Musica
5:11 pm, 31 Maggio 23 calendario

Zucchero infiamma Caracalla e si racconta

Di: Orietta Cicchinelli
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MUSICA «L’anno è partito con un momento di rabbia e di dolore, con il funerale di Jeff Beck – specifica subito Zucchero Fornaciari all’indomani del sold out della prima data romana alle Terme di Caracalla del suo World Wild Tour 2023 – : poco prima c’eravamo parlati per fare qualcosa insieme. Poi sono partito per un tour in Scandinavia con Andrea Bocelli, più altre 7 date in giro per chiudere a Sidney. È stato bello invitare anche amici molto conosciuti per cantare insieme. E, ancora, l’America sempre con Bocelli per altri 5 live. E ora siamo qui a Roma e andremo avanti in tour sino a fine agosto».

«Nel mondo girano troppe cose brutte – aggiunge il bluesman – guerre, conflitti, disaccordi, disarmonie. Per non parlare dei disastri come quello della Romagna che lasciano il segno. Non è un bel momento: speriamo arrivi presto primavera».

Zucchero e Salmo

Prossimamente Fornaciari tornerà, insieme ad altri big, all’Arena di Reggio Emilia, sullo stesso palco per l’emergenza alluvione. «Non potevo dire di no. Lo faccio volentieri. Ci devo essere e basta».

E Zucchero avverte: «Saranno concerti più lunghi oltre le 2 ore e 40 di ieri sera. Ci saranno tanti brani delle mie radici. Il repertorio è talmente vasto che posso scegliere. Il 9 e 10 giugno ho invitato Salmo perché mi è piaciuto molto come ha arrangiato Diavolo in me a Sanremo. Mi hanno sempre spinto a trovare un rapper – prosegue il cantautore – e a fare qualcosa di più social: ho visto Salmo: è un musicista preparato con un bagaglio grande, conosce la musica, da dove vengo io ed è mio grande fan».

«Vorrei imitare per stile di vita Mick Jagger ma non ce la faccio»

A proposito del suo look e del rapporto con il tempo che passa dice: «Armani e Versace mi riempivano di cose all’inizio della mia carriera, ma ancora ho giacche nell’armadio che non ho messo. Mi sono sempre vestito da tonno. Vorrei imitare per stile di vita Mick Jagger ma non ce la faccio».

Zucchero e i talent show

«Prima c’erano i talent scout ora ci sono gli show in tv, perché nessuno va più in giro. Ma non vedo il bisogno di coach se sei un talento vero! Non hai bisogno di imparare la musica».

L’intelligenza artificiale e la musica

«Lo dice la parola: artificiale! Mille miglia da me. Una roba senza anima! Se invecchiare artisticamente vuol dire continuare a fare quel che sento, invecchieremo come il cucco io e la mia musica  e ci faremo compagnia».

Tutti in piedi per Zucchero a Caracalla

Quarant’anni di onorata carriera, scrivendo «cose belle. Perfino sublimi. Come Dune mosse, Iruben me, Così celeste. E poi quelle canzonette da bar, da osteria, tipo Vedo nero e Baila… Ma chi mi dice queste cose – spiega Zucchero, a metà del trascinante live romano –  non capisce che è proprio questa la forza del blues. I maestri del blues, infatti, facevano cose serie e poi sdrammatizzavano, divertendosi con ballate sexy o sensuali, dove ricorrono frasi tipo: “lasciate che il mio coso lavori…”. Dunque, ragazzi, non prendiamoci troppo sul serio: si vive una volta sola!», esclama il re del blues italiano intonando Un soffio caldo, struggente pezzo scritto con l’amico-poeta Francesco Guccini.

La prima data del World Wild Tour alla Terme di Caracalla

Il primo dei cinque concerti del World Wild Tour va alla grande. L’emozione c’è e si sente in apertura, tra Spirito di vino (preceduta dall’inarrivabile voce black di Oma Jali) e Soul Mama. Ma dopo, la malinconica Sarebbe questo il mondo, la Canzone che se ne va e Quale senso abbiamo noi portano via i pensieri per lasciare spazio al grido libero di Partigiano Reggiano, un pezzo che grandi e piccini cantano a squarciagola, riempiendo di energia positiva le Terme di Caracalla. Dopo la cantatissima 13 buone ragioni, un tuffo al cuore con Ci si arrende.

Zucchero, dall’ex Mattatoio di Testaccio alle Terme

Zucchero Fornaciari, 67 primavere all’attivo, non ha perso il suo smalto. Tanto tempo è passato da quella prima volta romana, nel pantano dell’ex Mattatoio di Testaccio (erano gli Anni ’90). E tanta acqua è corsa via sotto i ponti, ma la grinta e la voce sono rimaste inalterate. Anzi, dal vivo arrivano meglio, esaltate da una super band internazionale dove i “vecchi” musicisti ben si integrano con i nuovi.

Eccoli, dunque, risaltare, innalzati sul palco, cullato dalle antiche vestigia romane delle Terme: in primo piano lo storico Polo Jones (musical director, bass), con Kat Dyson (guitars, bvs), Peter Vettese (hammond, piano and synth), Mario Schilirò (guitars), Adriano Molinari (drums), Nicola Peruch (keyboards), Monica Mz Carter (drums, percussions), James Thompson (horns, bvs), Lazaro Amauri Oviedo Dilout (horns), Carlos Minoso (horns) e la “regina” Oma Jali (backing vocals).

Al grido di Pene la band si esalta ed esalta, prima di lasciare spazio a lei, Oma, che la fa Facile e mette i brividi. Tutti a saltare con Vedo Nero e Baila, prima di quietare gli animi sulle note della riarrangiata Iruben me: piove a dirotto, ma solo su qualche viso.

Il tempo di un ricordo e Zucchero, armato di chitarra, si aggiusta sulla poltrona piazzata in bocca a un pubblico estasiato, che non può trattenersi dal saltare in piedi e cantare e ballare con l’artista che non si risparmia. È il tempo di Dune mosse preceduta dal monologo del bluesman romagnolo.

Lacrime dal cielo? No grazie!

«Caracalla non è uno scherzo. Non è facile avere cinque sere di fila in un posto come questo abituato all’opera classica. Mi ricordo il grande Morricone…Sono ancora un po’ emozionato: non si sa mai come prendere i romani. Io so come prendere gli emiliani – continua Zucchero tra gli applausi e le risa degli spettatori –. Non mi aspettavo un’accoglienza del genere e non è una sviolinata, anche perché temevo qualche lacrima dal cielo. Ma di lacrime ne abbiamo già versate abbastanza . Il cielo ci ha graziato questa sera: una bella serata di fine maggio. Con gli amici della band potremmo suonare sei ore qui: non vi preoccupate, non lo farò! Mi piace, però, ripescare dal passato pezzi che non facciamo da tanto». E da Blues arriva l’intramontabile Dune mosse. E il viaggio emozionale continua inarrestabile con Un soffio caldo, sempre eseguita, chitarra alla mano, sul suo trono, e sognare è facile con Il volo.

L’omaggio di Zucchero al big Luciano Pavarotti

L’inno alla vita prosegue e punta dritto al cuore con le immagini che scorrono sui due schermi ai lati del palco, del grande tenore Luciano Pavarotti. Da lassù il Maestro canta ancora con Zucchero la struggente Miserere. Poi la star si concede una breve pausa-sigaretta, lasciando sfogare la band che costringe tutti a ballare abbandonando le comode sedie per conquistare la prima fila in bocca ai musicisti, trascinati da una Oma Jali sempre più scatenata.

La discesa del maestoso Gospel Choir

Lo show riprende più carico che mai con il Gospel Choir che scende dalla tribuna verso il palco intonando la hit Overdose d’amore. Poi canta Let it Shine (scritta all’epoca del disastro della Louisiana e sempre attuale, purtroppo) e l’ever green Diamante composta, come ricorda lo stesso Sugar, con l’amico Francesco De Gregori.

C’è (e si sente, in tutta la sua possanza vocale) il Gospel Choir per un’altra hit Così celeste, prima di lasciare il palco alla leggerezza di cantabili e ballabili come Per colpa di chi Diavolo in me che precedono i saluti e l’allegro bis nel segno di Chocabeck, Con le mani (tutti in piedi a ballare) e Libidine, urlo liberatorio di una grande cavalcata nel blues delle emozioni e oltre. Bene, bravo, bis!

ORIETTA CICCHINELLI

 

 

31 Maggio 2023
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