MAFIA CAPITALE
9:57 pm, 12 Ottobre 16 calendario

Sequestrati 250 mila euro a Luca Odevaine

Di: Redazione Metronews
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ROMA Un sequestro preventivo di 250mila euro «non inferiore al profitto conseguito dalle corruzioni commesse». Porta la firma del 6 ottobre il decreto che segue la richiesta di patteggiamento avanzata da Luca Odevaine per i reati di corruzione nell’ambito dell’indagine sul Cara di Mineo, connessa a Mafia Capitale. Secondo l’accusa, dal settembre del 2011 gli esponenti del gruppo “La Cascina” avevano garantito a Luca Odevaine, membro del tavolo ministeriale di coordinamento sull’immigrazione e componente delle commissioni delle gare per la gestione di servizi presso il Cara di Mineo, una retribuzione fissa di 10mila euro mensili, poi aumentata a 20mila euro, come «prezzo per l’asservimento della sua funzione di pubblico ufficiale».
In cambio del denaro, l’ex vice capogabinetto di Walter Veltroni avrebbe orientato le scelte del tavolo al fine di creare «le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati» alle strutture gestite dal gruppo “la Cascina”, concordando poi con gli esponenti dello stesso gruppo i contenuti dei bandi di gara per la gestione dei servizi, come nel caso del Cara di Mineo. Per la procura, «il prezzo complessivo della corruzione – scrivono i pm nella richiesta di sequestro preventivo- va individuato nella somma di 380 mila euro», soldi versati in contanti e parte tramite bonifici per servizi mai resi a favore alla coop sociale Abitus, attraverso un sistema di false fatturazioni spiegato dallo stesso Odevaine ai suoi collaboratori in una delle intercettazioni agli atti: «Ti faccio capire come funziona, capisco che non è semplice….Abitus fa un lavoro per x, lascia perde che è fittizio…».
La vicenda giudiziaria del Cara di Mineo non è l’unica che riguarda Odevaine, che continua a rimanere imputato nel maxi processo per la natura dei suoi rapporti economici con Salvatore Buzzi, che versava ad Odevaine un canone mensile di circa 5mila euro (complessivamente circa 150 mila euro secondo la ricostruzione degli inquirenti) in cambio di presunte facilitazioni nella gestione dei centri per i migranti.
Ieri, intanto, nell’aula bunker di Rebibbia,  sono stati ascoltati i testimoni citati dai legali dell’ex consigliere capitolino Giordano Tredicine, tra cui il parlamentare Ncd Gianni Sammarco e il consigliere capitolino di Fratelli d’Italia Fabrizio Ghera. Insieme a loro era atteso anche l’ex consigliere comunale Pd Fabrizio Panecaldo, ma una gastroenterite, come scritto nella lettera fatta recapitare al tribunale, ha compromesso la sua presenza. Per lui due giorni di prognosi e testimonianza rinviata.
MARCO CARTA

12 Ottobre 2016
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