Lino Capolicchio
6:20 pm, 4 Maggio 22 calendario
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Lino Capolicchio un attore a tutto tondo

Di: Orietta Cicchinelli
Capolicchio
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Addio, Lino Capolicchio, semplicemente Giorgio del Giardino dei Finzi-Contini! Così resta impresso nella storia cinematografica l’attore di Merano che impersona il giovane ebreo vittima delle leggi razziali, protagonista del celebre Giardino dei Finzi-Contini, nella trasposizione del capolavoro di Giorgio Bassani da parte di Vittorio De Sica. Un ruolo che gli dà visibilità in patria (David di Donatello per la migliore interpretazione maschile), e anche nel mondo: Orso d’Oro Berlino 1971, Premio Oscar come miglior pellicola straniera. Tra i protagonisti della stagione dello sperimentalismo e della militanza del cinema italiano Anni ‘70, l’attore si è spento nella serata del 3 maggio a Roma. Celebre la sua frase: “Il grande successo è come un veleno immesso nelle vene, una droga talmente forte da non poterne più fare a meno”.

Capolicchio e il debutto con Strehler

Nato il 21 agosto 1943 nella provincia di Bolzano, Capolicchio cresce a Torino, dove muove i primi passi in teatro. Si trasferisce presto a Roma dove si diploma all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico per esordire poi con Strehler al Piccolo di Milano (Le baruffe chiozzotte, 1964) di Goldoni, tra gli applausi di critica e di pubblico. Nel 1965 con Strehler fa Il gioco dei potenti, grande affresco shakespeariano dall’Enrico VIII. Ma il grande pubblico nota e apprezza Capolicchio in Rai nel ruolo di Andrea Cavalcanti nello sceneggiato Il conte di Montecristo (1966) diretto da Edmo Fenoglio. Nel 1967 è nel cast del film La bisbetica domata del maestro Zeffirelli.

Metti, una sera a cena…

Il primo ruolo da protagonista al cinema arriva nel 1968 con Escalation di Roberto Faenza. Sarà poi in Metti, una sera a cena, sceneggiato da un giovane Dario Argento, da una pièce teatrale di Patroni Griffi, e ne Il giovane normale di Dino Risi. Nel 1970 viene scelto De Sica per il suo ruolo più celebre: Giorgio protagonista de Il giardino dei Finzi Contini che lo consacra: nella pellicola al suo fianco appare Dominique Sanda nei panni di Micol, la figlia dei Finzi Contini, ricca famiglia ebrea di Ferrara, di cui s’innamora. Tra gli altri film apprezzati: Amore e ginnastica (1973) e Mussolini ultimo atto (1974) di Lizzani.

Il sodalizio con Avati

Nel 1975 torna in tv nello sceneggiato La paga del sabato (1975) di Bolchi, appare poi nel poliziesco La legge violenta della squadra anticrimine (1976) di Stelvio Massi ed è protagonista del film Solamente nero (1978) di Antonio Bido. Finché nel 1976 Pupi Avati lo vuole nel thriller La casa dalle finestre che ridono.

Da qui un lungo rapporto di collaborazione col regista bolognese che vede l’attore nel cast delle miniserie tv Jazz Band (1978) e Cinema!!! (‘79), dei film Le strelle nel fosso (1978), Ultimo minuto (‘87), Noi tre (1984), dove interpreta Leopold Mozart, padre di Wolfgang Amadeus. Nel 2010 Pupi Avati vuole Capolicchio anche nel cast di Una sconfinata giovinezza. Successivamente l’attore sarà nel documentario Pupi Avati, ieri oggi domani di Claudio Costa. Nel 2019 Avati lo dirige ancora una volta nel film Il signor diavolo.

Capolicchio tra fiction e impegno

Dagli Anni ‘80 Capolicchio lavora sempre più limitatamente per cinema e televisione, dedicandosi esclusivamente al teatro e all’insegnamento dell’arte drammatica alle nuove generazioni. Le sue sporadiche apparizioni collimano con un lavoro per autori riconosciuti (i fratelli Taviani in Fiorile; Del Monte in Compagna di viaggio; Renzo Martinelli in Porzus) o, dopo il 2000, in fiction di impegno civile (Un delitto impossibile, Il sequestro Soffiantini).

In questo periodo si dedica anche alla regia con due opere anticonvenzionali e nostalgiche. Nel 1995 il docu-drama Pugili, e nel 2002 Il diario di Matilde Manzoni, sulla figura della figlia del celebre scrittore milanese, rappresentato come un padre assente. E non è un caso: in un’intervista del 2020 Capolicchio dichiarerà di aver avuto un’infanzia segnata da un pessimo rapporto col padre che lo allontanò dalla famiglia, mandandolo in collegio. Del 2019 la sua autobiografia D’amore non si muore. Nel 1984-‘87 Capolicchio insegna al Centro sperimentale di cinematografia con la cattedra di recitazione dove scopre Francesca Neri, Sabrina Ferilli e Iaia Forte.

4 Maggio 2022 ( modificato il 5 Maggio 2022 | 11:48 )
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