Dati Istat sulle vendite al dettaglio: carrelli più vuoti e spesa più cara
Secondo i dati Istat a novembre 2023, per le vendite al dettaglio, si stima una crescita congiunturale dello 0,4% in valore e dello 0,2% in volume. Sono in aumento le vendite dei beni alimentari in valore (+0,2%) mentre registrano una flessione quelle in volume (-0,2%); le vendite dei beni non alimentari sono, invece, in aumento in valore e in volume (rispettivamente +0,6% e +0,4%). Su base tendenziale, a novembre 2023, le vendite al dettaglio aumentano dell’1,5% in valore e registrano un calo in volume del 2,2%. Sempre in termini tendenziali, le vendite dei beni alimentari crescono del 4,1% in valore e diminuiscono del 2% in volume; quelle dei beni non alimentari calano sia in valore (-0,3%) sia in volume (2,3%). Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i Prodotti di profumeria, cura della persona (+5,0%), mentre registrano il calo più consistente Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-4,1%).
Dati Istat sulle vendite al dettaglio
Rispetto a novembre 2022, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+3,4%) e il commercio elettronico (+0,6%), mentre registrano una variazione negativa le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (-0,3%) e le vendite al di fuori dei negozi (-0,9%). Nel trimestre settembre-novembre del 2023, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio calano sia in valore (-0,1%) sia in volume (-0,8%). Le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+0,3%) e diminuiscono in volume (-0,5%) mentre le vendite dei beni non alimentari calano sia in valore (-0,6%) sia in volume (-0,7%). «A novembre 2023 si registra un aumento congiunturale delle vendite al dettaglio in valore e in volume, determinato soprattutto dall’andamento dei beni non alimentari. A livello tendenziale, è in crescita il valore delle vendite, mentre prosegue la diminuzione dei volumi, seppur in modo più contenuto rispetto ai mesi precedenti», commenta l’Istat. Tra le forme distributive sono in aumento, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, le vendite della grande distribuzione (trainate dagli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare) e quelle del commercio elettronico. In calo, invece, le vendite al di fuori dei negozi e, per il quinto mese consecutivo, quelle delle imprese operanti su piccole superfici.
«Carovita è un’emergenza nazionale»
Per Assoutenti «i dati sulle vendite al dettaglio di novembre dimostrano ancora una volta come l’emergenza prezzi che ha caratterizzato il 2023 abbia modificato le abitudini delle famiglie italiane, determinando non solo un taglio della spesa, ma anche un cambiamento nei comportamenti dei cittadini». Il segnale più allarmante che arriva dal commercio è quello relativo agli alimentari, settore che in volume registra un calo sia su base mensile che annuale, a fronte di una spesa per cibi e bevande che sale in valore. Questo significa che, al netto degli effetti dell’inflazione, le famiglie hanno tagliato nel 2023 la spesa alimentare per complessivi 3 miliardi di euro annui, stima Assoutenti. «I carrelli sono sempre più vuoti e la spesa più cara – afferma Anna Rea, presidente Adoc nazionale – l’aumento dei prezzi, a cui le famiglie hanno fatto fronte nel corso del 2023 cambiando abitudini di spesa, non si arresterà neanche nel 2024. Ecco perchè continuiamo a ribadire che il carovita è un’emergenza nazionale».
Crescita azzerata dall’inflazione
«Sulle vendite al dettaglio non si arresta l’effetto caro-prezzi, con la spesa delle famiglie fortemente influenzata dai rincari che si sono registrati nel corso del 2023». Lo afferma il Codacons. «Al netto dell’inflazione e considerata la spesa per consumi delle famiglie, gli acquisti calano in volume in media di 1.197 euro su base annua a nucleo solo nei primi 11 medi del 2023 – segnala l’associazione – la frenata dell’inflazione registrata nell’ultimo periodo dell’anno ha attenuato la costante riduzione delle vendite, ma questo non basta a salvare il commercio». Vendite al dettaglio con segno positivo a novembre, ma la crescita è totalmente azzerata dall’inflazione: lo afferma Confesercenti: «Un quadro che desta preoccupazione e che riflette, comunque, una situazione ancora di criticità per la ripartenza dei consumi reali delle famiglie». Più ottimista l’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo il quale «anche le vendite del mese di novembre testimoniano la salute di un contesto economico che nell’ultima parte del 2023 sembra aver superato la fase più critica. Per il secondo mese consecutivo si è registrata una variazione congiunturale positiva in termini di volumi venduti, stima confortata anche da una revisione al rialzo del dato di ottobre».
Spesi 9 miliardi in più per mangiare
Gli italiani hanno speso nel 2023 circa 9 miliardi in più per mangiare meno a causa del caro prezzi hanno dovuto tagliare del 3,9% le quantità di cibi e bevande acquistate. È quanto emerge dalla proiezione annuale della Coldiretti su dati Istat relativi al commercio al dettaglio nei primi undici mesi rispetto allo stesso periodo del 2022. Una tendenza confermata dal fatto che – sottolinea la Coldiretti – volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +8,5% in valore, il più elevato tra gli scaffali del dettaglio. Se in testa alla classifica delle strategie salva carrello c’è il ricorso a sconti e promozioni, al secondo posto si piazza il taglio degli sprechi, con una maggiore sensibilità verso la riduzione del cibo che finisce nella pattumiera con effetti economici ed ambientali, anche attraverso l’utilizzo delle ricette del giorno dopo, con la cucina degli avanzi e il ricorso alla doggy bag al ristorante che quasi un italiano su 2 (49%) è pronto a chiedere. Secondo Coldiretti/Censis il 77% degli italiani prepara regolarmente una lista della spesa con relativa programmazione di cosa comperare che aiuta a tenere sotto controllo gli acquisti d’impulso ed a gestire con più oculatezza i budget familiari.
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