Milano
4:27 pm, 18 Ottobre 21 calendario
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Morti di covid al Pat, i Pm: «sottovalutazioni ma non reati»

Di: Redazione Metronews
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Nessun reato per l’epidemia che ha fatto strage degli ospiti del Pat. «Non è stata acquisita alcuna evidenza di condotte colpose o comunque irregolari – causalmente rilevanti nei singoli decessi – in ordine alla assistenza prestata. Anzi, con riguardo ai singoli casi, neppure sono state accertate evidenze di carenze specifiche, diverse dalle criticità generali () riguardo le misure protettive o di contenimento che possano con verosimiglianza aver inciso sul contagio dei singoli soggetti». E’ quanto si legge nelle conclusioni della richiesta di archiviazione, firmata dai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, dell’indagine sugli ospiti morti al Pio Albergo Trivulzio durante la prima ondata della pandemia da Covid-19. «Lo standard probatorio richiesto al riguardo richiederebbe la dimostrazione precisa del nesso causale tra il singolo evento dannoso e una specifica condotta riprovevole: il che pare senz’altro da escludere sulle base delle evidenze acquisite», osservano i pm, coordinati dall’aggiunto Tiziana Siciliano, nel provvedimento che riguarda l’inchiesta per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo a carico dell’ex dg della Baggina Giuseppe Calicchio e della struttura stessa per la legge 231/01 sulla responsabilità amministrativa degli enti.

Al Pat i dirigenti hanno sottovalutato

«Non si può sottacere che alcuni atteggiamenti iniziali del dg del Pat e dei suoi più stretti collaboratori, come emergono dalle dichiarazioni e dalla corrispondenza acquisita, sembrano espressione di una certa sottovalutazione del rischio, in un’ottica che pare diretta, per l’appunto all’inizio del contagio, ad occultare più che a risolvere le difficoltà», ma non c’è prova che tali comportamenti «abbiano avuto conseguenze sulla diffusione del contagio» si legge nella richiesta di archiviazione

Denunce anche dal personale del Pat

L’indagine – nata da denunce di familiari di persone morte nella Rsa e poi allargata con denunce da parte del personale del Trivulzio che lamentava carenze di dispositivi di protezione individuale – ha riguardato il periodo tra gennaio e aprile 2020, ossia la prima fase della diffusione del virus in Lombardia e ha portato ad acquisire circa 400 cartelle cliniche di pazienti.

I parenti delle vittime: «Noi inascoltati»

«Nel corso di questi 18 mesi di indagini, non hanno mai dato spazio all’ascolto di nessuno dei 150 firmatari dell’esposto collettivo e abbiamo assistito alla diffusa rimozione della tragedia nell’intento di cancellare il conflitto tra gli interessi dei cittadini direttamente colpiti e i diversi interessi delle parti economiche, politiche e istituzionali a vario titolo coinvolte nella catena di responsabilità». Lo afferma l’associazione Felicita per i diritti nelle Rsa, già comitato Giustizia e Verità per le vittime del Trivulzio, attraverso il presidente dell’associazione Alessandro Azzoni che si dice non stupito della richiesta di archiviazione e che denuncia una narrazione «volta a giustificare e a rendere accettabile un’immunità giudiziaria generale e a sottrarre al diritto penale il giudizio sui fatti in nome del carattere straordinario, incontrollabile e imprevedibile del fenomeno pandemico».

Critica anche la Cgil

«Continuiamo a pensare che ci siano precise responsabilità politiche, gestionali ed organizzative che ci auguriamo emergano quanto prima, perché quanto è successo non possa più succedere» ha dichiarato  Federica Trapletti, della segreteria di Spi Cgil Lombardia che ricorda le 27mila firme raccolte per riformare il sistema delle Rsa.

18 Ottobre 2021
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