Il Cai: un nuovo alpinismo “know limits” per salvare le montagne
Il Cai rilancia la consapevolezza della gravità della crisi ambientale – che proprio in montagna si sta facendo sentire con più forza – e la necessità di porre dei limiti allo sfruttamento “usa e getta” dell’alta quota, per preservare le vette e l’intero pianeta. Parafrasando un vecchio slogan pubblicitario, l’auspicio è quello di passare dall’alpinismo “no limits” a quello “know limits”. Temi al centro del 101° Congresso nazionale del Club Alpino Italiano, che si è aperto oggi a Roma – con Licia Colò nel ruolo di moderatrice – e che proseguirà anche domenica con il titolo: “Montagna e cambiamento climatico”. Sul tavolo tre tesi congressuali dedicate al capitale naturale, al capitale sociale (la frequentazione responsabile della montagna e i nuovi comportamenti consapevoli) e al capitale economico (sviluppo della montagna). Tanti gli argomenti: dalla difesa della biodiversità allo spopolamento dei borghi, dalla gestione della risorsa idrica al sostegno alle attività locali.
Il Cai: «I ghiacciai stanno sparendo»
«Stiamo assistendo a dei ritiri spaventosi e velocissimi dei ghiacciai – ha ricordato Valter Maggi, presidente del Comitato Glaciologico Italiano – che sono uno dei principali indicatori dei cambiamenti climatici. I ghiacciai sono definiti come “beni paesaggistici sottoposti a vincoli di tutela”, ma nessuno controlla». «Non vogliamo trasformarci in curatori fallimentari della montagna – ha messo in chiaro Antonio Montani, presidente generale del Cai – sulle vette siamo ormai in una cattedrale che sta cascando a pezzi. La domanda è: riusciremo a farlo capire a tutte e tutti? Questo Congresso non vuole essere solo di lagnanze e buone teorie: vogliamo offrire proposte concrete per il futuro delle montagne, vogliamo indicare una direzione alla politica».
Montani: «È tempo di autolimitarsi»
E Montani richiama anche l’alpinismo ad un protagonismo ecologico. «Dobbiamo pensare ad autolimitazioni delle nostre attività “ludiche” – ha detto il presidente del Cai – abbiamo il dovere morale di fissare un limite e iniziare a rispettarlo come singoli e come associazione. Così avremo l’autorevolezza per chiedere alla politica decisioni anche impopolari ma necessarie». Una linea condivisa da Don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera e socio Cai: «Le montagne hanno un’anima e noi dobbiamo essere capaci di ascoltarla, perché la Terra grida, e di accoglierla», ha detto ricordando le dure parole di Papa Francesco contro il profitto, lo sfruttamento delle risorse e l’ossessione di una crescita senza limiti.
La legge sulla montagna
In un messaggio della premier Giorgia Meloni e negli interventi video dei ministri Santanchè (Turismo) e Pichetto Fratin (Ambiente) è stata segnalata la legge sulla montagna varata di recente dal Consiglio dei ministri. Applausi alla rappresentante di Mountain Wilderness e a tutti coloro che hanno invitato ad uno stop degli interventi in quota (impianti sciistici, strade, elicotteri). Applausi anche quando il presidente della Sezione di Roma ha ricordato la cerimonia promossa ad inizio anno insieme alla Comunità ebraica per consegnare le “tessere alla memoria” alle famiglie dei soci e delle socie Cai “epurati” dal sodalizio con le leggi razziali fasciste.
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