Francesco Facchini
6:35 pm, 19 Novembre 14 calendario

Il Pil più importante? È la nostra felicità

Di: Redazione Metronews
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Ne parlò Bob Kennedy, nel 1968, in un discorso rimasto storico. In Italia ce lo siamo mangiato e dimenticato. “Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”. Parlava ai ragazzi dell’Università del Kansas, era il 18 marzo. Venne assassinato il 6 giugno dello stesso anno… forse perché aveva ragione. In Italia abbiamo crisi, povertà, drammi: vero. In Italia anche nel Dopoguerra avevamo crisi, povertà, drammi. Tra ora e allora, però, c’è una differenza: oggi è sparita la felicità. Quella che con il Pil non si misura. La vera malattia, lo si vede a occhio nudo camminando su qualsiasi marciapiede, è la mancanza di felicità. Ora ci riempiono le orecchie di indicatori al ribasso, di deflazione, di recessione, di immobilismo. E’ una spirale che prima o poi tutto inghiotte. Ecco, quel buco nero si è trangugiato anche la felicità degli italiani che prima, basta ascoltare le parole di una canzone a caso del primo dopoguerra, era uno dei nostri brand migliori. Se sei felice non ti ammali, se sei infelice sì. Se sei felice il lavoro lo trovi, se sei infelice è più difficile. Se sei felice, sei in pericolo, perché esposto al vento dell’invidia altrui. L’infelicità, invece, è una condizione comoda, buona per dare sempre la scusa a qualcuno o qualcosa d’altro. Basta.
Eppure lo sento già il sibilo della critica. Come si fa a essere felici in questo momento e in queste condizioni? Non è nemmeno difficile: basta partire da quello che si ha. Ho un figlio: lo guardo giocare, lui mi parla. Io sono felice e tutto intorno sparisce. E ve lo dico, non è un granché quello che ho intorno. Ribaltare questa Italia si può facendo tornare al segno più il pil della felicità: partendo da quel poco che si ha e da quel poco che si è.
Infelici, fate pure: è comodo stare in quella condizione. È una condizione riparata. Gli altri ripartano da quello che sono e quello che hanno. C’è anche l’additivo, il turbo: la felicità ha senso se è divisa con gli altri. E il pil più importante, quello che non si misura, crescerà ancora di più.
 
FRANCESCO FACCHINI
direttore di Ala News

19 Novembre 2014
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