MAFIA CAPITALE
4:38 pm, 2 Giugno 16 calendario

Mafia Capitale, l’accusa vacilla su Ama e scioglimento

Di: Redazione Metronews
condividi

ROMA «Non abbiamo fatto indagini, ci siamo limitati a raccogliere documenti e a metterli a sistema». Il prefetto Marilisa Magno, a capo di quella commissione d’accesso varata dall’ex prefetto Giuseppe Pecoraro, che nel giugno 2015 aveva proposto al ministero degli interni lo scioglimento del Comune di Roma, era uno dei testimoni più attesi del processo Mafia Capitale. Invece, la sua deposizione, considerata comunque preziosa per la procura, si è sciolta nel corso del controesame. Un mare di «non so» e «non ricordo», che, a fine udienza, ha fatto “esultare” i legali degli imputati.
«La nostra commissione  – ha detto la Magno – è stata chiamata a valutare sulla possibile presenza di ipotesi di infiltrazione della criminalità organizzata nei tre settori del comune di Roma al centro dell’ordinanza Mafia Capitale (Tutela Ambientale, Politiche sociali e Casa, ndr). Ma sugli altri 10 dipartimenti – ha proseguito la Magno rispondendo all’avvocato Cataldo Intrieri, legale di Carlo Maria Guarany – non abbiamo fatto nessuna verifica. C’era un tempo limite alla nostra attività».
Nell’aula bunker di Rebibbia, Marilisa Magno ha ricostruito soprattutto il quadro delle anomalie amministrative in seno all’Ama, la municipalizzata che gestisce per conto del comune di Roma i rifiuti e i servizi cimiteriali, dove da Walter Veltroni sino a Gianni Alemanno e Ignazio Marino, nessuno fino al dicembre 2014, secondo la Magno, avrebbe messo mano al contratto di servizio sui rifiuti fra comune e azienda scaduto nel 2005. «Anche nella relazione della ragioneria dello stato questa cosa viene censurata». Ma quando alcuni degli avvocati le fanno notare che in realtà esisteva una concessione di quindici anni fra comune e Ama, stipulata nel 2000, in funzione della quale il consiglio comunale, e non la giunta, come affermato dalla Magno, di anno in anno ha rinnovato il contratto di servizio, il prefetto non ha potuto che prenderne atto: «Questo non lo so, mi sono attenuta ai rilievi della ragioneria dello stato. Ma manca comunque una verifica triennale».
Lo scenario è il medesimo anche quando la Magno ha affrontato il problema della commissione di vigilanza in seno all’azienda. Il fatto che sia la stessa Ama, come prevede il contratto di servizio, a nominare i membri della commissione che dovrebbe controllarne l’operato genererebbe «un conflitto di interessi fra controllore e controllato». Solo che, le hanno fatto notare i legali, anche nel nuovo contratto di servizio, sottoscritto recentemente dal prefetto Francesco Paolo Tronca e dall’ad della società Daniele Fortini, è prevista la medesima clausola. Una circostanza che la Magno ignorava, anche se, questa volta con una giustificazione più che valida: «Noi ci siamo occupati fino al periodo di Ignazio Marino».
MARCO CARTA
(Foto da Youtube)

2 Giugno 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo