Donne/lavoro
11:30 am, 11 Dicembre 15 calendario

Lavoro, segnali positivi ma le eredità pesano su giovani e donne

Di: Redazione Metronews
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ROMA Nel 1° trimestre 2015 il Pil ha fatto registrare la prima variazione positiva da oltre tre anni e nel 2° si è confermata l’uscita dalla fase recessiva con un +0,7%. L’aumento degli occupati, avviato dal 2014, ha avuto un’accelerazione: i nuovi contratti a tempo indeterminato hanno registrato nella prima metà del 2015 un aumento di 250 mila unità (+29%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte di una flessione del lavoro parasubordinato (‑19%) e di una sostanziale stabilità del lavoro a termine. Anche la domanda degli investimenti e delle esportazioni in ripresa, aggiunta a una maggiore fiducia delle imprese, concorrono nel delineare uno scenario favorevole per il 2016.
Ma la pesante eredità del passato pesa soprattutto sui più giovani e sulle donne. Resta poi da verificare se gli incrementi in termini occupazionali confermeranno un carattere strutturale o se sono un effetto del combinato disposto di un incentivo di tipo economico (tramite lo sgravio triennale disposto dalla legge di stabilità 2015) e di uno di tipo normativo (il contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act).
Questi temi sono stati affrontati in occasione del convegno Isfol su “Lavoro e crisi economica”, con la partecipazione dell’On. Teresa Bellanova, sottosegretaria di Stato al Lavoro e alle Politiche Sociali. L’incontro si è concentrato sulle evidenze degli studi condotti dall’Isfol sulle dinamiche più recenti del mercato del lavoro e sulle riforme varate negli ultimi anni.
 
Focus giovani. Tutt’ altro che choosy
Dall’indagine Isfol sulle transizioni dalla formazione al lavoro, che ha coinvolto 45 mila 20-34enni, è emerso che per i giovani il lavoro ha una funzione strumentale, finalizzata al sostentamento economico. Solo in secondo luogo il lavoro è legato al perseguimento dei propri interessi. La coerenza tra il percorso di studi e le attività professionali assume sempre meno peso nella scelta della propria occupazione (62,8% degli intervistati), a favore di un contesto lavorativo che garantisca buone relazioni tra pari (89,8%), una retribuzione adeguata (per il 92,5%) e un livello elevato di salute e sicurezza sul luogo di lavoro (93,7%).Sul focus giovani si veda la relativa infografica.
 
Focus donne. Figli: vorrei ma non posso
L’ultima indagine campionaria sulle nascite condotta dall’Istat in collaborazione con l’Isfol ha evidenziato come la contrazione del comportamento riproduttivo abbia avuto solo parzialmente carattere volontario. Infatti, a fronte di 1,37 figli per donna nel 2014, la numerosità familiare “attesa”, ovvero il numero medio di figli che le donne vorrebbero avere nella loro vita, risulta superiore a 2 figli per donna.
La crisi ha impattato in particolare sulla vita professionale delle neo-madri. Il 22,3% delle donne che erano occupate durante la gravidanza non lo sono più dopo la nascita del figlio. E il dato è in aumento rispetto al 2005 (quando si attestava sul 18,4%). Più della metà (52,5%) delle madri che hanno smesso di lavorare ha dichiarato di essersi licenziata o di avere interrotto l’attività che svolgeva come autonoma. Una madre su quattro ha invece subito un licenziamento. Per una su cinque si è concluso il contratto di lavoro o la consulenza.
Tra i motivi che hanno spinto le madri a lasciare il lavoro rispetto al 2005 diminuiscono (pur restando prevalenti) le motivazioni riconducibili a difficoltà di conciliazione dei ruoli (dal 78,4% al 67,1%), mentre aumentano quelli legati all’insoddisfazione per il tipo di lavoro svolto sia in termini di mansioni che di retribuzione (dal 6,9 % al 13,5 %).
Tra le occupate si evidenzia un aumento delle difficoltà di conciliazione: dal 38,6% nel 2005 al 42,7% nel 2012.
 
METRO

11 Dicembre 2015
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