Biella, cadavere in un cassonetto: fermate quattro persone

Fermate quattro persone accusate dell’omicidio del 33enne il cui cadavere è stato ritrovato in un cassonetto nel quartiere Chiavazza, Biella, di fronte alle case popolari in via Coppa 29. Nei confronti dei tre uomini di 42, 32 e 24 anni e della donna di 34 anni, tutti residenti nella zona, sono scattate le accuse di omicidio in concorso e soppressione di cadavere: tutti sono stati tradotti nelle carceri di Biella e Vercelli.
Sabato sera il ritrovamento del cadavere
La vittima era nota alle forze dell’ordine: il suo nome era legato a precedenti per spaccio. Il ritrovamento del cadavere risale a ieri sera quando una donna che stava gettando la spazzatura nel cassonetto in regione Croce a Chiavazza ha scoperto il corpo avvolto in un telo di plastica con una clza di nylon in testa.
Secondo una prima analisi, il cadavere aveva il volto tumefatto, ferite lacerocontuse al sopracciglio e numerose ecchimosi sul corpo. Ma per accertare l’ora esatta della morte e la causa sarà necessaria l’autopsia che verrà effettuata nei prossimi giorni.
Intanto la squadra Mobile di Biella sta indagando per ricostruire i motivi del delitto. Fondamentali per le indagini, le testimonianze raccolte sia dai residenti che da eventuali telecamere posizionate in zona.
Le testimonianze
Diverse persone avrebbero riferito alle forze dell’ordine di aver visto alcuni individui compiere movimenti sospetti proprio vicino al cassonetto dove è stato ritrovato il cadavere. E proprio in base alle informazioni ricevute, le indagini degli uomini della Squadra Mobile, coordinate dal sostituto procuratore Sarah Cacciaguerra, si sono indirizzate verso i quattro arrestati. Ma le ricerche continuano per arrivare a scoprire quale movente si nasconde dietro questo assassinio.
In zona, sgomento e orrore. “Non è mai successa una cosa così atroce – dice un residente sconvolto -; vivo poco distante da dove hanno ritrovato il corpo e non mi sono accorto di nulla. In questa zona ci sono case popolari che un tempo ospitavano emigrati italiani, a ridosso della collina abitata dai ricchi industriali. E’ una specie di zona di confine, ma per favore non scrivete che qui è il Bronx, abitato da extracomunitari drogati e spacciatori, perché non è così. Qui ci abita chiunque, come in ogni altro quartiere. Quello che è successo è orribile, ma sarebbe altrettanto orribile strumentalizzare la notizia in un momento in cui non si sa ancora cosa è realmente accaduto per etichettare questa zona: chi vive in una casa popolare non vive nel Bronx”.
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