Medioriente, Netanyahu presenta il piano post-guerra
La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas giunge al giorno 140. Secondo il Wall Street Journal, che cita fonti egiziane, i miliziani sono pronti a liberare gli ostaggi israeliani in cambio di 3mila detenuti palestinesi in Israele”. Intanto si contano nuove vittime dopo un raid israeliano su un edificio Unrwa che ospita sfollati nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia. Il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, ha annunciato un nuovo bilancio delle vittime palestinesi: 29.410 dall’inizio dell’offensiva di Israele.
Piano post guerra di Netanyahu prevede chiusura Unrwa
Il piano sul post guerra presentato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu al suo Gabinetto per l’approvazione include fra gli aspetti chiave la chiusura dell’Unrwa, cioè l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Lo riporta il Times of Israel, second cui il documento rileva il presunto coinvolgimento di 12 dipendenti dell’Unrwa nell’assalto di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele e afferma che Israele lavorerà per sostituire l’agenzia con “organizzazioni umanitarie internazionali responsabili”.
Il Times of Israel sottolinea tuttavia che, secondo quanto riferito il mese scorso da un funzionario alla testata stessa, nel breve termine Israele non vorrebbe lo scioglimento dell’Unrwa perché, trattandosi della principale organizzazione di distribuzione degli aiuti sul territorio, ritiene che la sua chiusura rischierebbe di provocare una catastrofe umanitaria che potrebbe costringere Tel Aviv a cessare i combattimenti contro Hamas.
Leader Hamas lascia Egitto dopo colloqui su tregua e ostaggi
Il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha lasciato l’Egitto dopo aver avuto colloqui al Cairo con funzionari egiziani su un possibile cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e su uno scambio di ostaggi detenuti dai militanti con palestinesi imprigionati in Israele. Lo riferisce Hamas in una dichiarazione rilasciata stamattina, in cui non precisa se i colloqui di Haniyeh con il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel sui modi per porre fine alla guerra, sull’accordo per gli ostaggi e sul flusso di aiuti a Gaza abbiano avuto successo o abbiano portato a una svolta. I colloqui al Cairo hanno preceduto un incontro di alto livello previsto a Parigi in cui i mediatori internazionali presenteranno una nuova proposta. Stati Uniti, Egitto e Qatar da settimane provano a trovare una formula che possa fermare la devastante offensiva di Israele a Gaza, ma ora si trovano di fronte a una scadenza non ufficiale, cioè l’inizio del mese sacro musulmano di Ramadan atteso per il 10 marzo.
Israele cerca un accordo per fasi, che includa una pausa temporanea nei combattimenti in cambio del rilascio di alcuni dei circa 100 ostaggi ancora trattenuti dai militanti palestinesi dopo il brutale attacco di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele. Lo Stato ebraico ha giurato che continuerà a combattere finché Hamas non sarà annientato. Hamas ha inizialmente chiesto di porre fine alla guerra, giunta al quinto mese, prima di poter rilasciare gli ostaggi e ha detto che avrebbe rilasciato gli ostaggi israeliani in cambio di tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane; Israele ha respinto questa richiesta e i mediatori lavorano quindi per un nuovo accordo.
Netanyahu presenta piano post-guerra, funzionari locali a Gaza
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha presentato ieri sera al gabinetto di sicurezza un documento di principi riguardante la gestione di Gaza dopo la guerra, con l’obiettivo di insediare “funzionari locali” non affiliati al terrorismo per amministrare i servizi nella Striscia al posto di Hamas. Lo riferisce ‘The Times of Israel’. Il documento, reso noto nella notte, è in gran parte una raccolta di principi che il premier ha espresso fin dall’inizio della guerra, ma è la prima volta – si sottolinea – che vengono formalmente presentati al governo per l’approvazione.
Stando al piano presentato da Netanyahu al suo Gabinetto per l’approvazione, dopo la fine della guerra contro Hamas Israele dovrebbe controllare la sicurezza in una Striscia di Gaza smilitarizzata e avrà un ruolo negli affari civili. Pur mancando il piano di dettagli, si tratta della prima volta che Netanyahu presenta una visione formale del post guerra. L’insistenza di Netanyahu su un ruolo israeliano a tempo indeterminato nella gestione di Gaza è in contrasto con le proposte chiave degli Stati Uniti per un governo autonomo palestinese che alla fine governi sia Gaza che la Cisgiordania occupata da Israele come premessa per uno Stato. Il piano ribadisce che Israele è determinato a schiacciare Hamas, il gruppo militante che è salito al potere nella Striscia di Gaza nel 2007. I sondaggi indicano che la maggioranza dei palestinesi non sostiene Hamas, ma che il gruppo ha radici profonde nella società palestinese. I critici ritengono che l’obiettivo di Israele di eliminare Hamas sia irraggiungibile.
Il piano prevede libertà d’azione per le forze armate israeliane a Gaza dopo la guerra, per sventare qualsiasi minaccia alla sicurezza, e dice che Israele stabilirà una zona cuscinetto all’interno di Gaza, cosa che probabilmente provocherà obiezioni da parte degli Stati Uniti. Il piano prevede anche appunto che Gaza sia governata da funzionari locali che “non saranno identificati con Paesi o entità che sostengono il terrorismo e non riceveranno pagamenti da loro”. Non è chiaro se i palestinesi accetterebbero di ricoprire tali ruoli di ‘contractor’. Negli ultimi decenni, Israele ha ripetutamente provato e fallito nel tentativo di istituire organi di governo locali palestinesi scelti personalmente.
Biden: “Anche palestinesi soffrono per terrorismo Hamas”
“Non userò mezzi termini. La stragrande maggioranza dei palestinesi non appartiene ad Hamas. E Hamas non rappresenta il popolo palestinese. In realtà, anche loro soffrono a causa del terrorismo di Hamas”. Lo ha scritto in un post pubblicato sul proprio profilo su X il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.”Dobbiamo avere gli occhi lucidi riguardo a questa realtà”, ha aggiunto.
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