Corruzione
8:28 pm, 3 Giugno 15 calendario

Corruzione nello sport prima della Fifa c’era Olimpia

Di: Redazione Metronews
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STORIA L’importante non è partecipare, ma vincere. Ad ogni costo. Figurarsi quando in ballo ci sono i miliardi di sponsor, tv e merchandising. Ma è stato sempre così. A partire dalle antiche Olimpiadi greche. Più di recente lo scandalo Fifa ricorda da vicino quello della Formula 1 per cui Ecclestone ha pagato molti soldi di patteggiamento. È noto che le scommesse hanno inciso sui risultati di mezzo mondo, non solo nel calcio. È stato poi accertato che alcuni giudici non sono stati imparziali nel giudicare gare in sport come pattinaggio, pugilato e altre competizioni con punteggi.
Ma la corruzione contamina lo sport fin dalle sue origini. Lo scrittore del II secolo Filostrato scrive che «si può impunemente vendere o comperare la corona di Apollo o di Poseidone (cioè la vittoria nelle gare istimiche e pitiche)». Frammenti bronzei di fine VI sec. a.C. conteneva punizioni contro modalità di gara irregolari  e manipolazioni delle decisioni arbitrali. «Non è col denaro ma con le gambe veloci e il corpo robusto che si conquista la vittoria olimpica», dovevano scrivere gli atleti multati per aver imbrogliato. Come il pugile Eupolo di Tessaglia che ha l’«onore» della prima frode sportiva accertata nella storia, avendo corrotto tre avversari nella 98ma Olimpiade del 388 a.C.. Qualche anno prima il corridore Leone di Ambracia accusò i giudici di aver favorito un rivale, alla fine gli fu dato ragione ma non la vittoria. Nel 332 a.C. il pentatleta ateniese Callippo fu squalificato per aver pagato gli avversari: Atene per protesta ritirò la delegazione olimpica. Un degrado senza fine, se la corruzione poteva essere messa anche in un contratto: un papiro egiziano del 267 d.C. fissa le condizioni di pagamento (3.800 dracme) con cui il padre di un lottatore adolescente si accordava con un rivale del figlio per garantirsi la vittoria. 
Non sappiamo invece se fu questione di soldi, ma la lapide di Amiso (in Turchia) rivela come il gladiatore Diodoro fu ucciso in combattimento perché l’arbitro non gli aveva aveva concesso la giusta vittoria nell’azione precedente.
OSVALDO BALDACCI

3 Giugno 2015
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