L’Ocse certifica la frenata per la zona euro: nel 2023 il Pil resta a +0,9%
Rallenta la crescita della zona euro nel 2023: la ripresa economica europea è stata interrotta dalla guerra in Ucraina, che ha fatto salire i prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari e ha frenato la ripresa post-pandemia. Si stima un Pil a +0,9% quest’anno e un recupero a +1,5% nel 2024, mentre l’inflazione dovrebbe scendere al 5,8% nel 2023 e al 3,2% nel 2024, rimanendo comunque al di sopra dell’obiettivo del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea. Lo si legge nell’Economic survey dell’Ocse che conferma la stima dello scorso novembre sottolineando che sulle prospettive di breve termine della zona euro restano «incertezza e rischi al ribasso». «Sebbene un’azione politica coordinata e tempestiva abbia contribuito a evitare una grave recessione, le prospettive a breve termine rimangono offuscate dall’incertezza», si legge.
Zona euro ha evitato la recessione
La riforma della governance dell’Eurozona «è necessaria» e la proposta per il nuovo Patto di Stabilità «è un passo nella giusta direzione». È quanto sostiene, nella sua ultima indagine economica sull’Unione Europea e sulla zona euro, l’Ocse per la quale un ritardo nel chiarimento delle regole di bilancio a livello continentale potrebbe contribuire a far incrementare l’inflazione e «indebolirebbe la percezione sulla necessità di stabilizzare i bilanci pubblici». «Il rispetto delle regole di bilancio dell’Ue nel periodo pre-pandemia è stato parziale, con il risultato di una politica di bilancio non sufficientemente anticiclica e di un debito pubblico non sufficientemente in calo o in aumento», prosegue l’Ocse secondo la quale «una maggiore enfasi sulla sostenibilità fiscale e sulla pianificazione pluriennale potrebbe migliorare significativamente i risultati».
Necessari altri aumenti dei tassi
La politica monetaria adottata dalla Bce «è appropriata», tuttavia «sono necessari ulteriori incrementi dei tassi di riferimento per ridurre in modo duraturo le pressioni inflazionistiche sottostanti che sospingono l’inflazione di fondo». È quanto sostiene sempre l’Ocse nell’ultima “Economic survey” sull’Unione europea. Per l’organizzazione, quindi, bisognerà «mantenere un orientamento di politica monetaria restrittivo, in funzione dei dati, per assicurare che le aspettative di inflazione rimangano saldamente ancorate e che l’inflazione si riduca in modo duraturo verso il suo obiettivo di medio termine».
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