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4:56 pm, 18 Ottobre 23 calendario

Il ritiro dei ghiacciai fa riemergere i residuati bellici che inquinano l’acqua assorbita dalla microfauna

Di: Redazione Metronews
Il ritiro dei ghiacciai
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Il ritiro dei ghiacciai, riportando alla luce i residuati bellici della Grande Guerra, sta innescando un pericoloso fenomeno di inquinamento delle acque di fusione e così nell’intestino degli insetti i ricercatori hanno trovato tracce di metalli che rischiano di risalire la catena alimentare. I metalli “bellici” utilizzati per la costruzione di cannoni e artiglieria militare (arsenico, antimonio, rame, ferro, piombo, nichel, stagno, zinco), liberati dal ritiro dei ghiacci, vengono assorbiti dai chironomidi, moscerini acquatici che popolano i gelidi torrenti glaciali. Uno studio condotto su tre ghiacciai alpini (Lares, Presena e Amola) da MUSE – Museo delle Scienze di Trento in collaborazione con l’Università dell’Ohio e con il sostegno della Fondazione Cogeme ETS di Rovato in Provincia di Brescia, apre nuovi inquietanti scenari sull’eredità della Prima Guerra Mondiale nelle Alpi e sul suo impatto sulla fauna glaciale. La ricerca è stata pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista scientifica internazionale “Chemosphere”.

Il ritiro dei ghiacciai

Matasse di filo spinato, proiettili, bombe, fucili: i reperti della Prima Guerra Mondiale, rimasti sepolti nei ghiacciai alpini più di cent’anni fa, oggi stanno emergendo a causa del diffuso ritiro dei ghiacciai ed entrando a diretto contatto con i torrenti alimentati dalle acque di fusione glaciale. Per affrontare una possibile contaminazione emergente di metalli pesanti, le ricercatrici e i ricercatori del Museo delle Scienze e dell’Università di Ohio hanno condotto l’analisi chimica delle acque di fusione di tre ghiacciai trentini (Lares, Presena e Amola nel gruppo dell’Adamello-Presanella) e la ricerca di contaminanti (metalli pesanti) nelle larve di insetti che le popolano (tutte appartenenti al genere Diamesa). I ghiacciai analizzati sono luoghi che furono teatro del primo conflitto mondiale tra Italia e Impero austro-ungarico.

L’eredità della guerra

Lo studio ha indagato gli inquinanti lasciati in eredità sulle Alpi dal più alto fronte della Prima Guerra Mondiale e il loro potenziale impatto sugli ecosistemi glaciali. Per farlo, il team di ricerca ha quantificato 31 elementi mediante spettrometria di massa nell’acqua e nelle larve del moscerino Diamesa zernyi provenienti dai tre torrenti glaciali analizzati. «Gli elementi rinvenuti nelle acque dei torrenti – spiegano i responsabili della ricerca – sono stati interpretati utilizzando il fattore di arricchimento crostale (che determina quali siano gli elementi maggiormente concentrati rispetto al valore di fondo dato dalla composizione della crosta terrestre), mentre l’assorbimento larvale è stato quantificato adottando il fattore di bioaccumulo (che è il rapporto tra la concentrazione nell’animale e la concentrazione nell’acqua)». Dati alla mano, nell’acqua sono stati osservati arricchimenti, da bassi a moderati, per antimonio e uranio nel torrente Presena e per argento, arsenico, bismuto, cadmio, litio, molibdeno, piombo, antimonio e uranio nel torrente Lares.

Effetti sulla catena trofica

Le larve hanno accumulato i diversi elementi in concentrazioni fino a novantamila volte superiori rispetto a quelle dell’acqua. In particolare, le larve raccolte nel torrente Lares hanno accumulato la maggior quantità di metalli e metalloidi, compresi quelli maggiormente utilizzati nella fabbricazione dell’artiglieria (arsenico, rame, nichel, piombo e antimonio).Tra questi, rame, nichel e zinco rientrano tra gli elementi essenziali per la vita, ma le concentrazioni osservate nelle larve dei siti più contaminati superano quelle attese per il loro fabbisogno (se così non fosse la loro concentrazione sarebbe identica o confrontabile nelle tre popolazioni studiate). «I moscerini che abbiamo studiato – spiega Valeria Lencioni, coordinatrice dell’Ambito Clima ed Ecologia del MUSE – sono gli unici insetti che riescono a colonizzare le gelide acque dei torrenti glaciali, dove le condizioni ambientali sono considerate estreme per la vita. Il cibo è scarso e le larve hanno l’intestino pieno di limo glaciale che fissa sulla propria superficie i metalli e li può veicolare nel corpo dell’animale. I dati raccolti destano preoccupazione per il nichel, accumulato in una concentrazione vicina a quella considerata critica per la sopravvivenza di altri insetti testati in laboratorio. Sono da approfondire gli effetti sul loro metabolismo e sulle possibili ricadute sulla catena trofica nei tratti più a valle».

18 Ottobre 2023
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