Arrestato per stupro l’imprenditore Genovese

MILANO «Voglio disintossicarmi, perchè da 4 anni sono tossicodipendente. Quando mi drogo perdo il controllo e non riconosco il confine tra legale e illegale». Così Alberto Genovese, imprenditore 43enne noto per aver creato diverse startup digitali di successo, arrestato dalla polizia di Milano per violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni, e spaccio, si è “giustificato” con il gip che ieri lo ha sentito in videoconferenza dal carcere di San Vittore.
Creatore di startup
Genovese, fondatore anche di Facile.it (società con la quale non ha più legami dal 2014) è stato denunciato da una ragazza di 18 anni. I fatti si sarebbero verificati lo scorso 10 ottobre, quando la giovane si trovava in casa dell’imprenditore per una festa a base di alcol e droga. Nell’appartamento di lusso a due passi dal Duomo l’imprenditore avrebbe prima narcotizzato e poi seviziato per ore la ragazza – «con violenza ripetuta e cruenta» – che quando ha ripreso conoscenza è scappata in strada ed è stata soccorsa dalla polizia dolorante e semisvestita. L’accusa di sequestro di persona è scattata perchè la 18enne è stata portata in camera da letto mentre un bodyguard controllava l’accesso alla stanza, impedendo anche alle sue amiche di entrare.
Era pronto alla fuga
Sentendo la pressione della polizia Genovese voleva fuggire all’estero tanto da essersi recato all’ufficio passaporti per farsi rilasciare il documento. In una conversazione telefonica con la madre avrebbe detto di avere intenzione di partire per Amsterdam per poi spostarsi in Sudamerica. Il tutto avendo a disposizione un jet privato con pilota. Intanto si è presentata alla polizia spontaneamente anche un’altra donna che ha denunciato di aver subito a sua volta uno stupro sempre da parte di Alberto Genovese. Di diverso solo la collocazione dell’episodio: mentre la giovanissima è stata violentata in casa dell’imprenditore, la donna ha raccontato di aver subito la violenza in una località di vacanza su un’isola spagnola la scorsa estate.
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