L'opinione
11:52 am, 7 Marzo 16 calendario

Mettiamo mano all’adozione

Di: Redazione Metronews
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Gli omosessuali sono miei fratelli. Le lesbiche, i froci, le transessuali e tutto lo spettro di colori che compone l’universo arcobaleno ha i miei stessi diritti. Ed essendo miei pari, i miei medesimi doveri. Continuerò a sfilare lungo i sanpietrini del Foro Romano durante le giornate del Gay Pride e ad accusare coloro che stigmatizzano, che puntano il dito, che minacciano.
Ma la maternità surrogata è una porcata. Un atto di arroganza proterva che non c’entra nulla con le battaglie lgbt portate avanti in questi anni. Riguarda aspetti personali del carattere, quali la superbia e il narcisismo. Un’azione che decreta le possibilità di un soggetto forte a spese di un individuo debole, fragile nelle sue necessità primarie, quali l’urgenza di denaro per poter andare avanti.
È la metafora forse mai così chiara di un mondo ineguale, in cui chi ha può tutto: e chi non ha, vende se stesso in cambio di un tozzo di pane. Calpestando la propria dignità di persona umana, ridotta a semplice utensile.
Non a caso, molti tra i corifei di questo grottesco mercato propugnano la “libertà” delle ragazze di affittare se stesse nei postriboli vivificati dalle luci al neon, se non lungo le arterie consolari; e anche la liceità di vendersi un rene laddove ce ne fosse l’esigenza. E asserendo tale mostruosità, viene da dire: perché non un occhio, un braccio, un neonato portatore di organi sani, quando non una bambina al mercato pedofilo on line? 
C i fosse seriamente una domanda di genitorialità da parte di coppie omosessuali, si dovrebbe rivedere la legge sulle adozioni. Ma non solo per rappresentanti della comunità lgbt, bensì per le tante coppie eterosessuali che quella domanda sentono forte e che davvero genitori vorrebbero essere. Sono tanti i bimbi negli istituti, tanti i bimbi abbandonati.
Mettere mano alla materia legislativa e sbloccarne i meccanismi farraginosi e miopi, sarebbe un atto di Giustizia e un andare incontro a un reciproco bisogno: quello di avere un padre e una madre e quello di amare, proteggere e servire il proprio figlio.
Il resto, l’orrore di cui si legge, affittare il corpo di una donna per 9 mesi, saldare quel viaggio meraviglioso con dei soldi, allontanare il neonato dal respiro che lo ha cullato durante la gestazione: riporta a nere teorie di cui non vorremmo avere echi.
A un’idea di superuomo infallibile da cui stare alla larga, in grado di procedere oltre vincoli morali e direttive etiche. Forte della propria scienza priva di coscienza. Del proprio diritto sancito dalle carte di credito affastellate nel portafoglio.

7 Marzo 2016
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