tecnostress
3:29 pm, 11 Ottobre 23 calendario

Otto italiani su dieci sono tecnostressati per abuso di social

Di: Redazione Metronews
Otto italiani su dieci
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Otto italiani su dieci sono tecnostressati – attaccati allo schermo del telefono o del Pc giorno e notte – e la quota è in rapido aumento. «Se nel 2015 una nostra ricerca su 2.000 lavoratori digitali ci indicava che il 50% era tecnostressato, oggi con il massiccio uso dei social e dell’Ia questa percentuale è probabilmente salita a livello della popolazione generale all’80%. Soprattutto perché è aumentato l’utilizzo dei dispositivi tra i giovani e anche fra quei lavoratori che prima non erano esposti al rischio, un esempio sono gli agricoltori che oggi usano il drone o il Pc per gestire le aziende. La videodipendenza è una malattia – ricorda Enzo Di Frenna, fondatore di Netdipendenza Onlus – e vogliamo aiutare queste persone a staccarsi. È come quando si mangia male e arriva l’obesità e malattie come il diabete, la stessa cosa accade con l’informazione, magari di pessima qualità, che fa diventare “obeso” il cervello. Chi è tecnostressato ha mal di testa, soffre di insonnia, ha attacchi di ansia e può arrivare anche la depressione».

Otto italiani su dieci schiavi delle chat

Crescono e si moltiplicano le chat WhatsApp sul cellulare, da quelle di famiglia a quelle di classe fino ai colleghi di lavoro e al tempo libero. Tanto che si fa fatica a stare dietro ai messaggi, agli audio e agli allegati che girano e “impallano” il telefono. Difficile tenere il passo in tutti i gruppi e rispondere in tempo reale. «C’è una abitudine a usare WhatsApp che crea dipendenza, perché c’è bisogno di sentirsi in collegamento con gli altri e ognuno si crea una chat per ogni cosa. È chiaro che l’attenzione del nostro cervello non può reggere più di 10 chat o gruppi, perché producono giornalmente dai 10 ai 30 messaggi e a fine giornata si arrivano a contare centinaia di comunicazioni. Si va in tilt. Per non parlare delle note vocali che diventano lunghissime mentre dovrebbero essere al massimo di 30 secondi». Lo sottolinea Enzo Di Frenna, fondatore di Netdipendenza Onlus, la prima associazione europea no profit che si occupa di prevenzione del tecnostress e delle videodipendenze. «Se la mente si ammala, anche il corpo si ammala – avverte Di Frenna – il sovraccarico informativo porta a mal di testa, insonnia e umore instabile. Dobbiamo usare la tecnologia, che ci aiuta e ci semplifica la vita, con più attenzione».

Nella natura per il digiuno digitale

Dal 2007 Netdipendenza Onlus promuove escursioni a contatto con la natura per prevenire la videodipendenza e il tecnostress, e tutti i rischi per la salute. «Nella natura si spegne il cellulare – spiega Di Frenna, uno dei massimi esperti italiani di digiuno digitale – io porto anche una custodia di Faraday dove metto il telefonino e anche se spento non emette più segnali. Nelle escursioni dobbiamo riconnetterci con la natura, tornare a vedere quello che c’è di bello intorno a noi e, per chi vuole, anche meditare nel silenzio». Imparare a sopravvivere all’overdose di informazioni, news, schermi, intelligenza artificiale, connessioni internet onnipresente e smart working. Secondo Di Frenna «il digiuno digitale si può fare anche a casa, basta staccarsi dal telefonino e dal Pc, io aiuto le persone ad addestrarsi a non vivere attaccati all’incantesimo degli schermi, come lo definisco». Ma qual è l’identikit della persona tecnostressata? «È chi quando si alza dal letto la mattina per prima cosa controlla il cellulare – risponde – poi passa almeno 30 minuti a leggere notizie o altro, e solo dopo fa colazione. Ma soprattutto durante la giornata controlla il telefonino 200 volte, nel 2014 una ricerca americana aveva verificato come in media controlliamo il cellulare 150 volte al giorno. A fine giornata il tecnostressato si mette a letto a guardare sempre il dispositivo prima di addormentarsi. Insomma, non può fare a meno del cellulare o dell’Ipad».

11 Ottobre 2023
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