Milano
4:53 pm, 24 Giugno 22 calendario
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Tentata estorsione, indagato capo ultras dell’Inter

Di: Redazione Metronews
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Una tentata estorsione aggravata da 2 milioni di euro. Un rapimento progettato; armi (vere) e pettorine della polizia (false); appalti truccati in Sicilia. Sono gli elementi dell’inchiesta che due giorni fa ha portato in carcere tre persone. Un’inchiesta partita a marzo 2021, quando erano stati arrestati in flagranza Vittorio Boiocchi, capo storico della Curva Nord dell’Inter, e Paolo Cambedda, preché sorpresi a bordo di un’auto rubata, con un’arma clandestina e segni distintivi della polizia contraffatti. Dopo quell’intervento, gli investigatori sono riusciti a ricostruire un quadro criminale ben più ampio, che ha portato alla scoperta dell’ingente richiesta di denaro ai danni di un imprenditore milanese.

Le minacce del capo ultras

Gli avrebbero fatto «intravedere il calcio di una pistola» e avrebbero anche pronunciato frasi come: «tu devi fare quello che ti diciamo noi, altrimenti ti ammazziamo». Sono solo alcune delle presunte minacce rivolte all’imprenditore Enzo Costa, titolare della Ferco srl che si occupa di servizi di pulizie soprattutto negli appalti sanitari, vittima della presunta tentata estorsione. Indagine nella quale due giorni fa (la notizia è stata resa pubblica oggi) la Squadra mobile di Milano ha arrestato tre persone: Ivan Turola, Gerardo Toto e Ezio Carnago. Indagato (non arrestato) anche Vittorio Boiocchi.

Enzo Costa, tra l’altro, nel 2014 era rimasto coinvolto in una tranche dell’ormai nota inchiesta milanese sulla “cupola per gli appalti Expo” e aveva subito collaborato con gli inquirenti. Come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare la «pretesa estorsiva» portata avanti dal gruppo (cinque gli indagati ) si sarebbe consumata «in tre ‘round’», ossia con tre “visite” minatorie, tra marzo, aprile e giugno 2021, sui luoghi di lavoro dell’imprenditore. E il movente di quella richiesta di soldi stava nel fatto che Turola rivendicava di aver fatto vincere alla Ferco di Costa una gara sui servizi di pulizie in Sicilia. Era stato arrestato per corruzione e turbativa d’asta nel maggio 2020 in un’indagine dei pm di Palermo, nella quale era indicato come «referente» della Ferco.

Candidato con “Noi Italia” di Lupi

Ivan Turola, invece, si era candidato (non eletto) alle elezioni regionali lombarde del 2018 “nella lista ‘Noi con l’Italia‘” di Maurizio Lupi (estraneo alle indagini). Lo si legge nell’ordinanza del gip, dalla quale risulta che Paolo Cambedda, anche lui in carcere, parlando intercettato con Boiocchi, indicava Turola come “il politico“. Tra l’altro, si legge negli atti, Turola, che ha patteggiato 4 anni e mezzo a Palermo dopo l’arresto per corruzione del maggio 2020 (per aver favorito la Ferco di Costa in un appalto), nel 2019 «aveva fatto parte di un cordata di imprenditori che avevano rilevato la società calcistica Savona».

«La pistola la porto io»

Interessanti per gli inquirenti le intercettazioni nelle quali anche Boiocchi parlava del presunto piano di intimidazione nei confronti di Costa. Già nel gennaio 2021, parlando con Cambedda, avrebbe fatto riferimento ad un «recupero» da fare, ossia un «recupero crediti», per conto di Turola. E il 18 febbraio chiedeva: «Serve una pettorina (finta della Gdf, ndr) e basta?». E Cambedda replicava: «Sì la pistola la porto io». Il piano del blitz di marzo (interrotto dall’intervento, non casuale, della polizia), stando alle intercettazioni, «sarebbe stato quello di prelevare» Costa dai suoi uffici e portarlo a casa di Turola e poi dirgli: «Adesso ve la dovete sbrigare voi». Costa decise però di denunciare le minacce il 18 giugno. Secondo l’ordinanza, l’imprenditore era «ben consapevole« di chi fosse il «mandante» di quelle intimidazioni e quale fosse il «contesto».

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24 Giugno 2022
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