6:05 am, 21 Gennaio 14 calendario

LA MUSICA VIVA SOLO GRAZIE A NOI

Di: Redazione Metronews
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Fino a qualche tempo fa, la musica on line o la si pagava o la si “piratava”. Parliamo di un’altra era geologica, che si è chiusa con l’avvento nel 2008 dello streaming. O meglio, di Spotify, che ha portato nei dispositivi digitali degli utenti la musica gratis. Una grande notizia per gli appassionati, una disgrazia secondo molti artisti, preoccupati dai mancati proventi. «Ma la chiave per la sopravvivenza del mercato musicale è proprio la distribuzione gratuita di contenuti», risponde loro Daniel Ek, cofondatore e CEO di Spotify.
Com’è nata Spotify?
Ho fondato questa società perché avevamo notato il paradosso che molte più persone ascoltavano musica, ma che allo stesso tempo  l’industria musicale stava declinando. L’implosione è stata causata dalla pirateria. Quindi ci siamo chiesti: come possiamo combatterla? Era evidente infatti che la strada intrapresa dalle major di citare in giudizio i singoli consumatori era fallimentare. Già allora era chiaro che a lungo termine l’unica soluzione era creare un servizio più appetibile della pirateria.
Le etichette vi vedono come il fumo negli occhi… Sono vostre nemiche?
Non credo ci sia una sola casa discografica che abbia problemi con noi. Abbiamo collaborato per quattro o cinque anni e sono certo che non lo avrebbero fatto se a loro non fosse convenuto ciò che facciamo. In questo momento per loro siamo il secondo più grande generatore di entrate dopo iTunes.
Gli artisti invece non vi amano perché vedono diminuire i loro incassi…
Siamo ancora ai primordi del sistema streaming. Non abbiamo trovato un modello perfetto, ma le cose stanno cambiando. In Svezia abbiamo affrontato questo dibattito 5 anni fa. Ora è sparito, perché con Spotify, l’industria musicale svedese è cresciuta. Ciò significa che le major continuano a pagare gli artisti migliori.
Robert Kyncl, responsabile dei contenuti di YouTube, dice che YouTube è la fabbrica di talenti della gente comune. Spotify è la stessa cosa?
No. Non vogliamo diventare produttori di musica.  Noi ci concentreremo sempre più su ciò che sappiamo fare bene: forniture sempre più musica alla gente!
Elisabeth Braw/metro international

21 Gennaio 2014
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