Napoli est
1:26 am, 2 Dicembre 15 calendario

Un fiume di veleni oleosi smaltiti illegalmente a Napoli

Di: Redazione Metronews
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Napoli. Acque oleose, colme di sostanze tossiche, riversate illecitamente per risparmiare. Una bomba ambientale e giudiziaria è esplosa ieri, quando la Direzione distrettuale antimafia ha predisposto il sequestro di 240 milioni di euro alla società Kuwait petrolium Italia spa (Q8), un colosso della petrolchimica, che in serata con un comunicato ha fatto sapere di «aver sempre operato legalmente e nelle regole». 
Dall’operazione, secondo quanto accertato dall’Agenzia delle dogane di Napoli e della Capitaneria di Porto, che hanno appunto dato esecuzione a un decreto emesso dal tribunale di Napoli, emerge che 42 mila metri cubi di acque inquinate sono finite nei serbatoi installati nel deposito fiscale Q8 e smaltiti illecitamente «nell’impianto di depurazione del deposito fiscale, al fine di non sostenere le spese di corretto smaltimento». Stiamo parlando dell’area che corrisponde a uno dei Sin d’Italia, dove per Sin s’intendono i “Siti di interesse nazionale”, i buchi neri dell’inquinamento italiano, insomma. Da anni i cittadini di Napoli est lamentano il forte odore di benzene e chiedono monitoraggi sanitari. Ma fino ad ora nessuna bonifica è partita.
È un’area di ex raffinerie, e di enormi depositi di carburanti, a due passi dalla stazione centrale di Napoli, poco prima di Portici e della zona vesuviana. Solo nel quartiere di San Giovanni a Teduccio ci sono 30 mila abitanti. Gli indagati sono otto e tutti con ruoli apicali: dal legale rappresentante della Kuwait Petrolium Italia spa, al “terminal manager” del deposito fiscale di Napoli, ai gestori dell’impianto nonché il direttore delle risorse umane, acquisti e appalti della Kuwait Petroleum Italia spa di Roma.
I verbali delle Conferenze di servizio propedeutiche alla progettazione delle bonifiche non ci sono più nel sito del ministero dell’Ambiente e su quello della Sogesid, la società in house titolare della progettazione degli interventi nei Sin, i siti più inquinati d’Italia.
Ma Metro ha potuto visionarli ugualmente: i responsabili del procedimento scrivono nero su bianco, anno dopo anno, che i terreni e le falde sono inquinate con numerosi metalli pesanti (cadmio, piombo, alluminio, ferro), idrocarburi e anche il cromo esavalente. Napoli est è uno dei Sin, ma anche qui della bonifica non c’è traccia. E anzi, nel verbale di una Conferenza dei servizi datata maggio 2013 presso il ministero dell’Ambiente, si precisava che “tali analisi non risultano essere MAI state eseguite”.
STEFANIA DIVERTITO

2 Dicembre 2015
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