Alice Rohrwacher: «La chimera? Perché a tutti manca qualcosa»

Alice Rohrwacher protagonista alla Festa del Cinema di Roma con il suo ultimo film “La chimera” che conclude la trilogia della Tuscia (o del Centro Italia) .
Alice Rohrwacher e la mancanza di qualcosa
«Questo film evoca la memoria della mancanza, ciò che ci manca. A tutti manca qualcosa. Qualcosa di materiale ai tombaroli, ma c’è a chi manca un amore, a chi una figlia. La mancanza ci accomuna più di quanto si possa pensare. Era un soggetto spigoloso e ho cercato di raccontarlo con leggerezza». Parola di Alice Rohrwacher, alla Festa del cinema di Roma col suo film, “La Chimera”. Dopo la buona accoglienza a Cannes e Toronto, la regista italiana presenta per la prima volta in Italia il suo film (in sala il 23 novembre).
Ambientato negli Anni ‘80, nel mondo clandestino dei “tombaroli”, La Chimera racconta di un archeologo inglese (Josh O’Connor) coinvolto nel traffico di reperti archeologici. Completano il cast Isabella Rossellini, Carol Duarte, Alba Rohrwacher e Vincenzo Nemolato.
La trilogia completata
«Nel passato io cerco una radice comune, qualcosa di cui tutti possiamo avere memoria anche se non l’abbiamo vissuta e che quindi ci possa riconciliare gli uni con gli altri parlerei di una memoria involontaria. Cerco di evocare una memoria. In Lazzaro felice cercavo di evocare la memoria dell’uomo buono», aggiunge Alice riferendosi al 2° film della sua trilogia della Tuscia (o del Centro Italia) iniziata con Le meraviglie e conclusasi, appunto, con La Chimera.
«Loro non appartengono al passato, non sono figli dei loro padri che sono cresciuti vicino a quelle tombe antiche senza mai violarle. Per loro nelle necropoli ci sono solo anticaglie, cose vecchie. Non sono più cose sacre. L’ingenuità di chi ha seppellito quelle cose li fa ridere, anzi, si chiedono come sia possibile che un popolo abbia lasciato sotto terra tutte quelle ricchezze proprio per delle anime. Gli etruschi hanno dedicato la loro arte, la loro maestranza, le loro risorse all’invisibile. Per i tombaroli semplicemente l’invisibile non esiste».
L’aldilà
Per Alice Rohrwacher il tema dell’aldilà è una questione personale. Interrogata sul suo rapporto con l’aldilà, la regista spiega: «Io ho un rapporto molto simile con il visibile e l’invisibile. Come rispetto il visibile, rispetto l’invisibile».
Sulla questione risponde anche Isabella Rossellini, che nel film è stata invecchiata per interpretare Flora, l’anziana insegnante di canto che non si arrende alla perdita della figlia Beniamina. «Ho una grande ammirazione dei film di Alice Rohrwacher, così quando mi ha offerto una parte sono rimasta contenta poi l’ho chiamata e le ho detto: questo film ha a che fare con la morte? Lei mi ha risposto no, con l’aldilà. Allora mi ha convinta. Io quando penso all’aldilà – aggiunge Rossellini – mi viene in mente sempre quello che diceva Luciano De Crescenzo: “io non sono credente, io sono sperante”».
Alba Rohrwacher è Frida
Come sempre nel film di Alice Rohrwacher recita, seppure stavolta in un ruolo non da protagonista, la sorella Alba. «Il mio è personaggio di Frida che ci siamo divertite a mettere in scena andava ad attingere al codice delle fiabe per la sua genesi – racconta l’attrice – rappresenta l’avidità, è un’entità immateriale. Rappresenta la brama di ricchezza che affligge l’umanità. Con Alice ci stiamo divertendo a raccontare, naturalmente nel suo mondo, dei personaggi sempre più neri. Nelle Meraviglie e in Lazzaro felice i miei personaggi hanno grande empatia. Poi ne Le pupille (corto prodotto da Alfonso Cuaròn candidato all’Oscar) fino al personaggio di Frida de La Chimera l’empatia è meno presente. E ci dà la possibilità di osare e stupirci di noi stesse e anche del lavoro che possiamo fare insieme», conclude l’attrice.
© RIPRODUZIONE RISERVATA