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6:14 pm, 18 Luglio 23 calendario

Tasse, i commercialisti: “Pace fiscale? La ragione sta nel mezzo. Necessario ridurre la pressione”

Di: Redazione Metronews
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“La ragione è nel mezzo. Il vicepremier non ha torto quando ricorda che occorre liberare gli italiani ostaggio da troppi anni di piccoli debiti, nati a volte anche per una scelta di sopravvivenza economica, ormai incagliati ed impossibili da incassare per lo stato. E che bisogna evitare di avere cittadini di serie B. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, dal canto suo, sostiene correttamente che combattere l’evasione fiscale è un atto di giustizia nei confronti di chi paga le tasse e non sarebbe corretto, quindi, innestare il condono”. Così Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti si inserisce nel botta e risposta tra il vicepremier Salvini e il Direttore dell’Agenzia delle entrare sulla pace fiscale.

Pace fiscale, i commercialisti

“L’unica certezza è che bisogna ragionare sui veri limiti del fisco italiano. Lo diciamo da terza parte, equidistante in questo dibattito ma interessata in quanto rappresentante dei primi operatori economici/fiscali del Paese, decine di migliaia di professionisti che operano sul territorio, facendo da intermediari tra cittadini, imprese e Stato. Il sistema del fisco non è sostenibile rispetto alle esigenze del Paese e non permette ai contribuenti di mantenere, finanziariamente, l’attuale eccessivo carico fiscale. È necessario che la pressione diminuisca, e che diminuiscano anche le spese accessorie, le sanzioni e gli interessi. Sono questi, infatti, i fattori che più incidono sui conti delle aziende e dei contribuenti”, prosegue.

“Di fatto, le soluzioni individuate fino ad oggi non hanno dato dati i frutti sperati. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, per la rottamazione delle cartelle avviate tra il 2016 e il 2018, gli incassi sono stati di 19,9 miliardi di euro rispetto ai 53,9 ipotizzati. Nel 2018, poi, del Saldo e Stralcio hanno approfittato poco meno di 400mila soggetti versando 700 milioni di imposte a fronte di 1,3 miliardi previsti. Tra l’altro, le imprese vivono un periodo storico di grande incertezza, con un livello di rischio creditizio medio-alto per quasi un’impresa su due, secondo le ultime indagini”.

“Significa – proseguono i commercialisti- che servono riforme organiche anche in materia di riscossione e non provvedimenti spot che, come strutturati nel recente passato, non hanno interessato la maggioranza dei contribuenti o non erano utilizzabili da chi realmente era interessato. La normativa che ha introdotto la rottamazione dei ruoli doveva consentire di portare gettito alle casse dello Stato e al contempo di far rientrare posizione debitorie dei contribuenti morosi, ma l’impossibilità di distribuire i pagamenti lungo un arco temporale più ampio e adeguato, ha di fatto vanificato l’intento del provvedimento stesso. Adesso – conclude De Lise – serve un accordo che tenga conto dei numeri”.

18 Luglio 2023
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