Milano
4:18 pm, 10 Ottobre 23 calendario

Lasciò morire di stenti la figlia, perizia psichiatrica per Alessia Pifferi

Di: Redazione Metronews
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I giudici di Milano hanno stabilito che è “necessario” eseguire una perizia nei confronti di Alessia Pifferi, in carcere per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di soli 18 mesi, per accertare “la sussistenza al momento del fatto della capacità di intendere e volere” oltre al “quadro di pericolosità sociale”. L’incarico, a cui si era opposta la procura di Milano e la parte civile, è stato conferito al professore Elvezio Pirfo, medico specializzato in psichiatria.

Il pm contrario

La decisione della corte, presieduta dal giudice di Milano Ilio Mannucci Pacini, arriva dopo la scelta di non ascoltare i consulenti della procura, ma di conferire a un perito – l’udienza per l’incarico è fissata per il 13 novembre prossimo – il conferimento di un accertamento che possa far luce sulla capacità dell’imputata. Per il pm Francesco De Tommasi, che nel suo intervento si è opposto più volte alla perizia psichiatrica, Alessia Pifferi “entra in carcere senza pregressi psichiatrici, entra a San Vittore dopo essersi sottoposta a interrogatorio” e nel ricostruire quanto accaduto il 20 luglio 2022 “segue un ordine logico e cronologico, insomma non emerge nessuna problematica. Per diversi mesi la Pifferi è una persona che sta benissimo, ha la piena capacità di esporre i fatti, di relazionarsi, è lucida non ha nessun tipo di problemi”, poi il test Wais (per valutare l’intelligenza negli adulti, la difficoltà di apprendimento, il deterioramento cognitivo e il quoziente intellettivo) fatto dai medici all’interno del carcere ‘trasforma il quadro. “E’ un metodo anomalo”, che poco dice da solo, ma che soprattutto per il pm “fuoriesce dalle competenze della struttura psichiatrica del carcere”. La pubblica accusa non contesta solo il metodo, ma anche l’oggetto dell’accertamento che ha come effetto “quello di manipolare il cervello della Pifferi rendendo oggi impossibile ripetere un accertamento di questo tipo”. De Tommasi contesta che l’imputata abbia un Qi di 40 – “non sarebbe stata in grado di dire nulla, di relazionarsi, di fornire delle risposte che nella loro assurdità sono risposte chiare” – e rigetta l’idea di una perizia che dovrebbe fondarsi su una documentazione che non riconosce.

La battaglia della legale di Pifferi

Un no alla perizia condiviso dall’avvocato di parte civile, Emanuele Di Mitri che ricorda l’assenza di pregresse patologie psichiatriche e la piena capacità della donna alla sbarra. “L’infanzia infelice non elide il confine tra giusto e sbagliato, la Pifferi sapeva quello che stava facendo, che il digiuno prolungato della sua bambina ne avrebbe determinato la morte”, spiega in aula. “Sono desolata da questo terrore per l’espletamento di una perizia – sottolinea il difensore Alessia Pontenani -, il test non si può falsare e non capisco se il pm sta insinuando che abbiano manipolato la testa dell’imputata. E’ stata depositata tutta la documentazione medica del carcere, li c’è tutto e non c’è nessuna strategia processuale” conclude la legale.

10 Ottobre 2023
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