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5:00 am, 4 Giugno 24 calendario

Convertini: «Vi racconto le bellezze e le prelibatezze del “Paese Azzurro”»

Di: Patrizia Pertuso
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Duecento pagine di racconti, aneddoti, consigli, per scoprire o riscoprire l’Italia. “Il Paese Azzurro” è il quarto libro dell’attore, conduttore e autore televisivo e radiofonico Beppe Convertini.

“Il Paese azzurro. Un viaggio alla scoperta delle coste della nostra Italia e del suo mare”: dopo tante trasmissioni in Rai su e giù per lo Stivale, non le è ancora passata la voglia di viaggiare…

«Credo che viaggiare sia la cosa che più mi entusiasma fin da quando ero bambino. Quando ero piccolo, all’epoca non esisteva Internet né altri mezzi tecnologici, facevo un grande uso dell’atlante geografico. Dopo aver studiato per ore e ore viaggiavo sul mio Atlante: chiudevo gli occhi, aprivo l’atlante geografico, puntavo il dito e leggevo Milano, poi lo rifacevo e leggevo Roma, Palermo… Molti di quei luoghi che ho immaginato nella mia cameretta li ho poi visitati sul serio e per me è stato qualcosa di stupefacente. Il viaggio è sintomo di libertà, di accrescimento personale e professionale, offre la possibilità di incontrarsi e confrontarsi con culture diverse e, soprattutto, di andare alla scoperta dei posti più belli che appartengono alla nostra bella Italia».

Nel libro scrive di viaggi nelle storie e nelle tradizioni alla riscoperta di antichi mestieri, ma anche di eccellenze enogastronomiche. Viaggiare è bello, mangiare anche, giusto?

«La cucina italiana è sicuramente la più gustosa e variegata al mondo. Tutte le altre messe assieme non fanno quelle italiana né per quantità, né per qualità, né per varietà. Ho avuto la fortuna facendo “Azzurro – Storie di mare”, “Linea verde”, tutti programmi legati al territorio, di mangiare le cose più buone al mondo: ho assaggiato non solo le eccellenze gastronomiche, ma anche quelle ricette tipiche che fanno parte della tradizione di ogni singolo paese italiano, tutti ne hanno almeno una. E poi ci sono vini italiani che sono tra i più buoni al mondo. Sono stato molto fortunato».

Se dovesse fare una classifica a livello enogastronomico?

«Sarebbe impossibile perché in Italia si mangia bene ovunque, soprattutto a casa dalle mamme e dalle nonne che ho incontrato e che cucinano divinamente. Io nasco con le orecchiette con le cime di rapa fatte a mano da mia mamma…».

Perché la mamma è sempre la mamma…

«Certo. Mi sveglio con l’odore delle polpette fritte della domenica mattina che fosse per me sarebbero la mia colazione. Lo sono state per anni e anni. Poi, sono arrivate la tiella di Gaeta con il polpo, uno street food gustosissimo, il couscous siciliano che richiama quello arabo con il pesce povero, il pesce azzurro, gli spaghetti con le vongole e la bottarga della Sardegna, il brodetto del mare Adriatico che si assaggia a Fano…»

La fermo perché mi sta facendo venire fame. Come è andato l’incontro con gli antichi mestieri?

«Ho incontrato dei personaggi straordinari tra i quali un nonno, ultranovantenne ormai, in una tonnara siciliana. Mi ha raccontato la sua vita quando lavorava sulle barche per andare a pescare i tonni. Mi ha raccontato gli aneddoti d’amore per il mare, ma, soprattutto l’amore per quel mestiere, l’amore per la pesca, la nostalgia e la malinconia di non poter più far parte di quella meravigliosa avventura. Quando l’ho intervistato, con le lacrime agli occhi, ricordava i tanti momenti speciali della sua vita vissuta in barca con i suoi amici, i suoi compagni di viaggio».

Ce ne racconta uno?

«Mi ha raccontato di un giorno in cui con la loro barca si sono trovati in una burrasca molto forte e hanno temuto per la loro vita perché la barca prendeva acqua da tutte le parti e si era anche aperta una falla. Tutti insieme hanno aggiustato la falla e, malgrado il mare in tempesta, sono riusciti a riprendere la rotta per continuare il loro viaggio».

Capisco che possa essere difficile stilare una classifica però c’è un posto, anche un borgo piccolissimo o una grande città che ha visitato, dove andrebbe a vivere?

«La Corricella a Procida».

Perché?

«È un posto magnifico, uno dei luoghi più affascinanti che esistano in Italia. Oltre al panorama straordinario e alle sue case colorate, c’è un pullulare di vita nelle persone che ci vivono che è unico. Chi vive a Procida ama la sua isola ed è così legato a lei da mantenerla intatta, selvaggia, con tutte le sue tradizioni. Procida è “L’isola di Arturo”, il romanzo di Elsa Morante, l’isola del film “Il Postino” che quest’anno festeggia i trent’anni, l’isola del Procida Film Fest: un luogo che accoglie anche il cinema essendo stata set naturale per molti film e molte fiction».

Qual è invece il posto dove per un motivo o per l’altro non tornerebbe?

«Non c’è un posto dove non tornerei perché ogni luogo mi ha riservato qualche bellezza».

Cambio la domanda: qual è un posto che avrebbe voluto visitare, ma che non ha visitato?

«Lampedusa».

Perché proprio Lampedusa?

«Perché è l’isola dell’accoglienza, della generosità: ha offerto ospitalità a tanti migranti. È anche un’isola molto bella con un mare spettacolare, ma per me è il simbolo dell’amore verso il prossimo».

A proposito di accoglienza, come è stato accolto dai locali dei Paesi che ha visitato? Immagino che lei sia presentato con un bel po’ di telecamere al seguito…

«Mi sono sempre sentito a casa in ogni luogo dove sono stato. Il mio terzo libro l’ho intitolato “Paesi miei” proprio perché li ho sentiti veramente miei quei paesi. E per questo quarto libro “Il paese azzurro” ho provato le stesse sensazioni. C’era sempre un posto a tavola, ovunque andassi, per il viandante. Mi hanno considerato sempre come uno di famiglia. Gli italiani sono molto generosi e accoglienti».

Non c’è stato nessuno che si è sentito “spiato” dalla presenza delle telecamere?

«No, perché mi sono avvicinato a loro vivendo la loro vita, integrandomi. Solo così si può capire la vera essenza delle persone che vivono in un luogo fatto di odori, colori e sapori. Ho cercato di mettermi io al loro servizio per poter raccontare le loro tradizioni, i loro saperi e le loro bellezze. Solo così il racconto può essere autentico».

Il rispetto innanzitutto.

«Assolutamente. Sono nato in una famiglia dove il rispetto e l’educazione sono la base della vita».

Il “Paese azzurro”, “Azzurro – Storie di mare”, “Linea Verde”: lei c’è l’ha un po’ con i colori…

«Sono sempre stati importanti. Quando ero bambino facevo la vendemmia con i miei nonni: raccoglievo l’uva, la portavo nella tinozza a spalla e vedevo il suo rosso intenso. Poi c’erano le conserve fatte con le nonne, la manovella della salsa che girava per ore mentre bolliva sul fuoco, i pomodori secchi messi sulla rete metallica come si usa da noi ai trulli, il sugo fatto cuocere lentamente sul fuoco che arde: sono tanti elementi straordinari che sono entrati dentro di me nel corso degli anni trascorsi sotto i pergolati dei trulli».

Qual è il piatto preferito di Convertini oggi e qual era quello di Convertini bambino?

«Quando ero bambino, la frisa con il pomodoro, l’origano, l’olio extravergine di oliva pugliese era ed è per me una delizia. Oggi e sempre, le orecchiette con le cime di rapa».

Con o senza acciughe?

«Assolutamente con le acciughe: anche se alcuni non le mettono, insaporiscono molto di più il piatto. E poi mamma le fa sempre con le acciughe. Quindi, per me ci vanno».

PATRIZIA PERTUSO

4 Giugno 2024
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