Musica
12:01 am, 24 Marzo 23 calendario
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Diodato: «La mia vita? In balia delle onde canto l’amore»

Di: Orietta Cicchinelli
Diodato
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Fuori oggi “Così speciale” il nuovo album di Diodato, che sancisce il ritorno di uno degli artisti più amati degli ultimi anni e tra i più premiati della storia della musica italiana. Diodato torna con un album dalla forte identità sonora, che passa dall’intimità di un piano e di una voce ad arrangiamenti corposi e potenti.

Diodato, Così speciale che album è?

«Sicuramente è il risultato di ciò che ho vissuto in questi anni, di ciò che ho visto, che mi è passato addosso e dentro. “Così speciale” cerca di andare in profondità ma anche nella società che io vivo: mi piace l’idea di essere contaminato dalla gente e ascoltare quel che la gente ha da dire. Anche sul Paese in cui vivo: lo sguardo si è allargato tanto per le esperienze che ho fatto e anche purtroppo per quel che stiamo vivendo, come la guerra. Nell’album ci sono tanti spunti che appartengono al mondo intorno a me. Racchiude tutto questo e spero di trasmetterlo».

E negli ultimi anni è successo davvero di tutto…
«Per me è stato un periodo straordinario, ricco di spunti: tutti siamo stati messi alla prova e abbiamo avuto l’opportunità di capire cosa fosse veramente importante per noi. Le serate con gli amici, starsene tutti insieme a casa, condividere…»

Diodato dopo Sanremo.
«Sanremo mi ha dato un’esposizione mediatica che è rimasta per mesi, anche se con la pandemia tutto il resto era fermo, io ho vissuto un periodo ricco. Mi sono sentito più parte della comunità, perché ho visto che la mia musica poteva essere importante per gli altri. Ho avuto la fortuna di vincere un sacco di premi che mi hanno mandato e non sono dovuta andare a ritirare: mi sono arrivati a casa (ride, ndr.). E poi altre cose come il cinema e il tour europeo e negli Usa».

La rivedremo sul palco dell’Ariston?
«Per me è casa: ci sono stato tre volte. Amadeus mi ha sempre fatto capire e sentire calore e accoglienza. Ci tornerei! Ma non ho voluto farlo con questo album, perché volevo un respiro diverso».

Sull’ultimo Festival…

«L’ho visto ed è stato divertente: Ama, oltre ad essere grande presentatore, ha giusta sensibilità di affrontare il festival che deve rappresentare tutta la musica italiana e valorizzare le varie professionalità. Ho la sensazione che lui ha sempre molta cura degli artisti all’Ariston. E loro si sentono protetti: ecco il motivo per cui ci vanno tutti… In tanti non percepiscono più Sanremo come gara, ma come grande canale per promuovere le proprie cose. Forse è mancata la presenza delle etichette indipendenti, ma la scena indie è diventata più pop, si è un po’ tutto uniformato. E a me piace che vengano abbattute barriere: la musica è una. Lo scorso anno c’era Giovanni Truppi a rappresentare questa voce, ma credo che Ama si faccia guidare molto dalle emozioni».

Diodato e la dimensione live

«Sul palco un po’ d’ansia c’è, perché scrivo canzoni non facili da cantare e devo essere al top per farle. Ma il live mi mette in connessione con le motivazioni che mi hanno spinto a scrivere canzoni. Il live deve vibrare diversamente dall’album: uso molto poco le sequenze sui brani. Tutto è molto suonato: sul palco siamo in 9. È un live energico che mi racconta benissimo: chi non mi ha mai visto live non mi conosce».

Va all’estero cantando in italiano.
«In futuro forse sperimenterò in altre lingue: mi piacerebbe fare collaborazioni. Per tutta una vita ho ascoltato artisti in lingue diverse e capivo anche non conoscendo la lingua. Questo tour mi ha portato a suonare davanti a persone di altre nazioni e questo mi ha stupito e mi ha fatto capire quanto l’Eurovision Song Contest spinga in tal senso. Bello portare la propria cultura in giro… Se Veloso viene in Italia a cantare rimaniamo ipnotizzati sia dalla sua cultura che dalle sonorità diverse che lui porta dal proprio paese».

Il tour

«Parto il 15 aprile da Padova, poi Milano, Torino e Bologna, Roma… Poi farò 5 città europee».

Spaventato?
«No. So bene che andando all’estero ho un pubblico più limitato. Mi sento molto a casa in Spagna e Parigi: è stato splendido suonare in Francia e non conosco Berlino. Anche se in passato ho suonato a Francoforte e Colonia: ma i tedeschi sono molto attenti alla musica italiana. Non sono mai stato a Praga: un’occasione per fare il turista. Fare tour serve anche a interagire e conoscere il mondo».

Diodato e il cinema.
«Ho l’attitudine di pensare alla musica come colonna sonora di un vissuto: quindi anche in questo album ci sono brani adatti a fare da colonna sonora di un film. Ho avuto collaborazioni di grande soddisfazione e il cinema resta la mia grande passione».

La vita di Diodato

«In balia delle onde, senza punti di riferimento. Mi sento in mezzo al mare (metafora dura da usare oggi), ma vivo di incertezze in un casino interiore. Cosa che ti fa desiderare, a volte, una quiete, un porto sicuro, come le braccia di una persona cara per staccarsi da questo grande caos. L’amore muove, come diceva Dante, ogni cosa ed è il motore di questo album. Senza amore non potrei continuare a scrivere canzoni. È una delle cose in cui mi sono interrogato di più».

Diodato e i social.
«Hanno dato voce a chiunque e spazio a chi urla piuttosto che a chi è pacato e riflette più profondamente e che viene zittito o superato da chi parla più alla pancia e alimenta determinate paure. C’è necessità di incontrarsi e ascoltarsi di più. C’è bisogno di più umanità!».

In “Ci vorrebbe un miracolo” le canta: siamo tutti calzini spaiati.

«Il pezzo esprime la rabbia che abbiamo: siamo tutti feriti da ciò che accade, sballottati dal caos quotidiano e tendiamo ad estremizzare il confronto. C’è anche dell’ironia: “Ci vorrebbe un miracolo” è vero, ma non so a chi chiederlo. Forse dobbiamo rimboccarci le maniche e fare!».

A proposito di “Se mi vuoi”.
«È nato dal desiderio sullo stimolo dei Manetti Bros che mi hanno raccontato la storia del Diabolik che volevano. Mi hanno parlato del desiderio del personaggio (che non riesce mai a colmare) di essere il re del crimine. Desiderio che mi ha fatto pensare a quel che io desideravo a mia volta… Anche quando ho parlato di Baggio nella canzone ho descritto del mio rapporto con lui: non volevo fare la biografia, ma mi sono documentato, e poi ho espresso le mie emozioni sul calciatore e sull’uomo».

L’album “Così speciale” trasuda anche tanto amore.
«Sì, perché la musica è catarsi: una delle sue missioni involontarie è allungare la mano verso qualcun altro per superare i momenti di buio. Io lo faccio perché serve a me: vivo in un posto felice se sono circondato dalla musica. Mi permette di mettere le mani dentro le mie ferite, guarendole, e mi porta a sentirmi libero. E questo mi succede anche quando ascolto canzoni di altri artisti. La sensazione di provare qualcosa che altri hanno o stanno provando ti libera da un fardello».

La musica è…

«Per me, un atto magico che permette di attraversare il dolore, uscirne indenne e magari migliore».

Il 1° maggio a Taranto?
«È una data a cui tengo tantissimo. Farò di tutto per esserci!»

Diodato e le contaminazioni.
«Nella mia musica ci sono sempre state influenze del brit-pop che poi si sono mischiate con cantautorato italiano, che amo come adoro il mondo black che si ritrova in alcune mie canzoni. Prediligo la musica suonata che vibra negli strumenti e sento di avere legami con artisti che vanno in tal direzione».

Come nasce un pezzo.
«Quando scrivo una canzone o una storia non sono razionale. Non so dire come si scrive una canzone. Qui non ho pensato a un concept album: sono le mie emozioni che fanno da filo conduttore. Sono soddisfatto del brano quando sento di aver accolto quella vibrazione del momento e mi sono avvicinato a quel che volevo raccontare».

La scrittura.
«È un confronto con se stessi: a volte si tende ad edulcorare, a ripulire certe cose. Quindi bisogna capire se abbiamo raggiunto lo scopo. Per me sono importanti e mai casuali il 1° (Ci vorrebbe un miracolo) e l’ultimo brano (Vieni a ridere di me) che, in particolare, ha dentro la luce di Roma trasteverina, in un tempo sospeso nel cuore del quartiere. Io sono partito da un caos e sono andato in profondità, in un momento di solitudine prima e di tenerezza poi, come il sorriso di quando ripensi al passato».

24 Marzo 2023 ( modificato il 26 Marzo 2023 | 18:45 )
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