Roma
7:30 pm, 4 Luglio 22 calendario
8 minuti di lettura lettura

Omicidio Mollicone: chiesti 30 anni per Franco Mottola

Di: Redazione Metronews
Omicidio Mollicone
condividi

Tre condanne per altrettanti imputati accusati di omicidio volontario ed occultamento del cadavere in relazione all’omicidio di Serena Mollicone. Le pm Beatrice Siravo e Maria Carmen Fusco hanno chiesto 30 anni per l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, Franco Mottola. Nei confronti della moglie del militare Anna Maria sono stati chiesti invece 21 anni di reclusione. Per il figlio Marco, l’accusa, ha sollecitato una pena di 24 anni di carcere.

Omicidio Mollicone: chiesti 30 anni per Franco Mottola

Nel corso della requisitoria, le pm hanno chiesto le condanne anche per il luogotenente dei carabinieri Vincenzo Quatrale (15 anni di carcere), accusato di concorso esterno in omicidio e di istigazione al suicidio a carico di Santino Tuzi, e Francesco Suprano (4 anni), appuntato dei carabinieri accusato di favoreggiamento.

Richiesta milionaria di risarcimento danni

Una richiesta di risarcimento danni pari a 5 milioni di euro. Tanto ha chiesto l’avvocato Dario De Santis in memoria di Guglielmo Mollicone, padre di Serena. La somma è stata chiesta a tutti e tre i componenti della famiglia Mottola, Franco Marco ed Annamaria e al luogotenente Vincenzo Quatrale. All’appuntato Francesco soprano l’avvocato De Santis ha chiesto un risarcimento danni da 100 mila euro.

De Santis, legale storico di Guglielmo Mollicone oggi difende Antonio Mollicone, fratello di Guglielmo e zio di Serena. Nel corso della sua requisitoria l’avvocato ha spiegato: «Guglielmo ha lottato per tutta la vita per trovare i colpevoli. Questa è stata la sua unica ragione di vita che poi è diventata anche il motivo della sua morte. Non è riuscito a vedere in vita la punizione dei colpevoli e questo stress, con tutta probabilità, ha influito sul decorso della sua vita».

La vicenda

Serena Mollicone scompare ad Arce in provincia di Frosinone il 1 giugno del 2001. Ha 18 anni ed è una studentessa del liceo socio pedagogico di Sora. Il corpo della ragazza viene ritrovato domenica 3 giugno 2001 in località Fonte Cupa. Un bosco situato nel comune di Fontana Liri. Le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Pontecorvo e per 45 giorni non porteranno a nessun risultato.

Per questo motivo la procura di Cassino affida gli accertamenti alla polizia di stato, Unità Analisi Crimine Violento. Per due anni l’inchiesta prosegue nel più assoluto silenzio e il 6 febbraio del 2003 viene clamorosamente arrestato Carmine Belli, carrozziere di rocca d’Arce, conoscente della famiglia Mollicone ed accusato del crudele omicidio della giovane. Il processo in Corte d’Assise celebrato a Cassino nel 2004 scagiona completamente Belli. Così avverrà anche nel processo d’Appello e in quello di Cassazione. Il carrozziere ha trascorso 17 mesi in cella di isolamento da innocente. Dal 2004 al 2008 non c’è nessun elemento che consenta la riapertura dell’indagine sull’omicidio della Mollicone.

Un colpo di scena arriva l’11 aprile del 2008. Il brigadiere Santino Tuzi, all’epoca dell’omicidio in servizio presso la caserma dei carabinieri di Arce. si toglie la vita. Il sottufficiale pochi giorni prima di spararsi un colpo di pistola al petto ha raccontato ai superiori e al magistrato dell’epoca Maria Perna di aver visto la ragazza entrare nella caserma dei carabinieri di Arce il 1 giugno del 2001 e di non averla più vista uscire.

L’accanimento investigativo sulla figura di Tuzi porterà lo stesso alla disperazione e a commettere l’insano gesto. Nel 2011 a tre anni da questa ulteriore tragedia, la procura di Cassino chiede l’archiviazione per le cinque persone indagate per insufficienza di prove. Sono Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, maresciallo e padre di Marco Mottola, la moglie Anna Maria e i carabinieri in servizio all’epoca della scomparsa di Serena Mollicone, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.

La famiglia Mollicone presenta opposizione alla richiesta di archiviazione e il gip del tribunale di Cassino Angelo Valerio Lanna accoglie l’istanza e rinvia gli atti alla procura chiedendo ulteriori approfondimenti investigativi e scientifici. Per questo motivo nel marzo del 2016 viene riesumata la salma della Mollicone e trasferita presso l’Istituto di medicina legale di Milano. Qui per oltre un anno e mezzo, verrà esaminato dalla scienziata e antropologa forense Cristina Cattaneo. I risultati di questa autopsia vengono ritenuti clamorosi. La procura chiude le indagini e chiede il processo per cinque persone: ad essere accusati di omicidio volontario ed occultamento di cadavere sono l’ex maresciallo Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco.

A finire sotto processo anche l’ex vicecomandante Vincenzo Quatrale accusato di concorso esterno in omicidio ed istigazione al suicidio nei confronti di Tuzi, e l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano che deve rispondere nel reato di favoreggiamento. Il processo ha avuto inizio il 19 marzo 2021 dinanzi la Corte d’Assise del tribunale di Cassino e si è ufficialmente concluso dopo 46 udienze lo scorso 20 giugno.

 

4 Luglio 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo