emettitore da 500 Watt acustici, solo 8 avevano invece tre emettitori per un totale di 1.500 Watt acustici ciascuna, infine c’erano 9 sirene di tipo elettromeccanico. Le principali ditte produttrici erano la Società Italiana Impianti Segnalazione (SIIS) di Milano, la ditta La Sonora di Garbagnate Milanese (ancora in attività), la SAR di Milano e le Officine Profumo di Genova. Delle sirene originarie, 26 sono ancora presenti a Roma (3 sono state traslocate).

Rimaste solo a Roma

Nel 1945 infatti, finita la guerra, il Governo decise di lasciare in funzione le sirene solo nella Capitale (nelle altre città furono smantellate dai Vigili del fuoco). Suonavano come test a mezzogiorno, insieme allo sparo del cannone del Gianicolo. Sino al 1952-1953 le sirene di Roma furono finanziate dal Ministero dell’Interno, ma il primo luglio del 1959 fu sospeso il pagamento. Ne scaturì un lungo contenzioso economico tra Campidoglio e Viminale. Nella legge n. 469 del 1961 si prospettò una finalità del sistema di allarme – mai concretizzata – all’interno di una rete di rilevamento della radioattività per avvertire la popolazione “in caso di emergenza derivante dall’impiego dell’energia nucleare”. Per il mantenimento in funzione delle sirene vennero richiamate anche delle “esigenze in ambito NATO”. Nel dicembre del 1967 raggiunse il culmine il contenzioso tra Ministero dell’Interno e Comune di Roma (che vantava un credito di 275,6 milioni di lire). Dal 1968 la Direzione Generale Protezione Civile del Viminale, per risparmiare, decise di affidare il servizio in appalto esterno alla ditta IMTA. Il 22 dicembre 1975, infine, la decisione dell’allora Ministro dell’Interno e futuro Presidente della Repubblica Francesco Cossiga di disattivare definitivamente le sirene romane. Da allora sono state dimenticate, rischiando la consunzione e la rottamazione.

Il cavo della “catenaria”

Lo stesso problema riguarda i chilometri di cavo di collegamento (la “catenaria”) che univa le sirene alle due centrali di comando per l’avviamento sincronizzato del suono: questo filo – che raggiungeva anche tutti i centri nevralgici della Capitale per garantire le comunicazioni riservate, tanto da essere stato definito “ragnatela del potere” e aver suscitato sospetti e dietrologie su un suo utilizzo segreto nel periodo della “Guerra fredda” e negli “Anni di piombo” – ancora oggi viaggia sui tetti della città e sopra la testa degli ignari romani, passando inosservato in luoghi centrali e rinomati come Fontana di Trevi, via del Corso e via della Conciliazione. Dal 2012 due curiosi cronisti romani appassionati cultori della storia della città, Mario Tedeschini Lalli e Lorenzo Grassi, si sono messi sulle tracce delle sirene. Le hanno riscoperte e in più occasioni – insieme all’Associazione Sotterranei di Roma – hanno chiesto con forza alle Istituzioni e alle Soprintendenze di considerarle dei veri e propri beni storico-culturali, promuovendone la salvaguardia e il recupero.

5 Novembre 2022
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